Lavorare di notte aumenta il rischio di tumore

Spezzare il naturale ritmo di sonno-veglia manda in tilt l'orologio biologico e aumenta il rischio di insorgenza di tumore.

“Il lavoro fa male, lo dicono tutti”, era il verso di una canzone degli anni Novanta, ipotesi più o meno confermata da una serie di disturbi legati alla troppa attività lavorativa. Oggi però arriva l’ennesimo campanello d’allarme.

Secondo uno studio del Mit, Massachusetts Institute of Technology di Boston, pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, lavorare nelle ore notturne potrebbe aumentare il rischio di insorgenza di tumore, perché spezzare il naturale ritmo di sonno-veglia manderebbe in tilt l’orologio biologico.

Le alterazioni del ciclo avrebbero, dunque, degli effetti negativi di lungo periodo sull’organismo dei lavoratori, come un maggior rischio di malattie cardiovascolari e oncologiche, che aumenta in modo proporzionale al numero di anni spesi adottando ritmi sfasati.

LEGGI anche: TUMORI: 27 ALIMENTI PER LA PREVENZIONE DEL CANCRO

Sotto accusa è la luce che colpisce la retina e manda un segnale al cervello, nella regione del nucleo soprachiasmatico, dove risiedono gli “ingranaggi” dell’orologio biologico da cui partono i segnali che regolano le “lancette” in ogni cellula del corpo.

“La luce è come un pulsante di reset che azzera l’orologio: quando si perde questo segnale, si perde il ritmo naturale in tutte le cellule dell’organismo”, spiega Thales Papagiannakopoulos, coordinatore dello studio.

A perdere il ritmo, si legge nello studio, sono i geni “lancetta” Bmal1 e Per2 che secondo il ricercatore, “se vengono distrutti in tutte le cellule del corpo, il segnale luminoso che si riceve normalmente non provoca più alcun effetto. È come prendere un martello molecolare e rompere l’orologio”.

LEGGI anche: TUMORE AL SENO: LE 17 SOSTANZE CHIMICHE DA EVITARE E I 7 MODI PER PROTEGGERSI

I risultati dei test sono stati confermati anche dall’analisi di biopsie prelevate da pazienti con tumore del polmone: nelle cellule malate, i geni Bmal1 e Per2 sono molto meno attivi rispetto alle cellule sane.

Redazione greenMe.it

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram