Sbiancamento dei coralli: forse c’è ancora speranza

C'è ancora una labile speranza che la Grande Barriera corallina non scompaia definitivamente. Secondo gli esperti, infatti, ci sono segni di ripresa dopo il maxi evento globale di sbiancamento, ovvero quello del 2016, il peggiore finora documentato.

C’è ancora una labile speranza che la Grande Barriera corallina non scompaia definitivamente. Secondo gli esperti, infatti, ci sono segni di ripresa dopo il maxi evento globale di sbiancamento, ovvero quello del 2016, il peggiore finora documentato.

Tre anni consecutivi di pericolo accertato per la Grande Barriera corallina che secondo i dati dalla Noaa, l’agenzia Usa per il meteo, stanno finalmente finendo.

Come sappiamo, lo sbiancamento si verifica quando a causa delle elevate temperature dell’acqua: i coralli espellono l’alga vitale (che ne caratterizza il colore) e muoiono.

Una routine che si verifica nell’Oceano Indiano, in tutte le zone delle Maldive, ma anche nel Pacifico, nel mar dei Caraibi e nel mar Rosso. Sicuramente è la Grande Barriera Corallina australiana la più minacciata.

Infatti, la Noaa monitora il suo stato di salute da tempo e lo scorso anno, i dati confermavano che almeno il 93% del tratto settentrionale fosse morto. Nell’Oceano Indiano e nelle Maldive, invece, è stato colpito tra il 60 e il 90% del corallo mentre a Christmas Island, l’85% dell’ecosistema non c’è più.

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“Dal 2014 si sta verificando l’evento più diffuso e di lunga durata a discapito dei coralli. Probabilmente anche il più dannoso” dice Mark Eakin, coordinatore del Noaa.

L’evento di cui parla Eakin è quello che ha visto il riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico a causa di El Niño che tra le altre cose, ha portato anche allo sbiancamento dei coralli.

“In generale i cambiamenti climatici creano situazioni di questo tipo senza precedenti, ciò è testimoniato dal fatto che non si verifica ogni anno El Niño, eppure i coralli continuano a morire”, aggiunge Eakin.

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Per approfondire:

Il problema è proprio questo: anche se c’è un leggero miglioramento, la paura degli esperti è che i coralli non facciano in tempo a riprendersi prima che si verifichi nuovamente una situazione catastrofica. Perché purtroppo, il rischio non è escluso.

“Le barriere coralline hanno bisogno di 10/15 anni per tornare al loro splendore. Ma questo presuppone che non debbano essere intaccate neanche dall’inquinamento. C’è molta preoccupazione”, chiosa il ricercatore.

Dominella Trunfio

Foto: Greenpeace Australia

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