L'indigo è la tintura naturale ricavata dall'essiccazione e frantumazione delle foglie dell' Indigofera Tinctoria, diffusa soprattutto in India. Si tratta di una pianta il cui potere tintorio è noto sin dall'antichità, avendo sempre trovato largo impiego nella colorazione dei tessili.
Indice
L’indigo è la tintura naturale ricavata dall’essiccazione e frantumazione delle foglie dell’ Indigofera Tinctoria, diffusa soprattutto in India. Si tratta di una pianta il cui potere tintorio è noto sin dall’antichità, avendo sempre trovato largo impiego nella colorazione dei tessili.
Pare che già intorno al 2000 A.C. venisse usata per tingere indumenti dalle popolazioni dell’Egitto e dell’Asia Minore.
Vediamo assieme quali sono le sue proprietà se applicata sui capelli.
Indigo, proprietà sui capelli
• lucidanti
• volumizzanti
• disciplinanti
• antiforfora
• seboregolatrici
L’indigo scurisce i capelli, tingendoli di varie tonalità di castano, fino al nero vero e proprio con sfumature blu, garantendo al contempo la copertura dei capelli bianchi o grigi. L’azione tintoria si verifica sui capelli chiari o su un castano di media intensità.
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Su una base molto scura, invece, l’indigo esercita un’azione riflessante più che tintoria, poiché le tinte naturali colorano tono su tono e non sono in grado di schiarire i capelli. Partendo da una base nera, ad esempio, non si potrà mai ottenere un castano chiaro, perlomeno non con metodi naturali.
Indigo, caratteristiche
Spesso chiamato impropriamente henné nero, l’indigo ha tuttavia caratteristiche molto diverse dalla lawsonia. Innanzitutto non è un tipo di henné, e soprattutto l’indigo non è nero, ma blu. Utilizzato da sempre nella colorazione dei tessuti, l’indigo, proprio in virtù del suo caratteristico colore blu, in epoche più recenti ha conosciuto vastissimo impiego nella tintura dei jeans.
Se applicata sui capelli, la sua povere li colora di un castano scuro/ nero con riflessi freddi bluastri, visibili soprattutto al sole. In purezza sui capelli bianchi, invece, li colorerà di azzurro. Assolutamente da evitare l’indigo puro sui capelli biondi o decolorati: fate attenzione perché vi verrano i capelli verdi!
Del resto, è facile intuire questi risultati se si pensa che, in base alla teoria dei colori, addizionando al bianco il blu si ottiene un colore azzurrino, mentre se mescolato al giallo, il blu dà come esito il colore verde appunto. Quindi per ottenere le varie tonalità di castano, da una gradazione chiara passando per un intenso cioccolato fino al castano scuro, è necessario il ricorso ad una miscela tintoria in cui sia presente anche l’henné.
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Inoltre, allo stato puro, l’indigo tende a scaricare moltissimo e a venir via nel giro di qualche shampoo. Per questi motivi, si riescono a sfruttare pienamente le potenzialità benefiche di questa polvere soltanto utilizzandola in combinazione con l’hennè.
Il lawsone e l’indigotina, ovvero le molecole rispettivamente di hennè e indigo, hanno differente grandezza. Il lawsone è l’unico tipo di elemento in grado di legarsi alla cheratina del capello. L’indigotina, invece,avendo dimensioni maggiori , non riesce ad attecchire e a fissarsi sul fusto della capigliatura, perciò necessita del lawsone in funzione di catalizzatore della reazione tintoria.
Indigo, per coprire i capelli bianchi
Per coprire i capelli bianchi è consigliabile utilizzare il metodo del doppio passaggio:una prima passata solo con l’henné e successivamente un secondo passaggio con indigo assoluto o con un mix di henné e indigo.
L’indigo infatti colora tantissimo e scurisce molto i capelli. Per cui, a meno che non vogliate avere capelli nero corvino, è opportuno miscelarlo sempre con la lawsonia, o preferibilmente con lawsonia e cassia. Quest’ultima, oltre alle straordinarie proprietà ristrutturanti sui capelli, se impiegata in una miscela con altre erbe diluisce il potere tintorio del composto.
La presenza di henné nell’impasto, oltre a garantire un’uniforme copertura dei capelli bianchi, è in grado di attenuare la tonalità fredda dell’indigo, smorzandone i riflessi bluastri e ottenendo castani più caldi o il mogano.
Inoltre, l’indigo ha sostanzialmente un grande potere tintorio, ma di certo non possiede tutte le proprietà benefiche dell’hennè. Per cui, per avere capelli più corposi e sani, la lawsonia risulta imprescindibile.
Indigo, come e quando usarlo
Ovviamente il risultato finale dipenderà dalla sinergia di una serie di fattori: il colore di base, la porosità del capello, cioè la sua capacità di assorbire la tinta, e la quantità percentuale delle singole erbe nella pastella.
Partendo da una tonalità chiara, si potrà ottenere un castano più intenso, da un castano medio si avrà una bella nuance cioccolato, e da un castano scuro si potrà arrivare al nero. A titolo puramente indicativo, per ottenere un castano chiaro, partendo sempre da una base chiara, una buona miscela pltrebbe essere composta da 60% di cassia, 20% di lawsonia e 20% di indigo.
Un castano medio potrebbe richiedere un mix di 30 % cassia 30% lawsonia e 40% indigo. Si otterrà un colore molto scuro invece applicando una pastella composta al 40% da lawsonia, 50% da indigo e 10% da cassia. La percentuale di lawsonia può variare anche in base alla percentuale di capelli bianchi da coprire. Ma si tratta solo di consigli di massima.
Come già illustrato nei precedenti articoli, con le tinture naturali non esistono previsioni esatte. Ogni persona è diversa, ogni capello è diverso, e il colore ottenuto sarà differente, unico per ognuno di noi, con sfumature cromatiche originali e allo stesso tempo molto naturali.
Vale sempre la regola d’oro di tutte le polveri tintorie : se avete dubbi o temete esiti infelici, provate prima la pappetta su una ciocca nascosta, ad esempio dietro la nuca.
La copertura dei capelli bianchi può essere ottenuta anche senza ricorrere al doppio passaggio, ma applicando solamente un mix di henné, cassia e indigo sui capelli, secondo gli schemi di massima illustrati poc’anzi. Tuttavia, a meno di non avere una capigliatura estremamente porosa e in grado di trattenere al meglio il colore, i risultati non saranno altrettanto soddisacenti e duraturi.
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Indigo, come preparlo
Esattamente come il katam, l’indigo predilige un ambiente basico. Per cui all’acqua calda necessaria per la preparazione è consigliabile aggiungere una sostanza alcalina come il bicarbonato, e un pizzico di sale, utile a fissare il colore.
In caso di miscela tintoria con henné, cassia e indigo, si possono macerare le polveri simultaneamente, sciogliendole insieme nella stessa acqua, con o senza l’aggiunta di bicarbonato, oppure separatamente.
Sarebbe preferibile la macerazione separata: da una parte henné (o henné e cassia) con sola acqua calda; in un’altra ciotola l’indigo sciolto in acqua calda e addizionato di un pizzico di sale e bicarbonato. Trascorsi una decina di minuti, si uniscono i due composti ottenuti, mescolandoli con cura fino a formare una pastella omogenea.
Ma ai fini dell’intensità del colore finale va benissimo anche la macerazione simultanea delle polveri con sola acqua calda. La preparazione in un modo piuttosto che nell’altro non diminuirá assolutamente la capacita tintoria delle erbe, poiché sia l’henné che l’indigo hanno un elevatissimo potere colorante.
L’importante è utilizzare acqua calda, ma non bollente e attendere qualche minuto per il rilascio del pigmento tintorio. Le sostanze acide (come nel caso dell’henné) o basiche (come nel caso dell’indigo), sono in grado di enfatizzare lievemenete le nuances tipiche di quella partiolare erbetta, ma non ne incrementano assolutamente il potere tintorio.
L’indigo colora da subito, per cui dopo una breve macerazione di una decina di minuti circa si può procedere direttamente all’applicazione. Anche in questo caso valgono le stesse raccomandazioni fatte per tutte le altre erbe tintorie: applicare sui capelli puliti, evitare oggetti in metallo, indossare dei guanti, coprire la capigliatura con una cuffia o con della pellicola trasparente per non far seccare la pastella.
L’indigo smette di colorare dopo circa due ore, per cui sarebbe inutile tenerlo più a lungo sui capelli. In ogni caso, per avere un bell’effetto scurente, un’ora di posa è comunque sufficiente. Se si ha necessità di coprire i capelli bianchi i tempi di posa si allungano fino a 3/4 ore.
L’indigo è un’erba che scarica moltissimo, per cui è quantomai opportuno effettuare il lavaggio solo con acqua. Se avvertiamo una leggera secchezza delle punte, possiamo applicare una noce di balsamo.
Raccomandato, come sempre, il risciacquo acido, che ha l’importantissima funzione di chiudere le squame del capello, fissando il colore e lasciando i capelli lucidi e setosi. Basta acidificare l’acqua dell’ultimo risciacquo con aceto o succo di limone e i benefici saranno immediati.
È di fondamentale importanza controllare sempre la purezza della polvere tintoria per evitare colorazioni improbabili o, peggio, dermatiti o reazioni allergiche. Per escludere l’eventualità, molto remota ma pur sempre possibile, di un’allergia alle piante tintorie, andrebbe sempre eseguito un test sulla pelle.
Nel caso dell’indigo, l’INCI della confezione deve riportare soltanto il nome botanico della pianta, nello specifico la dicitura 100% Indigofera Tinctoria. Fate attenzione soprattutto al PPD, acronimo di Para-fienilediammina. Il PPD è un colorante sintetico spesso aggiunto all’indigo per potenziarne l’effetto scurente.
Si trova generalmente nelle confezioni dei tatuaggi temporanei vendute presso alcuni negozi etnici, con la dicitura p-phenylenediamine. Può essere molto nocivo, causando eruzioni cutanee, dermatiti da contatto o vere e proprie reazioni allergiche.
La polvere dell’indigo dev’essere finissima, della stessa consistenza del talco e di colore verde. Se è marroncina o più scura, allora vuol dire che non è puro e quasi sicuramente contiene PPD. Nel dubbio, non compratela. E nel caso permanessero comunque perplessità, nonostante l’Inci non recasse menzione di tale sostanza o di altri additivi, fate prima un test sulla pelle dell’avambraccio.
Scegliere le erbe tintorie significa orientare i propri comportamenti e abitudini nettamente a favore del benessere e della salute dei nostri capelli. L’utilizzo delle erbe tintorie richiede comunque pazienza, tempo e dedizione e sicuramente non è indicato per coloro che vogliono risultati rapidi o addirittura immediati.
Se portata avanti consapevolmente, la scelta delle tinte naturali vince di gran lunga il confronto con le tinte chimiche, soprattutto nel lungo periodo. Più precisamente, soprattutto nel lungo periodo, tra le due opzioni non c’è proprio confronto in termini di salute e bellezza della capigliatura. Se avrete pazienza, perseveranza e voglia di sperimentare sarete ripagati in maniera superiore alle vostre migliori aspettative.
Angela Petrella