Autosvezzamento: i pediatri dicono sì all’alimentazione a richiesta

Fino ad oggi c’è stata un po’ di confusione e tanto scetticismo nei confronti dell’alimentazione a richiesta o autosvezzamento, un modo “alternativo” a quello classico di introdurre cibi solidi nell’alimentazione di un lattante. Finalmente anche un documento ufficiale  dà l’ok a questo tipo di approccio e chiarisce le regole fondamentali da seguire.

Fino ad oggi c’è stata un po’ di confusione e tanto scetticismo nei confronti dell’alimentazione a richiesta o autosvezzamento, un modo “alternativo” a quello classico di introdurre cibi solidi nell’alimentazione di un lattante. Finalmente anche un documento ufficiale dà l’ok a questo tipo di approccio e chiarisce le regole fondamentali da seguire.

Intorno ai 6 mesi, ma sempre più spesso anche molto prima intorno ai 4 e ai 5 mesi (nonostante il parere contrario dell’OMS), i pediatri consigliano ai genitori di iniziare a svezzare il proprio bambino introducendo piano piano alimenti diversi dal latte, materno o artificiale che sia. Tradizionalmente questo si fa con pappe e pappette in cui si utilizzano farine di riso e mais, omogenizzati e altri ingredienti specifici.

Vi è sempre stata però una corrente alternativa che riteneva ottimale per il bambino assaggiare piano piano i cibi che la propria famiglia porta in tavola comunemente, evitando così di ricorrere alle classiche pappe. Si tratterebbe dunque di sminuzzare il normale cibo che i genitori consumano, a patto ovviamente che sia equilibrato, sano e poco condito. Questo è l’autosvezzamento o alimentazione a richiesta, non sempre però visto di buon occhio dai pediatri più tradizionalisti.

Adesso a prendere le difese di questo metodo di svezzare i bambini è l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) che ha stilato un documento pensato per informare al meglio i pediatri, ma indirizzato anche a tutti i genitori che intendono fare questa scelta.

Il punto di vista dell’ACP sull’alimentazione complementare

Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro interdisciplinare che ha raccolto informazioni e studi in merito all’alimentazione complementare. Secondo gli esperti, questa può valorizzare la dieta di tutta la famiglia.

Ma quando è il momento giusto per svezzare il proprio piccolo?

La realtà è che non c’è un momento giusto uguale per tutti dato che ogni bambino è un caso a sé e ha i suoi tempi che vanno assolutamente rispettati. I pediatri consigliano di aspettare che stia seduto correttamente e mostri interesse per il cibo, cosa che solitamente avviene intorno ai 6 mesi (fatto salvo il fatto che fino ai 12 mesi il latte materno dovrebbe rimanere l’alimento di base).

Il passaggio da un’alimentazione a base di latte ad una dieta da adulto è un processo lento che richiede tempo e che non andrebbe in alcun modo forzato spingendo il bambino oltre i suoi limiti. L’autosvezzamento, infatti, segue una semplice regola: il bambino mangia “quello che vuole nelle quantità che vuole e se ne vuole” e non da solo ma seduto a tavola insieme a tutta la sua famiglia. Questo aspetto è molto importante in quanto i genitori devono poter cogliere i segnali di interesse del piccolo nei confronti del cibo.

In realtà i segnali che mostra il bambino quando è pronto ad essere svezzato sono diversi:

  • deve aver perso il riflesso di estrusione della lingua (ovvero il fatto di tirarla fuori se stimolato sulle labbra, essenziale invece durante la fase di allattamento)
  • essere in grado di tenere la testa dritta e di stare ben seduto in maniera autonoma
  • avere adeguata coordinazione occhi-mano-bocca
  • mostrare interesse per il cibo

Come si legge sul documento:

“Se la famiglia ha un’alimentazione variata, non c’è motivo di immaginare una distinzione tra cibo per grandi e cibo per piccoli. Non ci sono ragioni fisiologiche per ritenere che un cibo vada bene a 10 mesi e non a 6, o a 3 anni piuttosto che a 8 mesi, poiché l’apparato digerente di un bambino di 6 mesi non è diverso da quello di un bambino di 1 anno o più. (…) Non c’è bisogno di diventare dei salutisti o di spendere chissà cosa, basta seguire la piramide alimentare”.

Ci sono degli alimenti da evitare?

Secondo i pediatri basta usare il buon senso: potenzialmente pericolosi sono olive intere, acini d’uva, noccioline, ecc. in quanto possono bloccare le vie respiratorie. L’importante è romperli in pezzetti.

Se avete altre curiosità, dubbi o perplessità sull’alimentazione complementare a richiesta potete scaricare il documento dell’Associazione Culturale Pediatri QUI, vi è anche una ben fatta sezione dedicata alle domande più frequenti.

Sull’autosvezzamento e lo svezzamento tradizionale leggi anche:

Francesca Biagioli

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