Il segreto oscuro del cioccolato: come sta uccidendo la foresta pluviale

Quella barretta di cioccolato che gustiamo a merenda costa migliaia di ettari di foresta africana. Alberi protetti che sono vittime della deforestazione per lasciar spazio all’industria del cacao. Ma adesso i governi interessati stanno formulando nuovi piani per salvare il salvabile.

Quella barretta di cioccolato che gustiamo a merenda costa migliaia di ettari di foresta africana. Alberi protetti che sono vittime della deforestazione per lasciar spazio all’industria del cacao. Ma adesso i governi interessati stanno formulando nuovi piani per salvare il salvabile.

Ne avevamo parlato nel mese di settembre riprendendo la denuncia fatta da The Guardian, il giornale britannico secondo cui, il cacao utilizzato da multinazionali come Mars, Mondelez e Nestlé, sta mettendo seriamente a rischio la foresta pluviale della Costa d’Avorio.

Dopo l’inchiesta legata all’industria del cioccolato, i governi del Ghana e della Costa d’Avorio stanno adesso formulando dei piani per fermare immediatamente nuove deforestazioni.

Accanto alle denunce del quotidiano inglese ci sono anche quelle del gruppo ambientale Mighty Earth che ha pubblicato il Dark Secret Chocolate, una relazione che ha scoperto che “una grande quantità del cacao utilizzato nel cioccolato prodotto da Mars, Nestle, Hershey, Mondelez e altre compagnie di cioccolato è stata coltivata illegalmente”.

Secondo gli ambientalisti funzionari ivoriani che avrebbero dovuto proteggere i parchi nazionali e i boschi protetti avrebbero accettato tangenti per permettere agli agricoltori di tagliare alberi per fare spazio alle coltivazioni di cacao.

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Cacao poi acquistato da intermediari e venduti ai colossi tra cui Barry Callebaut e Cargill, società che vendono a Mars, Cadbury e Nestlé. Ma finalmente uno spiraglio si apre.

I governi sono già all’opera per sanzionare chi ha sbagliato e punire i funzionari corrotti. Non solo, ci sono controlli a tappeto per distruggere tutte le piantagioni illegali e ripiantare gli alberi nella foresta pluviale.

“L’azione intrapresa dai governi è molto promettente ma avrà successo solo se anche i produttori di cacao intraprenderanno delle misure di contrasto alle coltivazioni illegali”, ha detto la Mighty Earth.

“Il grande pericolo è che l’industria del cacao agisca contro i governi e non dia il proprio sostegno finanziario”, ha detto Etelle Higonnet, autore principale della relazione.
Non basta, quindi, un impegno formale a utilizzare solo cacao certificato e sostenibile, serve che Mars, Cadbury e Nestlé e tutte le altre multinazionali contribuiscano al risanamento dei piani boschivi e si assumano la responsabilità di ridare vita a zone completamente depauperate.

Il piano dei governi è proprio questo: quello di far sì che ognuno si assuma la responsabilità di un pezzo di foresta, soprattutto perché la decimazione degli alberi contribuisce in maniera notevole al verificarsi di disastri climatici.

Ad oggi, dunque, le intenzioni ci sono, ma non è chiaro chi pagherà per mettere in atto il piano del governo ivoriano. Senza dimenticare che bisognerà agire nel rispetto delle popolazioni che vivono nei dintorni e che, seppur sfruttati, vivono grazie alle piantagioni di cacao.

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Da un lato, quindi, c’è la questione ambientale, dall’altro quella umana: è necessario che si contribuisca alla rinascita della foresta, ma che si trovi la formula giusta per assicurare agli abitanti altre forme di sostentamento.

Dominella Trunfio

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