Feriti, malati e rinchiusi in gabbie talmente minuscole da essere ammassati l’uno sull’altro e a volte, anche su cadaveri. Ennesima indagineche mostra come vivono i conigli Orylag, la cui pelliccia è utilizzata da nomi dell’alta moda italiana come Dolce & Gabbana e Fendi, ma anche Dior.
Feriti, malati e rinchiusi in gabbie talmente minuscole da essere ammassati l’uno sull’altro e a volte, anche su cadaveri. Ennesima indagine che mostra come vivono i conigli Orylag, la cui pelliccia è utilizzata da nomi dell’alta moda italiana come Dolce & Gabbana e Fendi, ma anche Dior.
Dopo le immagini che mostrano volpi geneticamente modificate per avere più pelle del normale e dei cani procione scuoiati vivi, dalla Francia arriva un’indagine a telecamere nascoste dentro un allevamento di conigli destinati a diventare pellicce.
Il video è stato diffuso in Italia da Essere Animali e realizzato dall’organizzazione francese L214 sotto copertura.
“Gli animali sviluppano comportamenti stereotipati o atteggiamenti opposti, come la totale inedia, entrambi manifestazioni di uno stato di sofferenza. Accade anche negli allevamenti italiani”, dichiarano le associazioni.
Quello che vediamo è quello che non avremmo mai voluto mostrare, ma è solo grazie alla diffusione di video e immagini come queste che le cose in tanti Paesi stanno cambiando: molti allevamenti sono stati chiusi e alcuni brand di moda hanno detto addio alle pellicce.
Ci sono conigli rinchiusi in piccole gabbie di rete metalliche, alcuni sono feriti, malati e vivono accanto ai corpi di quelli che non ce l’hanno fatta. Secondo le associazioni, sarebbero proprio queste condizioni di vita a causare malessere fisico e psicologico per i conigli.
L’indagine è stata condotta tra settembre e novembre 2017 nel sud ovest della Francia, dove ci sono 15 allevamenti di conigli, tra questi anche un’unità sperimentale dell’INRA, Istituto Nazionale di Ricerca Agricola, l’ente pubblico che ha brevettato la razza Orylag, selezionata geneticamente per la sua pelliccia.
“Ai consumatori chiediamo di non acquistare, ma sono gli stilisti ad influenzare il mercato e ad avere una maggiore responsabilità. Vogliamo incoraggiare Dior, Fendi o Dolce & Gabbana a cessare l’utilizzo di pellicce animali. Una moda rispettosa degli animali deve bandire qualunque tipo di pelliccia”, continuano le associazioni.
Il problema infatti non riguarda solo i conigli, ad esempio Essere Animali ha realizzato tre indagini all’interno degli allevamenti italiani di visoni, unica specie utilizzata per la produzione di pellicce nel nostro paese. Le immagini, realizzate con l’utilizzo di telecamere nascoste e di un infiltrato, non si discostano da quelle francesi.
“L’unica differenza è nell’uccisione. I conigli subiscono il taglio della gola, i visoni invece vengono soffocati in una camera a gas”, sostengono i responsabili di Essere Animali.
La sofferenza negli allevamenti è documentata in tutto il mondo, ma molti sono i segnali positivi. Noti stilisti hanno già bandito le pellicce dalle proprie collezioni, segno che una moda rispettosa degli animali è possibile.
Diversi paesi hanno già abolito questo tipo di allevamenti, l’ultimo in ordine di tempo è la Repubblica Ceca, mentre proprio in questi giorni la nota attrice animalista Pamela Anderson ha scritto al ministro fiammingo responsabile del benessere animale per ricordargli la promessa di una legge ad hoc che aggiungerebbe anche il Belgio nella lista dei paesi virtuosi.
“In Italia purtroppo la politica è dormiente. A fronte di un’opinione pubblica fortemente contraria, con l’86% della popolazione favorevole al divieto di allevamento di animali da pelliccia, registriamo la decadenza delle tre proposte di legge. Questo Governo non ha voluto salvare i visoni”, affermano da Essere Animali.
Ma la battaglia dell’associazione, che ha lanciato la campagna ‘Visoni Liberi’, non si ferma e nel frattempo il numero dei visoni uccisi nelle aziende italiane è calato a 160mila animali ed alcuni allevamenti abusivi sono stati fatti chiudere.
Piccoli passi avanti, ma la strada è ancora tutta in salita.
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Dominella Trunfio