Il Libro dei Mutamenti o I Ching visti dallo psicanalista Carl Gustav Jung. La sincronicità nelle risposte, attraverso la lettura degli esagrammi.
Sessantaquattro esagrammi per raccontare tutte le infinite possibilità della vita: gli I Ching sono uno strumento “divinatorio” davvero particolare; consentono di raccontare l’evolversi degli eventi in una dimensione che non è legata al principio di causalità su cui si basa la scienza occidentale.
Nel libro dei Mutamenti “ogni cosa è contenuta compiutamente: in esso è il Senso del Cielo, in esso è il Senso della Terra e in esso è il Senso dell’uomo. Esso riunisce queste tre potenze fondamentali” (Discorso sui Trigrammi), tant’è che appassionò persino Carl Gustav Jung. Il noto psicanalista studiò gli I Ching per più di trent’anni e, cosa non da poco per un personaggio di scienza del suo calibro, scrisse l’introduzione del libro pubblicato nel 1924 (linkaffiliazione) in Europa (e curato da Richard Wilhelm). Lì, Jung rivela il modo corretto di approcciarsi agli esagrammi. In primo luogo, “per capire in generale di che cosa tratti un simile libro è imperativo buttare a mare certi pregiudizi della mentalità occidentale”.
Il secondo passo da fare è saper uscire dalla “verità” così come definita dalla scienza attuale (“gli assiomi della causalità sono scossi nelle loro fondamenta: ora sappiamo che quello che noi chiamiamo leggi di natura non sono altro che verità statistiche, costrette perciò ad ammettere delle eccezioni”) per dare rilevanza anche gli aspetti “accidentali” degli eventi: “ciò che noi chiamiamo coincidenza sembra essere la cosa della quale questa peculiare mentalità s’interessa principalmente, mentre ciò che noi adoriamo come causalità passa quasi inosservato”.
Ed è proprio su questo tema, sull’importanza del “caso”, che si gioca – per Jung – la partita dell’I Ching. Secondo la saggezza cinese, il caso è più significativo della legge generale: “ Va benissimo dire che il cristallo di quarzo è un prisma esagonale; è proprio vero – fintanto che si immagina un cristallo ideale. Ma in natura non si trovano due cristalli esattamente uguali, benché tutti siano palesemente esagonali. La forma reale, tuttavia, sembra sollecitare il saggio cinese ben più di quella ideale. La confusa congerie di leggi naturali che costituisce la realtà empirica contiene per lui un significato ben più importante che non una spiegazione causale di eventi che poi devono di regola essere separati l’uno dall’altro prima che si possa discuterne in maniera appropriata”. Ogni evento racchiude in sé la totalità e anche – quindi – l’osservatore. L’I-Ching riesce ad unire tutti gli aspetti che formano la totalità dell’evento in un certo momento, incluse le condizioni soggettive, psichiche e inconsce, dell’osservatore.
In altri termini potremmo dire che le leggi di causalità descrivono le sequenze dei fatti, mentre I Ching considerano la coincidenza, il modo particolare e assolutamente soggettivo delle cose di presentarsi, di mettersi insieme per caratterizzare in modo unico ed irripetibile quel e solo quell’evento. Per Jung, I Ching parlano il linguaggio della sincronicità (la teoria della sincronicità fu elaborata da Jung grazie anche all’intenso confronto con W. E. Pauli, fisico e uno dei fondatori della meccanica quantistica): c’è una particolare interdipendenza, gli eventi sono legati tra di loro al di là di causa, spazio e tempo.
L’esagramma che risulta dalla consultazione illustra in modo simbolico ma preciso la condizione della persona nel presente e nel futuro: presenta una evoluzione non determinata da concatenazioni logiche ma, al contrario, dal legame che correla, in modo sottile ma onnipresente, tutti gli elementi dell’universo, tutte le dimensioni della persona, il microcosmo con il macrocosmo. In questa visione ogni condizione non è statica, definita per sempre, ma in continua evoluzione.
Riassumendo: gli eventi quotidiani ci mettono davanti ad un problema; se interpellati, I Ching riflettono non solo la situazione ma anche le vie di uscita, la strada migliore da prendere. L’avvertenza deve essere ben chiara: per quanto il responso possa essere anche molto preciso (per chi lo sa leggere), si tratta di indicazioni e suggerimenti non deterministici: l’interpretazione e l’accoglimento del consiglio, e quindi il buon esito, dipendono infatti anche dalla ricettività di chi pone la domanda e dalla sua comprensione “olistica”, del fatto cioè che quello che vive riflette, ed è stato co-costruito, anche dai suoi vissuti psicologici perlopiù inconsci. Per usare, di nuovo, le parole di Jung: “Se l’I Ching non è accettato dalla coscienza, almeno l’incoscio gli va incontro a metà strada e l’I Ching è più vicino all’incoscio che non all’atteggiamento razionale della coscienza”.
Gli I Ching permettono, per chi vuole dialogare con loro, di vivere un’avventura che mescola poesia e sapienza all’infinita possibilità di connessione di tutte le cose. In una danza in continua evoluzione. Ma possono dare anche indicazioni estremamente pratiche, precise fino al dettaglio, come spiega Paola Neglia, master di Feng Shui, consulente e insegnante di I Ching secondo il metodo della Chue Style: “si parte dal definire un esagramma che rivela la situazione attuale; questo poi si trasforma – l’andamento viene letto attraverso le mutazioni delle linee che compongono i trigrammi – e diventa l’esagramma finale. Si possono fare predizioni sulla giornata, su un fatto specifico, persino sul clima e le risposte, i consigli, vanno ad identificare anche persone, orari, situazioni coinvolte. I Ching sono straordinari, quando si riesce davvero ad entrare in relazione con loro”.
Un’avvertenza finale: I-Ching si indispettiscono se si propone più volte di seguito la stessa domanda. Non dovrebbe stupire: le risposte sono guidate – secondo l’antica tradizione – da “entità spirituali” che formano “l’anima vivente” del libro; se non si accoglie la prima risposta, perché dovrebbero darne altre?