Disastro ambientale in Vietnam: la strage dei pesci di cui nessuno parla

Dallo scorso aprile, milioni di pesci morti sono stati rinvenuti lungo le spiagge del Vietnam: una strage di proporzioni enormi, di cui tuttavia si parla pochissimo. Una ricerca commissionata dal Governo del Paese rintraccia le cause di questa moria nella presenza di “elementi tossici” nell’ambiente: ma è qui che indagini e risposte sembrano fermarsi, senza che si intravedano responsabilità o soluzioni. Quali sono infatti questi "elementi tossici"? E da dove arrivano?

Dallo scorso aprile, milioni di pesci morti sono stati rinvenuti lungo le spiagge del Vietnam: una strage di proporzioni enormi, di cui tuttavia si parla pochissimo. Una ricerca commissionata dal Governo del Paese rintraccia le cause di questa moria nella presenza di “elementi tossici” nell’ambiente: ma è qui che indagini e risposte sembrano fermarsi, senza che si intravedano responsabilità o soluzioni. Quali sono infatti questi “elementi tossici”? E da dove arrivano?

Molti vietnamiti – e in particolare i pescatori, la cui attività è stata messa in crisi dall’emergenza – ne attribuiscono la responsabilità ad un impianto industriale che produce acciaio, di recente costruzione e di proprietà della taiwanese Formosa Plastic Group, che avrebbe riversato sostanze contaminanti nell’ambiente circostante, inquinando lunghissimi tratti di costa.

Un’accusa che l’azienda ha respinto con fermezza, sottolineando di essere dotata di un sistema di gestione delle acque reflue, e che, almeno per il momento, le autorità vietnamite non hanno neppure preso in considerazione. Con ogni probabilità, il loro silenzio, che sta scatenando indignazione e critiche da parte della popolazione, dipende dai dieci miliardi di dollari investiti dalla Formosa Plastic Group nel progetto industriale: una cifra decisamente ingente, che il Governo non vuole assolutamente perdere.

Anche perché, all’inizio della vicenda, un portavoce del gruppo industriale taiwanese aveva posto una sorta di out-out: da un lato, infatti, aveva affermato che non esistono prove che leghino l’impianto industriale alla moria di pesci, dall’altro aveva lasciato intendere che il Vietnam dovrebbe essere pronto ad accettare dei “compromessi ambientali” in nome del progresso industriale.

Affermazioni gravissime, sconfessate poi dalla stessa azienda, che si è scusata e ha annunciato sanzioni a carico dell’incauto portavoce, ma che hanno immediatamente scatenato numerose proteste sui social media, dove si è rapidamente diffuso l’hashtag #Ichoosefish. E alle proteste via web si sono aggiunte anche delle manifestazioni di piazza, un evento piuttosto raro nel Paese asiatico, per chiedere al Governo la massima trasparenza sulla vicenda. Proteste pubbliche che, per quanto pacifiche, non sono andate giù alle autorità, che hanno reagito con azioni repressive.

Resta il fatto che, nel corso dell’ultimo mese, un tratto di circa duecento chilometri di costa è stato “invaso” da pesci e molluschi morti: uno spettacolo raccapricciante, oltre che un danno ambientale incalcolabile, che potrebbe avere gravissime ripercussioni anche sulla salute pubblica, dato che i prodotti ittici sono parte integrante della dieta della popolazione vietnamita. C’è infatti il sospetto che parte di questo pesce contaminato possa finire o sia già finito nei mercati e sulle tavole, con conseguenze difficilmente stimabili.

Lisa Vagnozzi

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Disastro ambientale in Vietnam: strage di pesci a causa dell’inquinamento industriale

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