C’era anche un neonato con due giorni di vita tra le vittime innocenti della strage senza fine siriana. Uomini, donne e bambini che avevano bisogno di cure mediche, sostegno psicologico e avevano trovato rifugio in uno degli ospedali di Aleppo.
C’era anche un neonato con due giorni di vita tra le vittime innocenti della strage senza fine siriana.
Uomini, donne e bambini che avevano bisogno di cure mediche e sostegno psicologico avevano trovato rifugio in uno degli ospedali di Aleppo. Ma neanche quello era un luogo sicuro.
Non criminali, dunque, ma civili morti a causa dei bombardamenti aerei che hanno colpito e distrutto parzialmente sette ospedali e una banca del sangue.
La denuncia arriva dall’Associazione dei medici indipendenti (Ida), che ha annunciato anche la chiusura delle strutture per i continui attacchi sferrati.
Una vera e propria tragedia umanitaria. Impossibile stabilire un numero esatto di morti, ma secondo gli attivisti dei Comitati di Coordinamento locale sarebbero circa 121, e tra loro anche tanti bambini.
“L’apporto di ossigeno al neonato è stato interrotto dopo un bombardamento contro l’ospedale, il secondo attacco alla struttura nell’arco di dodici ore. I medici potevano solo urlare ai colleghi di proteggere i bambini”, scrive l’Ida.
L’ennesima strage dopo quella in cui le aviazioni di Damasco e Mosca avevano bombardato nei mesi scorsi proprio gli ospedali siriani.
Secondo quanto riporta Syria Direct le strutture colpite sarebbero quelle di Bayan, Hakim, Daqmaq e Zahra, oltre a una banca del sangue nel quartiere Shaar.
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Un’altra clinica colpita si trova ad Atareb, cittadina a ovest di Aleppo lungo la strada che collega la metropoli siriana al confine occidentale con la Turchia. Un’ altra è stato bombardata e distrutta nella Ghuta orientale, vicino Damasco. Il settimo e ultimo ospedale colpito è quello pubblico di Idlib.
“Mai come adesso, gli ospedali in cui sono ricoverati donne e bambini in un-Shaar sono stati presi così di mira. Gli operatori sanitari dicono che il ritmo degli attacchi è cresciuto a dismisura dopo l’offensiva russa che ha circondato la città a fine maggio”, ha spiegato Abdelbasset Ibrahim, direttore del Dipartimento di salute di Aleppo.
Nei giorni scorsi l’Onu aveva lanciato l’allarme umanitario per i circa 300mila civili rimasti ad Aleppo est: sono rimasti senza farina, medicine e acqua potabile.
Così si muore oggi in Siria, anche se sei “solo” un bambino. Per denutrizione. O sotto le bombe.
Stiamo parlando di decine di migliaia di persone tagliate fuori da qualsiasi tipo di assistenza.
Medici senza frontiere ha lanciato la petizione #milionidipassi per affrontare la questione a livello internazionale, perché il tema delle popolazioni in fuga è una questione umanitaria e non un problema di sicurezza.
“Chiediamo a tutte le parti in conflitto, e in particolare al governo siriano, di porre fine al bersagliamento delle infrastrutture civili, come gli ospedali e le scuole, e di interrompere l’utilizzo indiscriminato di armi in zone urbane, dove sono i civili a pagare il prezzo maggiore. Tutte le parti in conflitto devono rispettare il diritto umanitario”, questo l’appello di Teresa Sancristóval, Coordinatrice dell’emergenza per MSF. Era il 2003.
Da allora, purtroppo, nulla è cambiato. Dall’inizio della crisi in Siria, circa 12.000 bambini sono stati uccisi. Più di 2,3 milioni hanno dovuto lasciare il paese.
Firma qui la petizione
Dominella Trunfio