Oggi è la Giornata mondiale del suolo, l’occasione per richiamare l'attenzione sull'importanza di un suolo sano e promuovere la gestione sostenibile delle risorse del terreno.
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Si celebra oggi 5 dicembre la Giornata Mondiale del Suolo, lanciata ogni anno dal Global Soil Partnership, un’alleanza tra stati, istituzioni e Ong promossa dalla Fao, l’agenzia agroalimentare dell’Onu. Oggi, quindi, è l’occasione per richiamare l’attenzione sull’importanza di un suolo sano e promuovere la gestione sostenibile delle risorse del terreno.
“Il suolo è dove tutto ha inizio”, così si legge sul sito della Fao. Ma sono ancora troppo pochi coloro che sanno che il terreno è una risorsa non rinnovabile. Ci vogliono più di 1000 anni, infatti, per produrre 1 cm di terreno. Ciò significa che nella nostra vita tutto il suolo che vediamo è tutto quello che c’è.
Perché difendere il suolo? Perché i terreni fanno cose incredibili per noi che a volte diamo per scontate. Sostengono la produzione alimentare, filtrano la nostra acqua, sono la fonte delle nostre medicine e ci aiutano a combattere e ad adattaci ai cambiamenti climatici.
Il tema della Giornata di quest’anno è “La cura del pianeta parte dalla terra”. “Nonostante il ruolo essenziale che il suolo gioca sui mezzi di sussistenza umani – si legge sul sito della Fao – c’è un aumento su scala mondiale del degrado delle risorse del suolo, a causa di pratiche di gestione inappropriate, con la pressione demografica che causa una pressione insostenibile e una governance inadeguata su questa risorsa essenziale”.
La situazione mondiale
Secondo il report Wwf “Caring for you soil”, a livello globale i ricercatori sottolineano che per sostenere gli oltre 7.3 miliardi di abitanti sul Pianeta, ormai il 43% della superficie delle terre emerse è già stato convertito ad agricoltura, infrastrutture, aree urbane e profonde modificazioni di tanti ecosistemi e con i sistemi stradali che attraversano molto altro di ciò che resta.
La crescita della popolazione prevista per il 2050 a 9.7 miliardi nella variante media delle Nazioni Unite, ipotizza uno scenario nel quale almeno metà delle terre emerse saranno profondamente disturbate e modificate già entro il 2025.
- il suolo contiene tre volte più carbonio dell’atmosfera e può aiutarci a rispondere alle sfide di un clima che cambia
- il 95% del nostro cibo proviene dal suolo
- il 33% dei nostri suoli globali è già degradato
- 2 miliardi di persone al mondo vivono in condizioni di insicurezza alimentare, ma possiamo aiutarle attraverso la cura del suolo
Soils are where food begins https://t.co/9MjcwKBUIW #ZeroHunger #WorldSoilDay pic.twitter.com/UxJZhexwmq
— FAO Newsroom (@FAOnews) 3 dicembre 2017
Il consumo di suolo in Italia
Non ce la passiamo bene qui nel Belpaese, dove in 50 anni urbanizzazione sono state divorate superfici infinite di territorio e negli ultimi 10 anni sono stati costruiti 180 mila nuovi edifici. Sono i dati snocciolati dal Wwf nel report sulle Aree metropolitane stilato in collaborazione con l’Università dell’Aquila.
Nelle 14 aree metropolitane italiane la percentuale della superficie urbanizzata dagli anni 50 a oggi è più che triplicata (si è passati dal 3% di territorio urbanizzato al 10%) e sono stati convertiti ad usi urbani circa 3500 chilometri quadrati di suolo, un’area di poco superiore all’intero territorio della Val D’Aosta.
Le 14 aree metropolitane sono enti che coprono 50mila chilometri quadrati e che interessano circa 1300 comuni (16% del totale), dove risiedono 21 milioni di abitanti, pari al 40% della popolazione italiana.
Questa crescita è dovuta a un incremento demografico che si è concentrato nel territorio dei comuni delle aree metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) facendo registrare dal 1951 al 2001 un aumento di 12 milioni di persone (circa 2,5 milioni di abitanti in più ogni 10 anni), mentre tra il 2001 e il 2011 l’energia del fenomeno è diminuita con solo 600mila nuovi abitanti.
“Se consideriamo che il consumo del suolo in Italia viaggia al ritmo di 30 ettari al giorno (ISPRA 2017) non possiamo non evidenziare come l’inerzia del Parlamento sul disegno di legge sul consumo del suolo (fermo da 553 giorni) ha già provocato la perdita di altri 17mila ettari circa. Non resta quindi che appellarsi ai Comuni che da subito potrebbero diventare gli attori di una rivoluzione nella pianificazione urbanistica”, dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi.
Il consumo di suolo e la densità abitativa
Dal 1950 ad oggi si è passati da una densità abitativa di 305 abitanti per chilometro quadrato agli attuali 426, valori sempre superiori alle medie nazionali del periodo (157 ab/km nel 1951 e 197 ab/km su scala nazionale), sottolineando il fatto che nelle aree metropolitane di Napoli e Milano l’indice di densità abitativa raggiunge valori di 10 volte superiori al valore medio nazionale.
Come rilevato da ISTAT e ricordato dal WWF, tra il 1946 e il 2000 sono stati costruiti in queste aree più 2 milioni di edifici ad uso residenziale, pari a 37mila edifici ogni anno, corrispondenti a 100 edifici al giorno.
Inoltre, in territori come la città metropolitana di Messina, a fronte di un aumento di circa 200 abitanti (2001-2011) sono stati realizzati nello stesso periodo oltre 8.300 nuovi edifici, quasi 37 per ogni nuovo abitante mentre; nella città metropolitana di Napoli tre nuovi edifici sono stati creati per ogni abitante perso; a Cagliari ne sono stati realizzati 2 per ogni nuovo abitante.
L’analisi dell’indice di non occupazione delle abitazioni (numero di abitazioni vuote rispetto al totale delle abitazioni calcolato su base comunale) registra un valore medio molto basso pari al 16% (la metà dell’omologo valore rilevato in Appennino). Il valore più basso si registra nell’area metropolitana di Milano (solo il 6% delle abitazioni risulta essere non occupato) mentre i valori più elevati sono stati riscontrati nei territori delle città metropolitane di Reggio Calabria, Palermo e Messina.
Il consumo di suolo e la produzione agricola
Il consumo di suolo fa perdere alla produzione agricola 400 milioni di euro all’anno con pesanti effetti dal punto di vista economico, occupazionale e ambientale. La Coldiretti, con queste parole, vuole mettere in evidenza che su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti, con il risultato che sono già saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni.
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia – dicono da Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. L’ultima generazione – denuncia la Coldiretti – è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari“.
People4Soil, la petizione
Una legge sul consumo di suolo che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio è ormai da alcuni anni ferma in Parlamento. Così come n Europa non esiste ancora una legge comune che difenda il suolo.
Eppure, partire da una tutela legislativa potrebbe essere il primo modo per preservare uomini, piante e animali e proteggerci dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici e dai veleni che arrivano nel cibo.
Una task force formata da ACLI, Coldiretti, FAI, INU, Legambiente, LIPU, Slow Food e WWF e altre 500 associazioni ha lanciato quindi “People4Soil” aderendo al network europeo e inviando un appello rivolto alla Commissione Europea, che fa riferimento all’obiettivo delle Nazioni Unite di fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030.
Firmate qui la petizione!
Germana Carillo