Una colonna di fumo nero si è alzata ieri dal capannone della Veritas a Fusina, Marghera. La società di occupa di trattamento di rifiuti ingombranti. Sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco, nonostante le prime notizie allarmanti possiamo riferire che non sussiste nessun pericolo per la popolazione. E la stessa Ecoricicli, la controllata di Veritas che gestisce i capannoni, ha diramato una nota per smentire i falsi messaggi di allarme in rete e via social relativi alle conseguenze dell'incendio.
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Una colonna di fumo nero si è alzata ieri dal capannone della Veritas a Fusina, Marghera. La società di occupa di trattamento di rifiuti ingombranti. Sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco, nonostante le prime notizie allarmanti possiamo riferire che non sussiste nessun pericolo per la popolazione. E la stessa Ecoricicli, la controllata di Veritas che gestisce i capannoni, ha diramato una nota per smentire i falsi messaggi di allarme in rete e via social relativi alle conseguenze dell’incendio.
A fuoco i rifiuti ingombranti nel capannone
Il capannone era adibito a deposito di rifiuti ingombranti destinati al trattamento: materassi, mobili, legno e anche plastica in quantità minima. Proprio quest’ultima ha destato parecchie preoccupazioni. I materiali infiammabili presenti hanno alimentato le fiamme, nonostante l’arrivo dei vigili del fuoco. In particolare, ad innescare l’incendio sarebbe stata la fuoriuscita di un residuo incandescente dal trituratore che era al lavoro su materassi e legno.
Le preoccupazioni dei cittadini e le rassicurazioni ufficiali
L’incendio è divampato attorno alle ore 10 di ieri, i vigili del fuoco hanno domato le fiamme verso le 16 e saranno al lavoro anche nella giornata di oggi per spegnere del tutto l’incendio e svuotare il capannone dai residui. L’Arpa ha effettuato le prime analisi e ha comunicato che non esistono pericoli per la popolazione rispetto alla qualità dell’aria.
Anche il Comune e la stessa Veritas hanno diffuso questa notizia. L’incendio non ha infatti interessato la zona del capannone adibita al trattamento di plastica o metalli, quindi nell’aria non si sono riversate sostanze tossiche. Tutto questo non ha evidentemente rassicurato abbastanza, come accade in casi simili (basti pensare a quanto accaduto recentemente a Pomezia): il comune di Mira ha consigliato di chiudere le finestre e anche le scuole sono state avvertite.
Il capannone era stato inaugurato a dicembre
Da parte sua, l’ad di Ecoricicli Vittorio Salvagno ha spiegato i dettagli sull’incendio già riportati e ha quantificato il danno in circa 2 milioni di euro. L’impianto di trattamento era stato inaugurato a dicembre e può gestire 28.800 tonnellate di rifiuti ingombranti all’anno, con l’obiettivo di recuperarne la maggior parte grazie ad un’attività puntuale di smontaggio e divisione dei materiali. Inoltre, quanto non riutilizzabile diventa Css ed impiegato per la generazione di energia elettrica.
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Il chiarimento sui falsi messaggi online
Il Gruppo ha dovuto precisare la falsità di un messaggio circolato via WhatsApp con alcune precisazioni non corrette. In particolare la società ribadisce che è stata esclusa la possibilità di ricadute in area circostante e che non sono state date indicazioni riguardo l’adozione di comportamenti particolari.
In secondo luogo, il messaggio parlava di uno spostamento della nube verso le zone di Chirignago e Spinea, ma considerando i dati delle centraline di rilevamento dei venti non esisteva possibilità di uno spostamento verso Nord o Ovest. Infine, imprecisione maggiore,
“nessun Ente ha dichiarato una emergenza relativa ad un incidente chimico rilevante, nel caso sarebbero stati attivati gli allarmi sonori, ovvero le sirene esistenti nelle zone di Marghera, Malcontenta e Mira. L’impianto di Eco-Ricicli, in particolare la sua sezione che tratta gli ingombranti, non rientra certamente nelle industrie a rischio come censite dalla Legge SEVESO, inoltre chi ha scritto il messaggio dichiara la propria ignoranza poiché il Piano di Emergenza Esterno per i rischi industriali NON è del Comune di Venezia, ma della Prefettura di Venezia”, concludono dalla società.
Anna Tita Gallo
Credit foto: La Nuova Venezia/Vigili del Fuoco