Ecomafie: meno reati ambientali ma sono ancora 71 al giorno

Anche quest’anno le storie e i numeri della criminalità organizzata sono diffusi da Legambiente che denuncia ciò che succede nel territorio italiano.

Ogni giorno vengono compiuti 71 reati ambientali, circa tre ogni ora. In totale nel 2016, il numero complessivo è stato di 25.889. Ecco i dati del Rapporto Ecomafie 2017 di Legambiente.

Anche quest’anno le storie e i numeri della criminalità organizzata sono diffusi da Legambiente che denuncia ciò che succede nel territorio italiano.

A soli due anni dall’entrata in vigore della legge sugli ecoreati, una buona notizia c’è: una flessione del 7% dei reati ambientali, soprattutto nel settore agroalimentare, con un aumento di arresti, denunce e sequestri.

Nello specifico sono 225 gli arresti (contro i 188 del 2015), 28818 le denunce (a fronte delle 24623 della precedente edizione di Ecomafia) e 7277 i sequestri (nel 2015 erano stati 7055).

Inoltre nel 2016, il fatturato delle ecomafie scende a 13 miliardi registrando un – 32% rispetto allo scorso anno, dovuto soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e al lento ridimensionamento del mercato illegale.

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Rapporto Ecomafie 2017, i dati

“Nonostante il trend positivo che indica una inversione di tendenza rispetto agli anni passati, sono ancora tanti problemi da affrontare a partire dal fenomeno della corruzione, che continua a dilagare in tutta la Penisola, la questione dell’abusivismo edilizio con 17mila nuovi immobili abusivi nel 2016, il ciclo illegale dei rifiuti in crescita”, spiega Legambiente.

In questo quadro,diminuisce complessivamente in percentuale il peso delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, che passa dal 48% del 2015 al 44% del 2016, anche se si confermano ai primi posti nella classifica per numero di illeciti ambientali: in vetta la Campania con 3728 illeciti, davanti a Sicilia (3084), Puglia (2339) e Calabria (2303).

La Liguria resta la prima regione del Nord, il Lazio quella del Centro. Su scala provinciale, quella di Napoli è stabilmente la più colpita con 1361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811).

“Quest’anno il Rapporto Ecomafia ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto”, dice Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente.

Ma è necessario non abbassare la guardia e continuare su questa strada, investendo maggiori risorse sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Tra le novità del Rapporto, anche quattro nuovi approfondimenti dedicati allo sfruttamento degli animali da reddito, al mercato degli shopper illegali, all’allarme delle illegalità nei parchi e alle navi dei veleni e una serie di best practises promosse da Legambiente.

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Gli ecoreati, i settori più colpiti

A fronte di 1215 controlli, nel 2016 la legge 68/2015 ha consentito di sanzionare 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno, denunciare 971 persone e 43 aziende, sequestrare 133 beni per un valore di circa 15 milioni di euro con l’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare.

Sul totale, 173 ecoreati hanno riguardato specificamente i nuovi delitti (pari al 30% del totale) mentre sono 401 (pari al restante 70%) i casi di applicazione del meccanismo di estinzione dei reati contravvenzionali minori.

In particolare, sono 143 i casi di inquinamento ambientale, 13 di disastro ambientale, 6 di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale.

La Campania si conferma la prima regione, con 70 ecoreati contestati. Sono 41 i procedimenti giudiziari che nel 2015 si sono conclusi con condanne di primo grado grazie alla nuova legge, mediante patteggiamenti e riqualificazione di reati contestati precedentemente sotto altro titolo.

Nell’ultimo anno e mezzo Legambiente ha censito ben 76 inchieste in cui le attività illecite in campo ambientale si sono intrecciate con vicende corruttive. Queste inchieste hanno comportato l’arresto di 320 persone e la denuncia di altre 820, coinvolgendo 14 regioni.

Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, se ne sono contate 31, più o meno il 41%. Negli ultimi 6 anni, dal 2010 al 2016, le inchieste degne di rilievo e censite per questo lavoro sono state 352: le due regioni più colpite sono il Lazio (49) e la Lombardia (44), davanti alla Campania, alla Sicilia, alla Calabria e alla Puglia.

Tra gli altri dati raccolti da Ecomafia 2017, calano i reati del ciclo illegale del cemento. Gli illeciti contestati nell’ultimo anno sono stati 4426, in media più di 12 al giorno, con una flessione del 10% circa rispetto al 2015. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa se ne sono stati contati 1831, circa il 41% sul totale nazionale.

In diminuzione anche i reati contro gli animali e quelli delle archeomafie. Nel 2016 sono stati 5942 gli illeciti contro gli animali, rispetto agli 8358 del 2015. Bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti sono solo alcuni dei delitti più diffusi ai danni degli animali d’affezione e/o di reddito.

Per quanto riguarda l’archeomafia, si è registrato una diminuzione dei furti del 7,9%. Le persone denunciate sono state 1.141 (erano 1355) e quelle arrestate 37 (contro le 49 del 2015).

Il totale dei pezzi sequestrati ammonta a 97426, tra reperti archeologici, dipinti, libri antichi e monete preziose. Lazio e Toscana, rispettivamente con 80 e 79 furti, guidano la classifica delle regioni con il maggiore numero di ruberie e, insieme, raggiungono il 28% del totale nazionale.

La criminalità continua, inoltre, a puntare sul settore dell’agroalimentare: nel corso del 2016 ci sono stati 33mila illeciti amministrativi e più di 7mila illeciti penali, portando alla denuncia di oltre 18mila soggetti.

Sono state più di mille le strutture chiuse o sequestrate, bloccando la vendita di 83,6 milioni di Kg/litri di merce, per un valore complessivo di oltre 703 milioni di euro, in netta crescita rispetto al 2015 quando si era attestato a circa 586 milioni.

Il numero più alto di infrazioni penali riguarda i prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame, molluschi, datteri fresco, refrigerato e congelato), con ben 10.735 illeciti amministrativi e penali accertati. Anche i vini e gli alcolici hanno impegnato particolarmente le autorità di controllo, portando a 3411 illeciti, 2816 denunce e 321 sequestri.

“Per contrastare le illegalità ambientali è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie e anche l’accesso gratuito alla giustizia alle associazioni”, spiega Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.

Gli ecoreati in Italia:

Le proposte di Legambiente

Accanto alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codine penale, per Legambiente rimangono ancora molti fronti aperti sul piano normativo e interventi urgenti da attuare. Tra le altre proposte:

Legge sugli ecoreati

Sempre in tema di legge sugli ecoreati, è necessario definire una modalità unica sul territorio nazionale per far confluire le sanzioni che vengono fatte pagare ai responsabili dei reati contravvenzionali minori in base a quanto previsto dalla parte Sesta Bis del Codice ambientale; si deve rimuovere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge sugli ecoreati, così come in quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente;

LE ECOMAFIE, UN AFFARE (ANCHE) DEL NORD: LE REGIONI PIU’ COLPITE DAGLI ECOREATI

Decreti attuativi

Completare al più presto l’iter di definizione dei decreti attuativi del Ministero dell’ambiente e della presidenza del Consiglio dei ministri per rendere pienamente operativa la legge che ha riformato il sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente;

Abbattimento costruzioni abusive

Va approvata una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive e va approvato in tempi rapidi il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette; infine, un’ultima modifica normativa riguarda l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni.

Per leggere il Rapporto Ecomafie 2017 clicca qui

Dominella Trunfio

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