Acqua. Liquido che ci dona la vita e ci permette di sopravvivere ogni giorno. Tanti gli studi su questo elemento di cui si serve anche l’omeopatia per le sue diluizioni. Il professor Vittorio Elia, chimico fisico è un vero esperto in materia. Ecco i risultati delle ricerche che ha condotto in proposito.
Acqua. Liquido che ci dona la vita e ci permette di sopravvivere ogni giorno. Tanti gli studi su questo elemento di cui si serve anche l’omeopatia per le sue diluizioni. Il professor Vittorio Elia, chimico fisico è un vero esperto in materia. Ecco i risultati delle ricerche che ha condotto in proposito.
Il professor Elia, che è stato Docente di Elettrochimica presso la Facoltà di Chimica dell’Università Federico II di Napoli, ha dedicato ben 52 anni di ricerche allo studio dell’acqua, un elemento che definisce “il più misterioso ed incredibilmente affascinante e sorprendente” nonostante le tante ricerche condotte in proposito.
Oggi può dedicare tutto il suo tempo alla ricerca che interessa molto anche a chi si occupa di omeopatia in quanto, come è noto, questa medicina alternativa si serve proprio dell’acqua per diluire i propri rimedi. E da qui, dal caratteristico metodo omeopatico di estrazione dei farmaci, che è partito Vittorio Elia per i suoi studi.
Come ha lui stesso dichiarato:
“Da qui sono cominciati i miei studi sull’acqua pura, dai quali sono emerse tantissime proprietà e risposte agli stimoli esterni dell’acqua, assolutamente impensabili fino ad oggi, tutti misurabili con strumentazioni ortodosse”.
Sostanzialmente il ricercatore, con alla base le sue conoscenze in merito alla termodinamica delle soluzioni acquose, ha voluto indagare sui modi in cui l’acqua trattata nelle preparazioni omeopatiche (ma non solo) reagisce agli stimoli di natura fisica di bassa entità energetica. Si è visto così che effettivamente dei cambiamenti ci sono e risultano essere molto profondi. Le caratteristiche del liquido in seguito ai trattamenti subiscono delle significative variazioni.
Come ha spiegato il professore:
“Per esempio idratando la cellulosa e facendola poi asciugare abbiamo misurato le proprietà del liquido, quindi abbiamo iterato il processo, osservando una serie di cambiamenti delle proprietà chimico fisiche dell’acqua, ovvero cambia fortemente il Ph (di 2 ordini di grandezza), la conducibilità elettrica (fino a tre ordini di grandezza), la densità ecc. Il tutto fuori discussione sul piano della misurabilità. E anche le diluizioni omeopatiche subiscono variazioni non solo di densità e conducibilità ma simulano anche le proprietà delle macromolecole biologiche. Tutto osservabile al microscopio”.
L’esperto prende dunque in qualche modo le difese dei farmaci omeopatici soggetti a diluizione in quanto, dal punto di vista chimico, seppure analizzati non contengano traccia dei principi attivi iniziali, è sbagliato ritenere che non possano funzionare. Si tratta a suo dire di un errore metodologico, si considera infatti solo il principio attivo (che effettivamente non c’è) dimenticando completamente le potenzialità del solvente. L’acqua utilizzata è al contrario un componente attivo e prende parte in tutto e per tutto al processo. Questo elemento, in seguito al trattamento omeopatico, si è infatti modificato e ha visto cambiata la sua struttura molecolare.
Naturalmente il professor Elia precisa che lui si occupa delle proprietà chimico-fisiche e non ovviamente del resto, ossia del potenziale terapeutico di quanto prodotto, anche se comunque si mostra a favore dei farmaci omeopatici, almeno in alcune circostanze.
Tra l’altro il ricercatore spiega un particolare importante che poche volte viene sottolineato quando si parla di omeopatia:
“prendendo una soluzione omeopatica ed eliminando il liquido per liofilizzazione, uno si aspetterebbe che non ci sia nulla, essendo ‘acqua fresca’. E invece, dopo la liofilizzazione compare un solido in quantità pesabili. Ciò potrebbe essere una delle nuove capacità dell’acqua che aiuta a capire perché si trasmettono eventuali proprietà terapeutiche delle soluzioni omeopatiche. Quando infatti il paziente mette in bocca il granulo, si scioglie il lattosio e saccarosio e quel solido sciogliendosi a sua volta entra nei liquidi biologici. Ciò accade anche quando, senza la liofilizzazione, il liquido ottenuto viene buttato nei granuli di lattosio e saccarosio, evapora e lascia nei granuli il suo ‘solido'”.
Qui potete vedere un’intervista sugli studi di Vittorio Elia sull’acqua:
L’instancabile professore continua nel suo intento di fare chiarezza sulle modifiche chimico-fisiche che subisce l’acqua. Il prossimo passo sarà capire come è possibile che compaiano dei solidi nella composizione dell’acqua sottoposta ad alcuni trattamenti.
Nel frattempo colleghi ed esperti in materia si dividono sulle teorie di Elia, non tutti infatti le ritengono valide. Fatto sta però che il professore ha pubblicato diversi studi su riviste scientifiche e dunque gode di una certa credibilità nella comunità scientifica internazionale.
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