Celiachia, niente auto-diagnosi! Le differenze con l’intolleranza al glutine

L'intolleranza al glutine è cosa ben diversa, e meno grave, della celiachia. E' per questo che i medici consigliano di non affidarsi a una pura auto-diagnosi.

Intolleranza al glutine: avvertite particolari sintomi e quindi pensate di soffrire di una patologia simile? Niente diagnosi fai-da-te ma affidatevi a un medico, fate gli esami del caso e valutate se, piuttosto, non si tratti di vera e propria celiachia.

È il monito che arriva dai ricercatori della Sige, la Società italiana di gastroenterologia, che parlano di una “moda pericolosa” riferendosi alla “autodiagnosi” di una presunta intolleranza al glutine, o meglio una “sensibilità al glutine non celiaca”.

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Molte persone, infatti, che pensano di essere intolleranti, in realtà sono dei veri e propri celiaci e “come tali vanno inquadrati e seguiti da uno specialista”.

La differenza tra celiachia e intolleranza al glutine

L’intolleranza al glutine, o “gluten sensivity”, e la celiachia sono legate alla stessa sostanza, ma si differenziano nettamente sia a livello molecolare che per la reazione del sistema immunitario.

Nelle persone affette da celiachia, il glutine scatena una reazione autoimmune, che attacca l’intestino e danneggia la mucosa intestinale. L’intolleranza al glutine, invece, si presenta con dolori addominali, colon irritabile, affaticamento, mal di testa, ma non comporta gravi lesioni intestinali. Si tratta dunque di una vera e propria intolleranza del nostro organismo verso questo grano “artificialmente arricchito” e le soglie di tolleranza possono essere diverse da individuo a individuo.

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L’intolleranza al grano

La questione, però, si sta facendo via via più ampia. I gastroenterologi, infatti, affermano che stanno aumentando le proteine del grano potenziali colpevoli di disturbi simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile (pancia gonfia, dolori addominali, diarrea alternata a stipsi), ma anche stanchezza, malessere generale, difficoltà di concentrazione, eczemi e dolori articolari.

In un mondo sempre più dominato da mitologie dietetiche fomentate da un’informazione ad alto flusso, di facile accesso ma non controllata e non sempre attendibile – sottolinea Antonio Craxì, presidente della Sige – il ruolo di una società scientifica è quello di fornire al pubblico la visione più aggiornata, comprensibile e nel contempo bilanciata su quanto la ricerca scientifica, ma anche le mode del momento pongono all’attenzione di tutti”.

Intolleranza al glutine

Tra i nuovi sospetti rientrano gli inibitori dell’amilasi-tripsina o Ati, piccoli frammenti di proteine antigeniche, contenute nel frumento insieme al glutine, che rappresentano il 4% di tutte le proteine del frumento e sarebbero capaci di provocare un’infiammazione a livello intestinale.

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Chi ne soffre non sarebbe “celiaco” e avvertirebbe sintomi gastrointestinali e cefalea, difficoltà di concentrazione, senso di testa vuota. In questo caso, gli esperti sarebbe orientati a parlare di una più generica “intolleranza al grano”.

Come si riconosce la celiachia

Chi sospetta una celiachia, deve sottoporsi, mentre segue una dieta contenente glutine, a una ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi IgA nel sangue e il dosaggio delle immunoglobuline IgA totali. Se il test è positivo, si ricercano gli anticorpi anti-endomisio IgA. Per avere ulteriori certezze, inoltre, si possono fare anche i test genetici, i cui risultati si differenziano tra bambini e adulti: la positività di questi esami in un bambino sintomatico, per esempio, basta per avere una diagnosi di celiachia, nell’adulto, invece, per fare diagnosi di celiachia si deve procedere a una biopsia dei villi della seconda porzione del duodeno.

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Quanto alla sensibilità al glutine non celiaca che molti si autodiagnosticano, in linea di massima, secondo gli esperti, se dopo 6 settimane di dieta senza glutine non si osservano miglioramenti sui sintomi addominali, allora la diagnosi di “sensibilità” va esclusa.

Germana Carillo

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