Pensiamo di essere allergici o intolleranti, ma forse non lo siamo affatto. Un italiano su quattro, in effetti, soffre di patologie allergiche, ma a pensare di essere allergico o intollerante è ben la metà degli Italiani: uno su due ritiene di soffrire di allergie o intolleranze, forse per fobia.
Pensiamo di essere allergici o intolleranti, ma forse non lo siamo affatto. Un italiano su quattro, in effetti, soffre di patologie allergiche, ma a pensare di essere allergico o intollerante è ben la metà degli Italiani: uno su due ritiene di soffrire di allergie o intolleranze, forse per fobia.
L’allarme viene lanciato durante il Congresso Nazionale dell’AAIITO, Associazione degli Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri Italiani che ha come obiettivo quello di informare sulle novità, le scoperte e gli studi fatti nel variegato mondo delle allergie e intolleranze.
“Di innovazioni in questo settore ce ne sono parecchie, tutte orientate verso una “medicina di precisione” che cerca di costruire per il singolo paziente il suo specifico percorso diagnostico-terapeutico”, spiegano all’unisono Beatrice Bilò, presidente AAIITO e Antonino Musarra, presidente eletto.
Secondo le stime più recenti l’allergia alimentare interessa il 7-8% dei bambini di età inferiore a 3 anni e circa il 3-4 della popolazione adulta. Tuttavia la percezione globale di “allergia alimentare” nella popolazione generale risulta molto più alta, intorno al 30%.
Gli alimenti responsabili della stragrande maggioranza delle reazioni allergiche sono: latte, uova, arachidi, pesci, frutta secca, soia nei bambini e, negli adulti, arachidi, noci, pesci, crostacei, soia, verdura e frutta.
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“Quello delle intolleranze alimentari – è un problema che risulta sempre più avvertito, spesso in maniera esagerata. Un fenomeno in crescita, con numeri raddoppiati nell’arco di cinque anni. Il problema è che spesso questa percezione, quella di essere intollerante o allergico a qualcosa, non corrisponde a realtà”, aggiunge il presidente Bilò.
Quelli che si sottopongono più frequentemente a controlli sono le donne, soprattutto quelle tra i 40 e i 50 anni. I sintomi sono spesso di difficile interpretazione: problemi intestinali, cefalea, prurito e stanchezza vengono facilmente etichettati come causati da allergie.
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“Quella delle intolleranze è sicuramente una “moda”, sulla quale si concentra la maggioranza degli equivoci a causa della grande disinformazione. ll mercato ovviamente ci lucra, immettendo in commercio strumenti ed esami spesso non attendibili. Sono pochissimi, infatti, quelli che hanno un reale valore scientifico: solo il test per il lattosio e il test per l’intolleranza al glutine sono stati riconosciuti ufficialmente validi. Ed è facile accorgersi dell’approssimazione di questi test: a volte basta ripetere il test dopo pochi giorni per avere valori totalmente opposti. Questi test sono spesso eseguiti in farmacie ed erboristerie: in questo modo si alimenta un settore che si basa più sulla fantasia che sulla scienza”, dichiara Antonino Musarra.
Fra i test incriminati più frequenti spiegano gli esperti, ci sono il test citotossico, eseguito sul sangue, che esamina le modificazioni dei globuli bianchi a contatto con un alimento; il test kinesiologico, che valuta le variazioni di forza muscolare; il Vega test, che analizza le variazioni di conduttanza della cute.
La convinzione comune è che queste allergie/intolleranze alimentari possano provocare disturbi di vario tipo, che vanno spaziano dai problemi gastrointestinali a quelli cutanei, dalle alterazioni umorali all’aumento di peso.
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“È vero che l’eliminazione di alcuni ingredienti dalla nostra dieta potrebbe indurre una apparente sensazione di benessere e di leggerezza, ma questo non significa che la diagnosi sia corretta. Non è un caso che le prime sostanze che vengono eliminate dalla dieta sono proprio le amine e il grano, che spesso provocano disturbi e pesantezza”, conlude Musarra.
Redazione greenMe.it