Dimezzare il consumo di carne e latticini entro il 2050: solo così salveremo il clima (PETIZIONE)

Per salvare il clima e combattere attivamente contro i cambiamenti climatici occorre rivedere la nostra alimentazione. Come? Dimezzando il ricorso a carne e latticini. Lo dice Greenpeace nel suo nuovo rapporto “Meno è meglio”.

Per salvare il clima e combattere attivamente contro i cambiamenti climatici occorre rivedere la ostra alimentazione. Come? Dimezzando il ricorso a carne e latticini. Lo dice Greenpeace nel suo nuovo rapporto “Meno è meglio”.

Entro il 2050, a livello globale si dovrebbero dimezzare sia la produzione che il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari, responsabili da soli di una elevata produzione di emissioni inquinanti.

Allevamenti intensivi in Europa

Secondo il dossier di Greenpace, tre animali su quattro allevati in Europa sono tenuti in un ristretto numero di grandi allevamenti intensivi. Ben diversa la situazione dei piccoli produttori che hanno già ridotto il loro bestiame del 50 per cento.

Ancora una volta quindi il problema principale riguarda i grandi allevamenti. Nel 2050, se non si interverrà, il contributo dell’agricoltura alle emissioni di gas serra raggiungerà il 52 per cento delle emissioni totali. E il 70 per cento di questo contributo è legato proprio alla produzione di carne e prodotti lattiero-caseari.

In Europa, oggi gli allevamenti producono il 12-17% del totale delle emissioni di gas serra. Ma il problema non riguarda solo l’inquinamento atmosferico per via anche della produzione di ammoniaca e polveri sottili (PM2.5). L’industria della carne inquina anche l’acqua, in particolare con azoto e fosforo.

Il consumo di carne e gli effetti sulla salute

Secondo Greenpeace, anche se vi sono delle differenze tra i vari paesi, l’aumento generale del consumo di prodotti di origine animale è un fenomeno globale. Dal 1989 al 2000, si è più che triplicato nelle aree rurali e quasi quadruplicato nelle aree urbane. La percentuale globale di persone in sovrappeso è aumentata dal 23% al 39% (attualmente 1,9 miliardi).

consumo carne 2018

“L’aumento del consumo di prodotti di origine animale, cereali raffinati e zucchero, è stato associato all’aumento mondiale dell’obesità. L’incremento del consumo di alimenti poco sani significa che, a livello globale, la nostra alimentazione è tra i principali fattori di rischio di morte precoce e dell’insorgenza di malattie. Un’alimentazione non corretta (ad esempio, poca frutta, basso consumo di cereali integrali e verdure, e un elevato consumo di carne) è uno dei principali fattori di rischio di mortalità precoce e corrisponde, a livello globale, a quasi un decesso su cinque” si legge nel dossier.

Che fare?

Secondo Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia, un aiuto può arrivare dalla riforma della Politica Agricola Comune che attualmente non brilla per sostenibilità.

“Gli allevamenti intensivi sono una grande fonte di emissioni di CO2, di inquinamento dell’aria e dell’acqua e possono causare seri problemi alla salute tra cui lo sviluppo della resistenza agli antibiotici. L’Italia e l’Unione europea devono garantire che l’imminente riforma della PAC acceleri il passaggio a una produzione sostenibile di ortaggi e verdure e a ridurre gli allevamenti industriali, ritirando il sostegno della produzione intensiva di animali”.

antibiotici carne greenpeace

Nel nostro piccolo possiamo firmare la petizione, chiedendo all’Unione Europea e al Governo italiano di tagliare i sussidi agli allevamenti intensivi, sostenendo invece le aziende agricole che producono con metodi ecologici.

Per leggere il rapporto Meno è meglio clicca qui

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Francesca Mancuso

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