Per secoli e secoli, alcune città medievali cambogiane sono rimaste sepolte nel terreno, al di sotto della giungla, nascoste e irraggiungibili, tanto che di loro si si sono persi ogni ricordo e memoria storica. Fino a quando una tecnologia laser ha permesso agli archeologi di individuare i loro resti: una scoperta di proporzioni enormi, che potrebbe portare alla riscrittura della storia del sud-est asiatico.
Per secoli e secoli, alcune città medievali cambogiane sono rimaste sepolte nel terreno, al di sotto della giungla, nascoste e irraggiungibili, tanto che di loro si si sono persi ogni ricordo e memoria storica. Fino a quando una tecnologia laser ha permesso agli archeologi di individuare i loro resti: una scoperta di proporzioni enormi, che potrebbe portare alla riscrittura della storia del sud-est asiatico.
Siamo in Cambogia, nei pressi del tempio khmer di Angkor Wat, un complesso imponente, patrimonio dell’Unesco, circondato dalla foresta più fitta. Ed è proprio al di sotto della foltissima vegetazione che un team di archeologi è riuscito, dopo diversi anni di ricerche, ad individuare i resti dimenticati di alcune grandi città medievali, risalenti ad un periodo compreso tra i 900 e i 1.400 anni fa.
La scoperta, che verrà illustrata nelle prossime settimane sulle pagine del Journal of Archaeological Science e che è stata presentata ieri nel corso di un incontro presso la Royal Geographical Society di Londra, è stata fatta utilizzando una tecnologia laser che permette di scansionare il terreno al di sotto della vegetazione.
Secondo alcuni storici, i dati messi insieme dalla squadra dell’archeologo australiano Damian Evans – raccolti nel corso del 2015, durante il più esteso studio in volo mai effettuato nell’ambito di un progetto archeologico, che ha coperto un’area di oltre 1.900 kmq – mostrano quello che resta di una rete di città densamente popolate, parte integrante di un impero che, nel suo momento di massima espansione, nel XII secolo, era probabilmente il più grande sulla Terra.
Il progetto è stato portato avanti grazie al Lidar (Light Detection and Ranging), una tecnica di telerilevamento basata, per l’appunto, sull’utilizzo del laser. Mentre si sorvolava l’area oggetto di ricerche in elicottero, venivano sparato a terra un fascio di raggi laser, in grado di produrre un’immagine estremamente dettagliata del suolo al di sotto della vegetazione. Tali scansioni hanno consentito agli archeologi di mappare finalmente l’intera zona, superando l’ostacolo costituito dalla giungla.
La mappatura del terreno ha permesso di individuare, tutto intorno al tempio di Angkor Wat, tracce di strade, condutture ed edifici, a formare un conglomerato di diversi centri urbani. Per gli studiosi, la scoperta è di fondamentale importanza, in quanto permetterà di analizzare meglio alcuni eventi e congiunture storiche che fino ad oggi non erano ben documentati, e potrebbe condurre a riscrivere, almeno in parte, la storia del sud-est asiatico.
Lisa Vagnozzi