Vi siete mai chiesti come gli uccelli affrontano gli inverni più rigidi? Potrà sembrare strano ma i volatili, soprattutto durante la notte, "rabbrividiscono" letteralmente per aumentare il calore corporeo, ma questo tremore richiede molte energie.
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Anche gli uccelli sentono freddo, ma la natura li mette in condizioni di far fronte alle avversità e agli eventi climatici soprattutto laddove l’inverno non è proprio mite. Noi possiamo fare qualcosa per aiutarli? Vediamo cosa ci dice la Lipu, l’associazione per la conservazione della natura e la tutela della biodiversità, in tal senso.
Vediamo come e perché gli uccelli riescono a superare l’inverno
Le piume
Intanto partiamo dalle piume. Attrezzarsi di un buon piumaggio è il modo più scontato per superare l’inverno per tutti quegli animali che non affrontano le migrazioni.
“Il pinguino imperatore ad esempio riesce ad affrontare le rigidissime temperature e i blizzards dell’Antartide (dove le temperature possono toccare i -60 gradì) grazie a un piumaggio d’eccezione. Ad aiutarlo però c’è anche il contatto corporeo con gli altri individui della colonia, che gli consente di non disperdere calore”, spiega la Lipu.
Il tremore da brivido
Forse in pochi lo sanno, ma alcuni uccelli, soprattutto durante la notte, rabbrividiscono per aumentare il calore del corpo. Questo sistema che li fa tremare accelera il loro metabolismo e genera automaticamente calore. Quindi in pratica il tremore causato dal brivido di freddo paradossalmente li aiuta a riscaldarsi.
“Purtroppo tremare non è una strategia che funziona a lungo e soprattutto richiede molte calorie che vanno reintegrate attraverso il cibo”, dice la Lipu.
La migrazione
Tante specie risolvono il problema del freddo attraverso la migrazione che però li espone a lunghi viaggi e prove fisiche estenuanti. Le oche indiane, ad esempio, sorvolano l’Himalaya a un’altitudine che può raggiungere gli 8mila metri, con temperature di diverse decine di gradi sottozero e con venti fortissimi.
C’è poi chi cambia il proprio itinerario di viaggio in base all’andamento della stagione.
“L’impiego di trasmettitori satellitari ha consentito di seguire la migrazione di alcuni cuculi che, partendo dalla Scozia, intraprendono una migrazione a tappe verso l’Africa. Alcuni di questi individui, dirigendosi verso sud, si fermano dapprima in alcuni boschi dell’Inghilterra. Se le condizioni meteo non sono le migliori per proseguire la migrazione il cuculo se ne torna a casa, in Scozia, attendendo giorni migliori e garantendosi, così, la sopravvivenza”, spiega l’associazione.
Ma chi non migra?
Le specie che non migrano possono mettere in atto la cosiddetta strategia dell’igloo. Prendiamo ad esempio la pernice bianca o il fagiano di monte. Per risolvere il problema freddo si infilano sotto la coltre nevosa, per non disperdere energia.
“Nella freddissima foresta boreale canadese, una delle poche specie a resistere all’inverno senza migrare è una piccola cincia che, quando la temperatura cala sotto i meno 30 gradi, cessa di muoversi e alimentarsi, poiché dedicarsi alla ricerca del cibo comporterebbe un consumo di energia superiore a quella generata dalle calorie ingerite”, dice ancora la onlus.
Come aiutare gli uccelli d’inverno
Anche noi possiamo fare qualcosa per aiutare gli uccellini che frequentano le città a superare l’inverno. Ci sono ad esempio merli, pettirossi, ancora cince e scriccioli. Il modo migliore per aiutarli è installare una mangiatoia in giardino o sul davanzale di casa oppure creare delle palle di grasso.
Per la mangiatoia, c’è quella “aperta”, quella coperta da un tetto, che tiene lontano alcuni ospiti come i corvidi, le tortore e i piccioni, e infine quella “a rete”, specifica per cince e picchi muratori. È possibile provare a costruire con le proprie mani delle mangiatoie riciclando creativamente i rifiuti o degli oggetti inutilizzati, come piatti, tazzine, bottiglie di plastica, di vetro o, addirittura, una vecchia casetta per le bambole.
Se volete provarci, qui vi diamo qualche consiglio:
Che cosa mangiano gli uccelli?
Secondo la Lipu, fringuelli, verdoni e cardellini preferiscono semi di mais o di girasole; merli, pettirossi e cince sono ghiottissimi di briciole dolci, senza disdegnare grasso e frutta secca. Se poi preparate un “filo” di arachidi e noce di cocco, non è affatto esclusa la visita di un picchio muratore.
Se volete provare a fare delle palle di grasso e semi:
Se volete costruire una casetta di legno:
Perché le palle di grasso e semi e non la classica mollica di pane?
Perché pane, uova e altri cibi simili sono prive di proteine adatte al fabbisogno di questo periodo gelido. I semi ricchi di grassi “buoni” costituiscono sempre la dieta da preferire.
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