Sono dati allarmanti quelli diffusi dall’Ispra in occasione del #SoilDay, Una giornata per il suolo che si celebra oggi. Il consumo di suolo ha toccato livelli altissimi e il prezzo massimo che gli italiani potrebbero pagare da quest’anno in poi, sfiora il miliardo di euro.
Sono dati allarmanti quelli diffusi dall’Ispra in occasione del #SoilDay, Una giornata per il suolo che si celebra oggi. Il consumo di suolo ha toccato livelli altissimi e il prezzo massimo che gli italiani potrebbero pagare da quest’anno in poi, arriva a 800 milioni di euro l’anno.
Negli ultimi tre anni, infatti, il consumo che viaggia alla velocità di 4 metri quadrati al secondo continua ad avanzare ricoprendo in soli due anni, altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero circa 35 ettari al giorno.
Secondo il Rapporto Ispra presentato oggi a Roma i costi occulti prevedono una spesa che può arrivare anche a 55 mila euro all’anno per ogni ettaro di terreno consumato. Costi che ovviamente variano: si va dai 400 milioni di euro per la produzione agricola ai 150 milioni per lo stoccaggio del carbonio fino ai 120 milioni per la protezione dell’erosione.
Ci sono poi i danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua e dall’assenza di impollinatori. Tutti servizi ecosistemici che il suono -a causa dell’erosione- non è più in grado di fornire. Per l’Ispra, la triade delle città metropolitane con costi annuali più alti è composta da Milano, in testa con 45 milioni, Roma con 39 milioni e Venezia con 27 milioni di euro.
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Dal 2012 al 2015 il territorio sigillato è aumentato dello 0,7%, invadendo fiumi e laghi (+0,5%), coste (+0,3%) ed aree protette (+0,3%), avanzando anche in zone a pericolosità sismica (+0,8%), da frana (+0,3%) e idraulica (+0,6%). Ancora, la maggior parte del suolo consumato è di buona qualità: lo studio condotto in Abruzzo e in Veneto ha dimostrato che i suoli modificati sono quelli con maggiore potenzialità produttiva.
In altri termini, oltre la metà del territorio nazionale, ovvero il 56% risulta compromesso. Nello specifico nel 2015 3 regioni superano il 10% di suolo consumato, i valori percentuali più alti sono in Lombardia, Veneto e Campania.
In Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%. La regione più virtuosa è invece la Valle d’Aosta (3%).
“Azzerare le perdite di suolo e migliorare lo stato di salute di quello fertile, rappresentano due direttrici ineludibili per il Pianeta Terra nei prossimi anni. Vincere o perdere questa sfida rappresenterà la differenza tra la vita e la morte per milioni di persone e porrà i presupposti per nuovi equilibri sociali, politici ed economici. Migliorare e diffondere la conoscenza e la gestione efficiente del suolo rappresenteranno sempre più delle necessità stringenti per il nostro Paese ed in particolare per l’agricoltura italiana”, ha spiegato Michele Pisante, Commissario delegato del CREA.
Nel triennio 2012-2015, l’Italia si è divisa nettamente in due: il consumo avvenuto nella metà dei comuni italiani (51%) coincide con l’incremento della popolazione, mentre l’altra metà (49%) ha consumato a perdere, ovvero nonostante la popolazione non crescesse.
I piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti sono i più inefficienti, avendo i valori più alti di consumo marginale di suolo: per ogni nuovo abitante divorano mediamente tra i 500 e i 700 m2 di suolo contro i 100 m2 dei comuni con più di 50 mila abitanti.
“Per frenare il consumo di suolo c’è bisogno di norme e regole efficaci non più rimandabili. È il momento di dare un segnale chiaro al Paese, delineando una strategia ben precisa che tenga conto di una politica economica sostenibile e una normativa a difesa del suolo, per iniziare quella strada del cambiamento caratterizzata dalla rigenerazione urbana, dalla sostenibilità ambientale, dalla riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio esistente”, ha detto Damiano Di Simine di Legambiente.
Secondo l’associazione ambientalista è necessario chiedere al più presto al Parlamento di approvare in tempi brevi il ddl contro il consumo di suolo, in ballo da quattro anni e ora in discussione al Senato e all’Unione europea di approvare una direttiva europea sul suolo.
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“Per questo a settembre lanceremo una grande petizione popolare europea che coinvolgerà tanti cittadini e una rete di oltre 300 organizzazioni. L’obiettivo è quello di raccogliere le firme di un milione di cittadini europei e chiedere alle istituzioni comunitarie di introdurre una direttiva specifica a tutela del suolo in Europa. Il suolo è il bene comune imprescindibile per lo sviluppo del progetto europeo, la sua tutela deve essere una responsabilità comune di cui le istituzioni comunitarie devono farsi garanti”, conclude Di Simine.
Dominella Trunfio