Usare ciò che la Natura offre per curare i piccoli malanni e gli acciacchi di tutti i giorni. Anche gli animali lo fanno. È stato dimostrato per la prima volta che l'orango è in grado di autocurarsi attraverso le piante
Usare ciò che la Natura offre per curare i piccoli malanni e gli acciacchi di tutti i giorni. Anche gli animali lo fanno. È stato dimostrato per la prima volta che l’orango è in grado di autocurarsi attraverso le piante.
Per alleviare i dolori muscolari infatti l’orango del Borneo (Pongo pygmaeus) sfrutta le proprietà di una pianta, la Dracaena cantleyi, in due modi: ne mastica le foglie e poi le applica sul punto dolente.
Altre ricerche in passato lo avevano ipotizzato, ma adesso tramite l’osservazione è stato possibile affermarlo con certezza. Si tratta di un pratica unica, che nessun’altra scimmia asiatica utilizza sebbene molti animali siano in grado di autocurarsi.
Ci sono molti esempi documentati di questo tipo: ad esempio le farfalle, le larve di bruco e gli uccelli si auto-medicano. Le ipotesi finora avanzate suggerivano l’uso di metaboliti vegetali secondari come antielmintici, lassativi, antibiotici e antidoti dopo il consumo di tossine. Molti animali ingeriscono minerali o parti di piante, o ancora li strofinano sulla pelle o sulla pelliccia per trattare i parassiti interni ed esterni, i disturbi e le infezioni della pelle.
Il nuovo studio, pubblicato su Nature, si è focalizzato però sui primati.
“Le prove dirette per l’automedicazione tra le grandi scimmie si erano limitate all’Africa. Qui documentiamo l’automedicazione nell’unica grande scimmia asiatica, l’orangutan (Pongo pygmaeus), e per la prima volta, a nostra conoscenza, l’applicazione esterna di un agente antinfiammatorio negli animali”.
L’uso di estratti di foglie di Dracaena cantleyi da parte dell’orangutan è stato osservato in diverse occasioni, strofinando una miscela schiumosa di saliva e foglia su parti specifiche del corpo. È interessante notare che la popolazione locale indigena utilizza un unguento a base delle stesse foglie come antidolorifico, ad esempio per curare il dolore alle braccia dopo un ictus, per i dolori muscolari e alle ossa.
Dopo aver effettuato alcune analisi farmacologiche degli estratti di foglie di questa specie, gli scienziati hanno scoperto che si tratta di un efficace antinfiammatorio.
“Questa è la prima prova dell’applicazione esterna deliberata di sostanze con potenziale bioattivo dimostrato per l’automedicazione nelle grandi scimmie” spiega il team di ricercatori.
Le prime osservazioni sono state effettuate nel 2003 in Indonesia, nella foresta di torbiere di Sabangau nella provincia centrale di Kalimantan. Qui gli orangutan del Borneo avevano l’abitudine di strofinare le foglie di D. cantleyi sulla pelliccia:
“Abbiamo documentato un totale di dieci casi fino a settembre 2015. Si tratta di un comportamento molto raro. A nostra conoscenza, questo è l’unico posto in cui questo comportamento viene documentato. Le analisi chimiche delle proprietà di questa pianta sono coerenti con l’ipotesi che lo sfregamento sulla pelliccia sia una forma di automedicazione usata per trattare l’infiammazione articolare e muscolare” spiegano
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Ma non solo. Questa capacità di automedicarsi è tipicamente femminile. A Sabangau, è stato notato che principalmente le femmine adulte (9 casi su 10) eseguissero questa pratica. La spiegazione potrebbe essere legata al peso extra di cui esse si fanno carico trasportando i cuccioli.
La Natura offre ottimi rimedi e gli animali lo sanno bene.
Francesca Mancuso