Le suggestive leggende della Montagna Spaccata di Gaeta

La Montagna Spaccata è un luogo magico che si trova a Gaeta e che ogni anno attrae migliaia di visitatori affascinati dalle tre fenditure che si trovano sul promontorio. Qui sorge il Santuario della S.S. Trinità costruito nel XI secolo e affacciato sul monte Orlando.

La Montagna Spaccata è un luogo magico che si trova a Gaeta e che ogni anno attrae migliaia di visitatori affascinati dalle tre fenditure che si trovano sul promontorio. Qui sorge il Santuario della S.S. Trinità costruito nel XI secolo e affacciato sul monte Orlando.

Questo santuario è passato alla storia perché qui hanno pregato numerosi pontefici, tra cui Pio IX ma anche sovrani, vescovi e santi come Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio e San Filippo Neri.

La leggenda vuole che proprio San Filippo Neri avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come “Il letto di San Filippo Neri”.

Lungo le pareti della roccia poi, ci sono dei riquadri in maiolica che riproducono le postazioni della Via Crucis, in parte restaurate, risalenti al 1849 e attribuite a S.Bernardino da Siena, contenenti i versi del Metastasio.

Il percorso prevede anche la visita della suggestiva “Grotta del Turco”, collegata sia ad un’antica tradizione religiosa secondo cui venne alla luce al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme, sia a diverse credenze popolari. Fra queste, ci sarebbe l’impronta della mano di un marinaio turco su una roccia.

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Le leggende della Montagna Spaccata

Un luogo così caratteristico non poteva non portare con sé numerose leggende. La prima è quella dell’amore fra Etele e Giordano, una storia tanto antica quanto drammatica.

Narra la leggenda che in anni lontani, dove oggi c’è la Montagna Spaccata vivessero delle bellissime Anguane, donne ammalianti che si potevano vedere di notte quando, con la luna piena, si udivano cantare e danzare. Questi spiriti fatati esercitavano il loro fascino sugli uomini, soggiogandoli.

Un giorno, in quei boschi passò un giovane montanaro di nome Giordano che lungo il cammino notò una meravigliosa creatura dai lunghi capelli e se ne innamorò. Il suo nome era Etele e il giovane Giordano decise che ella sarebbe diventata la sua sposa. I vecchi e saggi montanari cercarono in tutti i modi di dissuadere il giovane dal proposito di sposare la fanciulla, essendo essi a conoscenza del sortilegio che gravava sul futuro di Etele: ella infatti sarebbe svanita quando sua madre, la Maga del bosco, fosse morta.

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La stessa Maga impietosita dall’amore infelice che sarebbe sorto da questa unione, parlò a Giordano. Ma nulla valse a fargli cambiare idea: l’amore per la meravigliosa anguana era tale, da sfidare qualsiasi presagio. Si sposarono ed abitarono in una capanna costruita dal giovane con tronchi di abete. Non potevano sognare una felicità più grande.

Ma una triste alba d’estate la Maga morì e tutto il vallone fu avvolto da un tragico silenzio. I due dormivano dolcemente abbracciati, Etele baciò lo sposo e cercò di levarsi senza destarlo. Ma i suoi lunghi capelli si mossero e lo svegliarono. Etele fuggì per andare incontro al suo triste destino. Inseguita dallo sposo, giunse ai piedi di una rupe altissima, che le sbarrava il passo.

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Si volse e vide Giordano che stava per raggiungerla. L’incantesimo si manifestò: un alto boato scosse la terra e la rupe si spaccò in tutta la sua altezza ed Etele, attirata all’interno, scomparve verso il cielo. Giordano tentò di varcare l’enorme fenditura, ma una scrosciante cascata lo fermò e lo respinse verso valle.

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Un’altra leggenda più conosciuta è quella della Mano del Turco che vive negli scalini a ridosso del mare. La storia narra che in questi luoghi si nascondessero pirati saraceni pronti ad attaccare le navi nemiche e che uno di essi un giorno toccò la montagna. Questa divenne morbida e si deformò sotto il suo palmo. Per questo, attraversando il percorso è possibile notare un’impronta nella roccia.

Una scritta in latino, posta al fianco della mano, cita: “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”.

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Altre bellissime leggende legate ai luoghi:

C’è poi la leggenda di San Filippo Neri, che avevamo accennato all’inizio. Si narra che il Santo abbia vissuto rifugiandosi in questi luoghi, in prossimità del Santuario della Santissima Trinità e qui ci sia proprio il suo giaciglio. Secondo un antico racconto poi le tre fenditure del Monte Orlando si formarono durante il terremoto che ci fu dopo la morte di Gesù.

Dominella Trunfio

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