Donald Trump ha annunciato di voler ritirare gli Usa dall’accordo di Parigi, siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015. Cosa accade ora? Quali conseguenze potrebbe avere questo rifiuto ad onorare gli impegni presi sul fronte dei cambiamenti climatici?
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Donald Trump ha annunciato l’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi, siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015. Cosa accade ora? Quali conseguenze potrebbe avere questo rifiuto ad onorare gli impegni presi sul fronte dei cambiamenti climatici?
TRUMP ESCE DAL’ACCORDO DI PARIGI: LE MOTIVAZIONI
Ufficialmente, il motivo dichiarato da Donald Trump è legato a questioni economiche che penalizzerebbero gli Usa a favore di altri Paesi. Sempre ufficialmente, l’intenzione resta quella di negoziare un nuovo accordo o di perfezionare quello di Parigi, altrimenti non se ne farà nulla. In generale Trump non mostra, in questo caso, troppo rammarico per le sorti del Pianeta. Per quanto riguarda il Green Climate Fund, Trump ha comunque dichiarato che il contributo degli Usa non sarà immediatamente interrotto, sebbene abbia sottolineato che “costa agli Usa una fortuna”.
LE REAZIONI DEGLI ALTRI LEADER DEL MONDO
Da parte loro, gli altri firmatari dell’accordo di Parigi hanno fatto fronte comune e ribadito la volontà di proseguire su quella strada. Angela Merkel, tra le più convinte sin dalle prime battute a non fare passi indietro, ha subito dichiarato che l’accordo di Parigi non può essere rinegoziato. La dichiarazione arriva in una nota congiunta firmata anche dal nostro primo ministro Paolo Gentiloni e dal presidente francese Emmanuel Macron. Stessa posizione anche da parte della Cina, uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento globale insieme agli Usa, che assolutamente vuole continuare con gli impegni presi per la riduzione delle emissioni. Tra i Paesi più influenti del mondo, l’unico a mostrare una certa titubanza è la Russia, che rimarca il minore impatto dell’accordo senza un Paese come gli Usa.
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LE CONSEGUENZE DELL’USCITA DEGLI USA DALL’ACCORDO DI PARIGI
Alcune conseguenze sono anche di natura politica. Paesi come India, Filippine, Malesia e Indonesia potrebbero risentire della decisione di Trump e agire in maniera analoga. E poi non va dimenticato che, se questa era una promessa chiave della campagna elettorale del neopresidente Usa (quindi una mossa prevedibile), alla Casa Bianca a vincere è la posizione della lobby del petrolio, con in testa il nuovo timoniere dell’Epa (l’Agenzia per la protezione americana) Scott Pruitt. Inoltre, si registra una prima possibile defezione dalla squadra di esperti che si occupa di cambiamenti climatici, quella di Elon Musk, il numero uno di Tesla. Se, quindi, Trump potrebbe aver mantenuto le promesse con il suo elettorato, questa mossa non è sicuramente accolta con favore da tutto il suo entourage, compresa la figlia Ivanka.
In ogni caso, l’accordo di Parigi resta valido per gli altri Paesi firmatari. Come abbiamo visto, dall’UE si sono alzate voci di delusione ma anche di ferma convinzione del proseguire sul cammino intrapreso a Parigi nel 2015. La decisione di Trump ha tuttavia ripercussioni molto più gravi rispetto a qualche spaccatura alla Casa Bianca o alla delusione dei leader mondiali. Per gli scienziati è una scelta pericolosissima.
Dall’ACP-American College of Physicians lanciano l’allarme: i più anziani, i malati e i poveri sono coloro che ne pagheranno le conseguenze. La decisione di Trump mette a rischio la salute umana e rende più complicato prevenire i danni causati dal surriscaldamento globale: l’aumento di malattie all’apparato cardio-respiratorio, infezioni dovute alle punture di insetti, decessi causati dalla cattiva qualità dell’acqua, senza contare tutto quanto deriva da un accesso sempre più difficile alle risorse naturali e al cibo.
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“I cambiamenti climatici devono essere contrastati in maniera aggressiva e a livello globale, l’accordo di Parigi in questo è centrale – rimarca il presidente dell’ACP Jack Ende – senza la leadership degli Usa, raggiungere gli obiettivi su cui hanno concordato i 195 Paesi che hanno firmato l’accordo diventa complicato. Questa decisione fa sì che le possibilità che tutti gli sforzi per ridurre le emissioni abbiano successo si riducano e che siano insufficienti ad evitare catastrofi per la salute umana”. Il CEO della American Lung Association, Harold Wimmer, aggiunge: “I cambiamenti globali sono una crisi della salute umana a livello planetario che mette a repentaglio quanto costruito in decenni, con conseguenze serie per i nostri bambini e per le generazioni a venire”.
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E ricordiamo che uno studio del 2015 – solo per citarne uno – aveva dimostrato che un innalzamento della temperatura media estiva anche al di sotto di 2 gradi F porterebbe ad un aumento dei decessi nel New England dell’1%. Il calore fa alzare la pressione sanguigna e peggiora i livelli di colesterolo, in più estati calde favoriscono la riproduzione degli insetti, comprese le zanzare, quindi l’insorgere di epidemie come la malaria o la febbre gialla; allo stesso tempo, inverni meno freddi non riuscirebbero ad uccidere quegli insetti.
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E poi conosciamo effetti dei cambiamenti climatici già visibili come il susseguirsi di tempeste, inondazioni, sempre più frequenti, che già costringono le persone a spostarsi o le lasciano in ginocchio, quando non provocano decessi.
Trump complica le cose e mette a rischio l’intero Pianeta, ecco perché il suo passo indietro non è soltanto criticabile ma è da contrastare senza sosta, consapevoli del valore delle affermazioni degli scienziati e dell’assoluta mancanza di prove su cui il Presidente fonda da sempre il suo scetticismo.
Anna Tita Gallo