Ritrovate in Abruzzo le prime impronte di dinosauro teropode documentate in Italia. A individuale è stato un team di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologa (INGV)
Ritrovate in Abruzzo le prime impronte di dinosauro teropode documentate in Italia. A individuale è stato un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologa (INGV).
Si tratta di esemplari vissuti tra 113 e 125 milioni di anni. Studiate in collaborazione con un team di icnologi dell’Università Sapienza di Roma, le orme offrono informazioni importanti sugli animali che “passeggiarono” sulle spiagge italiane del Cretaceo e sui loro comportamenti.
Le impronte furono scoperte per caso nell’estate 2006 su i trovavano su una superficie calcarea di età Cretaceo inferiore ma solo nell’estate 2015 anche attraverso un drone, in grado di trasportare una macchina fotografica digitale e l’uso dell’innovativa tecnica della fotogrammetria digitale, è stato possibile ricostruire un modello tridimensionale accurato a partire da semplici immagini.
Una tecnica mutuata dal cinema, direttamente dal film “Jurassic Park”. Successivamente, il prelievo dei campioni ha permesso di ottenere una datazione più precisa.
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Secondo la ricostruzione effettuata nel corso dello studio, la maggior parte di queste impronte fu impressa da uno o più teropodi camminando e affondando nel fango, molto probabilmente per la debole consistenza del substrato. Altre, invece, conservate sulla superficie calcarea, furono impresse da un teropode accucciato.
I teropodi erano dinosauri bipedi prevalentemente carnivori ma alcuni di essi presentavano un alimentazione diversa. Alcuni mangiavano insettivi, altri erano erbivori.
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“Le tracce sono osservabili su una superficie calcarea, quasi verticale, situata a oltre 1900 m di quota sul Monte Cagno. La superficie a orme è raggiungibile (solo in assenza di neve, quindi essenzialmente nei mesi estivi e autunnali) dopo una escursione di circa due ore, partendo dal paese di Rocca di Cambio in Provincia de L’Aquila. Tra queste è stata rinvenuta anche una traccia di ben 135 cm di lunghezza che costituisce la testimonianza del più grande dinosauro bipede che sia mai stato documentato in Italia fino a oggi” ha spiegato Fabio Speranza, ricercatore dell’INGV.
Perché le nuove orme sono così importanti?
A spiegarlo è Paolo Citton dell’Università Sapienza di Roma, secondo cui esse potrebbero fornire informazioni aggiuntive sulla composizione su dinosauri italiani ma anche sull’ecologia e sulle rotte seguite da questi animali estinti. Le orme danno la misura dei cambiamenti avvenuti sulla Terra, come l’emersione delle terre.
“Contrariamente a quanto ritenuto in passato”, spiega Citton, “le orme testimoniano scenari di ripetute migrazioni di dinosauri dal continente Gondwana (che riuniva Africa, Sud America, Antartide, India e Australia) alle piattaforme carbonatiche dell’area mediterranea (un ambiente simile alle Bahamas di oggi). Come già discusso da tempo dagli icnologi de ‘La Sapienza’, questi passaggi erano resi possibili da variazioni del livello marino, processi a scala globale che hanno luogo in tempi molto lunghi sul nostro Pianeta”.
Francesca Mancuso