“I’ll never be silent”, non starò mai in silenzio. Un messaggio forte quello lanciato dal fotografo Marcio Freitas nella spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro.
“I’ll never be silent”, non starò mai più in silenzio. Un messaggio forte quello lanciato dal fotografo Marcio Freitas nella spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro.
420 mutandine rosse e bianche e decine di foto di donne con i volti sporchi di sangue: un’installazione outdoor per ribadire ancora una volta che la violenza sulle donne deve essere fermata.
Il numero 420 non è stato scelto a caso, ma è amaramente quello delle donne che in Brasile subiscono violenza ogni 72 ore, per un totale di 50mila all’anno. Enormi foto di forte impatto campeggiano sulla famosa spiaggia, dopo l’ennesimo caso dell’adolescente 16enne violentata da un branco di 30 uomini proprio nel paese brasiliano.
Gli autori avevano perfino immortalato tutto in un video poi postato su Twitter. E per l’ennesima volta, era stata proprio la ragazza ad essere diventata una doppia vittima. “Mi hanno stuprata, ma dicono che è colpa mia. Mi hanno sottratto tutto, anche il mio corpo”, aveva detto in un’intervista al Wall Street Journal.
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In “I’ll never be silent” le venti modelle sono ritratte con il segno rosso di una mano sul viso simbolo di silenzio, di abuso, di paura ma anche di soggiogazione.
La mostra di Freitas apre una pagina dolorosa della nostra società, la violenza sulle donne è un crimine diffuso in tutto il mondo e non solo in Brasile dove dal 2014 a oggi ha contato oltre 47mila stupri. Dati agghiaccianti su cui il fotografo invita a riflettere in senso più ampio in vista anche delle prossime Olimpiadi.
Stupri, turismo sessuale, abusi domestici, nomi e atti diversi che racchiudono però una sola triste realtà: la violenza sulle donne è pane quotidiano che cela ancora pregiudizi e stereotipi.
Dominella Trunfio
Foto di Marcio Freitas su Facebook