Le piante sono belle, perché riempiono di colore e di vita le nostre città e i nostri giardini, e anche utili, in quanto ci danno frutti e ossigeno. Di fatto, però, tendiamo a considerarle come elementi passivi del paesaggio: d'altra parte, non si muovono, non sono dotate di un sistema nervoso, come potremmo considerarle “protagoniste” o “attive”? Eppure, come rivela uno studio appena pubblicato, anche le piante sono in grado di “prendere decisioni”, adattandosi continuamente alle caratteristiche del mondo che le circonda.
Le piante sono belle, perché riempiono di colore e di vita le nostre città e i nostri giardini, e anche utili, in quanto ci danno frutti e ossigeno. Di fatto, però, tendiamo a considerarle come elementi passivi del paesaggio: d’altra parte, non si muovono, non sono dotate di un sistema nervoso, come potremmo considerarle “protagoniste” o “attive”? Eppure, come rivela uno studio appena pubblicato, anche le piante sono in grado di “prendere decisioni”, adattandosi continuamente alle caratteristiche del mondo che le circonda.
Una nuova ricerca, apparsa sulla rivista Current Biology, mostra come le piante, pur non essendo dotate di un cervello, siano sensibili al rischio e valutino l’ambiente circostante sfruttando le situazioni per trarne vantaggio o ridurre, quantomeno, gli svantaggi.
Lo studio in questione, Pea Plants Show Risk Sensitivity, esamina una particolare categoria di piante, quelle di piselli (Pisum sativum), è stato portato avanti da un gruppo di ricerca attivo tra la Gran Bretagna e Israele e si basa su un esperimento.
LEGGI anche: Piselli freschi: 10 ricette per gustarli al meglio
Alcune piante di piselli sono state cresciute in una serra, ciascuna con le radici immerse in due suoli differenti, uno più ricco di nutrienti e l’altro più povero. Come previsto dai ricercatori, le piante hanno fatto crescere un maggior numero di radici nel suolo più ricco di nutrienti, dimostrando una capacità di adattamento simile a quella degli animali. Nella seconda fase dell’esperimento, le piante si sono invece trovate con le radici immerse in due suoli con lo stesso livello medio di nutrienti, ma con una differenza: in uno, il livello di nutrienti era costante, nell’altro variava, oscillando tra un punto più alto e uno più basso. Per ogni pianta, inoltre, il livello medio di nutrienti era differente.
Dopo 12 settimane, gli scienziati hanno osservato l’evoluzione della situazione, misurando la massa delle radici cresciuta in ciascun suolo e notando come le piante avessero risposto in modo diverso alle condizioni in cui si trovavano, cercando sempre di ottenere il massimo nutrimento possibile. Alcune avevano “scommesso” sul suolo variabile, facendovi crescere più radici. Altre invece avevano mostrato una scarsa propensione al rischio, concentrandosi sul suolo più “sicuro”, con un livello di nutrienti costante. Infine, le piante meno “fortunate”, che affondavano le radici su due suoli con un livello di nutrienti molto basso, di cui uno costante e l’altro variabile, avevano “scommesso” su quest’ultimo, assumendosi dei rischi per sopravvivere.
“Sulla base di quello che sappiamo, questa è la prima volta in cui si dimostra una risposta adattativa al rischio da parte di un organismo sprovvisto di un sistema nervoso.” – ha spiegato Alex Kacelnik, coautore dell’articolo e Professore di Ecologia comportamentale presso l’Università di Oxford.