Monsanto è sempre nell’occhio del ciclone per via di Roundup, ma stavolta il prodotto a base di glifosato è accusato da alcune associazioni per via delle informazioni scorrette che compaiono sulle etichette.
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Monsanto è sempre nell’occhio del ciclone per via di Roundup, ma stavolta il prodotto a base di glifosato è accusato da alcune associazioni per via delle informazioni scorrette che compaiono sulle etichette.
Informazioni ingannevoli per vendere il prodotto ad un prezzo più alto
La battaglia non è soltanto mediatica ma anche legale, visto che il nome di Beyond Pesticides e Organic Consumers Association compare già sul caso “Beyond Pesticides et al v Monsanto Co. et al.”.
L’accusa sostiene che Monsanto continui a pubblicizzare Roundup come sicuro per esseri umani e animali, anche se nuovi studi indicano che il glifosato è cancerogeno e colpisce i sistemi cardiovascolare, endocrino, nervoso e riproduttivo, sia negli uomini che negli animali. In altre parole, secondo l’accusa, il consumatore da queste informazioni non si aspetterebbe mai che Roundup possa nuocere alla salute. E
tutto questo è ben noto alla Monsanto, che ne approfitta diffondendo informazioni non veritiere per non perdere profitti e per vendere il prodotto ad un prezzo più elevato. “La Monsanto sa bene come funziona il glifosato e ne conosce gli effetti e conosce altrettanto bene gli studi che mostrano come il glifosato vada ad inibire un enzima presente sia in animali che esseri umani”, dice l’accusa, riferendosi al CYP, Ciytochrome P450, che negli organismi permette una pulizia da componenti tossici esterni.
E, quindi, a causa di sostanze come il glifosato smette di agire e moltiplica l’effetto tossico di altri componenti chimici presenti nel cibo o nell’ambiente circostante. In particolare ora le associazioni chiedono che i proventi della vendita del prodotto nel District of Columbia vengano devoluti in beneficenza o proprio per aumentare la consapevolezza dei consumatori sugli effetti del glifosato.
Sempre nuovi studi confermano il legame tra glifosato e alcune patologie
Sono ormai molti gli studi che confermano la pericolosità del glifosato, citiamo ad esempio quello recentemente pubblicato su Nature, che lo collega all’insorgere della malattia del fegato grasso non alcolico. I ricercatori hanno già verificato questa teoria in laboratorio e stanno valutando se si possa affermare con certezza che il glifosato possa danneggiare seriamente il fegato umano.
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Ma sappiamo anche che già nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il glifosato tra le sostanze cancerogene per l’uomo, una posizione che ha, da un lato, rafforzato le proteste, dall’altro, portato la Monsanto a negare e a non cedere alle pressioni.
Secondo l’Echa il glifosato non ha effetti cancerogeni: più complicato vietarlo?
Purtroppo, a complicare la strada verso lo stop al glifosato è intervenuta una decisione dell’Echa, l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche, con cui nega gli effetti cancerogeni del il glifosato. È quindi possibile che per altri 15 anni la sostanza sia considerata del tutto utilizzabile, sebbene molte associazioni e consumatori tentino di lottare per un bando totale, forti di posizioni e studi come anche quello targato Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che ribadisce fermamente gli effetti nocivi.
Anche noi di GreenMe ci schieriamo in questa battaglia in supporto della “campagna Stop Glifosato”, potete firmare qui la petizione per vietarlo e potete consultare qui il relativo Manifesto (#stopglifosato).
Anna Tita Gallo