Saper dire di no, nella coppia, aiuta la relazione a crescere. Il libro di Peter Schellenbaum, per approfondire l'importanza del no in amore.
L’amore romanti coimplica un “sì” ampio, profondo, di base: accoglie, onora, rispetta, sceglie e riconferma ogni giorno la persona amata. Ma non è vero amore se – all’interno della coppia – non c’è al tempo stesso la capacità di accogliere, contenere, onorare, rispettare anche i “no” che possono arrivare dall’uno o dall’altro.
In genere l’avvio, di ogni relazione amorosa, è contraddistinto da una grande passione che è anche una sorta di fusione: siamo nella fase dell’innamoramento che rende tutto meraviglioso, in cui le due persone si perdono l’una nell’altra, si identificano reciprocamente. Tutto è “sì”, rispecchiamento nell’altro. Le passioni, i gusti, i valori sembrano gli stessi, si vibra su un’unica lunghezza d’onda: è una magia di conferme e validazioni reciproche, è il sì incondizionato (o quasi).
Poi, però, piano piano le cose naturalmente e fisiologicamente cambiano. Quello che sembrava condiviso, perfetto, bellissimo comincia a manifestare le sue crepe; gli occhi vedono cose prima mai viste, notano particolari (non così “perfetti”) “inediti”; il “sì” totale e senza riserve di prima diventa pesante, una sorta di prigione da cui si vuole uscire, che non corrisponde più. L’unità di coppia si rompe; ci si ritrova “separati” anche nel sentire, nella visione, non si viaggia più sulla stessa lunghezza d’onda.
A vari livelli, con intensità e importanza diversi, questo è un passaggio inevitabile in ogni relazione. Non che l’amore romantico dell’innamoramento non possa durare per sempre (in verità, alcuni studi dell’antropologa Helen Fisher dimostrano che ci sono coppie innamorate anche dopo venti anni di vita insieme) ma passare dall’innamoramento all’amore costruttivo e duraturo richiede sia accettare un “salto nella realtà” (dell’altra persona, di quello che realmente è, di tutti i pregi e i difetti) che una nuova scelta, consapevole, di reciproca attiva costruzione del rapporto. Che passa, inevitabilmente, attraverso dei “no”.
I “no” aiutano a passare dalla fusione (io e te siamo la stessa cosa, non posso vivere senza di te, ti amo da morire) ad un “noi” realizzato da due identità che si rispecchiano negli occhi ma non si confondono. Dicono, con amore, “io” non sono “tu” (fare questa differenza è importante: è il punto di partenza per poi poter andare, davvero, verso l’altro).
“Mettere insieme il “no, io non sono te” e il “sì, con il tuo essere tu mi riveli cose che anch’io devo realizzare” costituisce un’arte che deve essere imparata”: sottolinea lo psicanalista svizzero Peter Schellenbaum nel suo libro “Il no in amore” (linkaffiliazione)(Red Edizioni). Tolte le lenti del solo innamoramento, resta la sfida a diventare una coppia, una realtà unita e dinamica, e al tempo stesso persone nuove, che crescono attraverso le sfide che la vita insieme porta.
Ammettiamolo: dire di no non è sempre facile ma il “no”, quando è sentito, va detto apertamente (e gentilmente). Possibilmente, anche motivato. Ogni “no” espresso o ricevuto rappresenta una sorta di confine (e non un muro): utile per definire un territorio, per modulare il tipo di scambio. La strategia migliore, per chi lo ascolta, non è ovviamente quella di mettersi sulla difensiva o nel rifiuto, ma accoglierlo mettendo sul piatto le eventuali proprie difficoltà o sofferenze che ne conseguono. Tutti questi elementi, condivisi con amore e rispetto reciproco, diventano così nuove occasioni di sviluppo: permettono sia una crescita individuale che quella di coppia.
Accettare che la persona che amiamo non sia l’altra “metà della nostra mela”, produce inevitabilmente un senso di incertezza ma anche una tensione realistica. L’effetto sarà una maggiore attenzione a chi abbiamo davanti come pure a noi stessi: torneremo a far nuova attenzione, a sorprenderci, l’uno dell’altra. A non sacrificarci per paura di perdere qualcosa; a fare scelte che nutrano sia il nostro bene personale che quello della coppia.
Anna Maria Cebrelli
Ilustrazioni: Yang Se Eun (Zipcy, serie “Touch”)