La Pizza e l’Arte del Pizzaiuolo Napoletano finalmente Patrimonio dell’Umanità #pizzaunesco

Finalmente arriva l'inserimento dell'arte del pizzaiuolo napoletano nella "rappresentativa lista dei patrimoni culturali intangibili dell'umanità".

Pizza patrimonio dell’Unesco! L’arte del “Pizzaiuolo” napoletano è stata appena iscritta nella “lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità”.

Il riconoscimento arriva da parte del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, che si è riunito nei giorni scorsi sull’isola di Jeju, in Corea del Sud, tenendo conto dei requisiti previsti dalla relativa Convenzione del 2003: identificazione del bene da parte di comunità, gruppi e, in alcuni casi da individui, come parte del loro patrimonio culturale; trasmissione di generazione in generazione e continua nuova creazione in risposta all’ambiente e al contesto sociale e storico; idoneità a fornire alla comunità un senso di identità e continuità e a promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.

Per l’Unesco, “il know how culinario legato alla produzione della pizza, comprendente gesti, canzoni, espressioni visive, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, di esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale”.

Una bellissima conquista per l’ “Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”, che sin dal primo momento è stata sostenuta dalla società civile e da numerose Istituzioni, grazie anche ad una straordinaria campagna di raccolta firme aperta a tutti i cittadini del mondo (hanno firmato circa 2 milioni di persone in oltre 100 Paesi). Si tratta dell’ottavo riconoscimento italiano nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Unesco ed è la terza iscrizione nazionale nell’ambito della tradizione enogastronomica (dopo la “Dieta Mediterranea”, bene transnazionale iscritto nel 2013, e “La vite ad alberello di Pantelleria” iscritta nel 2014). Con questa iscrizione l’Italia raggiunge il Giappone, che finora deteneva il primato con tre iscrizioni enogastronomiche.

Pizzeria Napoli
L’Antica Pizzeria da Michele, a due passi dalla stazione centrale di Napoli

Il processo per il riconoscimento – ricorda la Coldiretti – è iniziato nel marzo 2010 per arrivare alla presentazione della candidatura ufficiale da parte della Commissione Nazionale Italiana Unesco nel marzo 2015 e poi ripresentata il 4 marzo 2016, quando il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco deliberò all’unanimità di ricandidare per l’anno 2017 nella Lista dei Patrimoni immateriali dell’Umanità dell’Unesco “L’Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”. Un risultato ottenuto anche grazie alla grande mobilitazione per Expo di Coldiretti, Fondazione UniVerde, e Associazione Pizzaiuoli Napoletani con il coinvolgimento delle delegazioni dei Paesi partecipanti all’esposizione universale di Milano. Poi tra i momenti più significativi per arrivare al risultato è stata l’entrata dell’Italia nel Guinness World Record con l’impresa della “Pizza più lunga del mondo” realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti per l’occasione, riuscirono a cuocere 1853,88 metri di pizza.

Pizza e non solo

Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi, ad essere inseriti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita all’alimentazione.

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Non a caso il 2018 cibo è stato proclamato l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo.

Germana Carillo

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