Ovetti Kinder: dietro le sorprese si nascondono sfruttamento e schiavitù (FOTO)

Lavorano 13 ore al giorno, in condizioni igenico-sanitarie precarie guadagnando poco più di quattro euro ogni mille ovetti Kinder riempiti con la sorpresa. Venticinque centesimi all’ora che si traducono in sfruttamento e schiavitù.

Lavorano 13 ore al giorno, in condizioni igenico-sanitarie precarie guadagnando poco più di quattro euro, ogni mille ovetti Kinder riempiti con la sorpresa. Venticinque centesimi all’ora che si traducono in sfruttamento e schiavitù.

È quello che sono costrette a subire intere famiglie rumene, compresi bambini di appena sei anni, che spinti dalla miseria e dalla povertà, accettano di tutto. Lo denuncia il quotidiano britannico The Sun in un’inchiesta che svela cosa si nasconde dietro le sorprese degli ovetti Kinder che arrivano negli scaffali dei nostri supermercati.

In pratica, il fornitore ufficiale Ferrero subappalta il confezionamento delle sorprese a un’altra azienda, la quale affida a sua volta, il lavoro a queste famiglie che lavorano in casa.

Nessun controllo nelle abitazioni fatiscenti in cui vivono bambini sulla soglia della povertà. E sono proprio loro che per intere giornate, aiutano i loro genitori a mettere insieme i minuscoli pezzetti di plastica che poi ritroviamo negli ovetti.

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Il quotidiano britannico ha intervistato una serie di famiglie tra cui gli Jurj che ricevono lavoro da Prolegis, un subappaltatore di Romexa, fornitore ufficiale di Ferrero. Timea Jurj ha trent’anni, suo marito Christian quarant’uno e i loro figli sono Patrick di undici e Hannah di sei. Con loro vive anche la nipotina Tamara.

“Siamo pagati in nero, 4,40 euro ogni mille ovetti che completiamo. Li diamo ad una fabbrica al confine con l’Ungheria. La paga è terribile, il lavoro è alienante, ma non ho altra scelta. Devo farlo per dare da mangiare ai miei figli”, ha detto Timea Jurj.

“E ‘il lavoro degli schiavi, ma che altro si può fare quando non hai scelta? Viviamo in condizioni di miseria, ecco perché la maggior parte di noi vuole emigrare”, ha spiegato Christian Jurj.

Dopo aver verificato la condizione di schiavitù, il giornalista del quotidiano è andato a sentire la versione della Prolegis, ma non è stato ricevuto e nel frattempo la famiglia Jurj è stata pure licenziata per aver parlato.

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Un’altra famiglia schiava della Kinder è quella di Felicia Indrea che ha quarantanove anni. Anche lei è pagata appena tre euro, per ogni sacchetto di giocattoli completati. Le sue mani sono piene di calli, frutto di un lavoro estenuante che sembra non finire mai.

“A volte penso di impazzire nel fare questo lavoro. La paga è terribile, ma non ho scelta. I bambini amano le uova Kinder e sono contenta che i miei giocattoli li rendano felici, ma è molto difficile per noi”, ha detto Felicia.

Secondo una fonte Kinder, rivelata a Nick Parker, corrispondente per il The Sun in Romania: “La Kinder non è a conoscenza di questa catena di sfruttamento portata avanti dalle aziende subappaltate ”.

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Ma Thulsi Narayanasamy, un attivista romeno, ha detto: “Non è che le aziende come la Ferrero non sono a conoscenza degli abusi dei bambini che sostengono i loro profitti, semplicemente non gli interessa”.

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Dopo il polverone alzato dall’inchiesta, i ministri chiedono risposte:

“La Kinder deve fornisci al più presto una spiegazione di questo terribile e spaventoso sfruttamento”, ha detto l’ex ministra Yvette Cooper.

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E ancora la ministra Carolyn Harris:

“I miei figli sono cresciuti amando i giocattoli Kinder, è orribile che dietro ci siano storie di schiavitù infantile”.

In una dichiarazione la Ferrero sostiene di “aver vietato l’uso di manodopera infantile e che i propri dipendenti hanno un salario minimo. E ancora che Romexa e Prolegis, le aziende a cui viene appaltato l’assemblaggio dei giochi degli ovetti, sono sottoposte a ispezioni di controllo regolari”.

Eppure queste immagini parlano chiaro, negli occhi di questi bambini c’è solo tanta disperazione. Siamo ben lontani dal rispetto dei diritti umani.

Dominella Trunfio

Foto

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