La maggior parte delle donne guineensi non sceglie liberamente il proprio marito, ma è costretta a sposarsi giovanissima con un uomo più grande e imposto dalla famiglia. Non a caso, l’85% della violenza contro le donne si manifesta tra le mura domestiche.
La maggior parte delle donne guineensi non sceglie liberamente il proprio marito, ma è costretta a sposarsi giovanissima con un uomo più grande e imposto dalla famiglia. Non a caso, l’85% della violenza contro le donne si manifesta tra le mura domestiche.
Nel 67% dei casi gli aggressori sono i coniugi, mentre nel 33% altri membri della famiglia. Non solo, secondo lo studio Quadro legal dos direitos humanos”, Liga guineense dos direitos humanos, il 41% delle donne intervistate in un altro studio (Un ritratto di violenza contro le donne in Guinea-Bissau) ha dichiarato di non aver scelto il proprio marito.
Nonostante nel 2014 in Guinea- Bissau sia stata promulgata la “Legge sulla criminalizzazione di tutti gli atti di violenza praticati nell’ambito delle relazioni domestiche e familiari”, non esistono a oggi casi giudicati.
E purtroppo i dati parlano chiaro. Tra il 2006 e il 2010 sono stati registrati dalle autorità giudiziarie e di sicurezza 23193 casi di violenza domestica, ma il 71% delle vittime intervistate non ha mai sporto denuncia. In media, solo 5 casi di violenza domestica vengono denunciati al giorno in tutto il Paese.
Non si denuncia per mancanza di conoscenza delle legge e dei diritti legali delle donne, per la carenza di competenza di strutture statali e in particolare della polizia e infine per l’assenza di capacità dello Stato e delle organizzazioni tradizionali di proteggere le vittime.
I matrimoni forzati
In Guinea-Bissau, i matrimonio forzati sono una pratica consolidata, purtroppo non esistono leggi valide e quindi a 14 anni, le ragazzine si ritrovano ad essere mogli e precocemente madri.
“Il matrimonio forzato oltre a influenzare il principio di libertà e di auto-determinazione delle donne, mette in pericolo la loro integrità fisica e morale e rende la situazione ancora più allarmante quando associato al matrimonio precoce, con conseguenze come abusi sessuali, gravidanze precoci, abbandoni scolastici e mortalità materna” spiega Paola Toncich, coordinatrice del progetto di Mani Tese.
Il progetto Libere dalla violenza
Il 7 marzo è la giornata internazionale della donna, in questo contesto prende il via il progetto finanziato dall’Ue, ‘Libere dalla violenza’ che ha lo scopo di sostenere e accompagnare le donne che hanno subito maltrattamenti.
L’impossibilità di accesso delle donne al sistema giudiziario formale è una delle sfide da affrontare per assicurare alle vittime sia la protezione giudiziaria che della polizia, insieme a quella di garantire i servizi sociali di emergenza per facilitare il recupero e il reinserimento sociale delle donne vittime di violenza e delle ragazzine che scappano dal matrimonio forzato.
“Nel Paese si creeranno ed equipaggeranno tre centri regionali di servizio di attenzione alla vittima e una casa rifugio, che si occuperanno di fornire assistenza educativa, psicosociale e legale”, conclude Paola Toncich.
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Inoltre si selezioneranno alcuni spazi informali, costituiti da un certo numero di famiglie che, in modo autonomo e indipendente, accolgono le donne. L’obiettivo è dotare questi differenti spazi d’accoglienza di una metodologia comune, da costruire attraverso la partecipazione dei partner, delle organizzazioni della società civile e dei ministeri competenti. Tutto il progetto si svolgerà in collaborazione con un partenariato internazionale.
Dominella Trunfio
Photo Credits: © UNICEF/UNI202461/Kassaye