La storia di Anna, a cui è stato vietato di allattare al seno per un errore medico.
Ogni neomamma dopo il parto sogna di poter allattare al seno il proprio bambino, un gesto così intimo e speciale che annulla in un attimo, tutti i possibili malesseri avvertiti durante la gravidanza.
Ad Anna, nome di fantasia con cui chiameremo la protagonista di questa triste vicenda, questo diritto però è stato negato.
A luglio 2015, dopo il parto cesareo in cui sono venute alla luce le sue due gemelline, nate alla 34esima settimana, ma in buona salute, alla donna è stato vietato di allattare.
Il perché? All’ospedale Gemelli di Roma, le era stato somministrato per errore un antitumorale al posto di un semplice antinfiammatorio.
Il giorno dopo il parto, ho iniziato ad accusare qualche problema fisico e una forte tachicardia. In ospedale, mi hanno fatto una visita cardiologica riscontrandomi una pericardite. Mi viene così prescritto un antinfiammatorio che avevo assunto in passato, avendo già sofferto di questo disturbo, racconta Anna.
Ma già dalla prima somministrazione, la neomamma si rende conto che la pillola che l’infermiera le aveva dato in mano era diversa rispetto a quella che ricordava.
Immediatamente avevo fatto presente la situazione dicendo al personale medico che in passato avevo già assunto quello stesso farmaco ma non mi venne data nessuna risposta in merito alla mia obiezione, continua la donna.
Per Anna i problemi iniziano la notte stessa: cistite, vomito e nausea per ore. Nonostante tutto, la donna continua ad allattare le sue bimbe.
Pur sentendomi male, non volevo privare le mie bambine del mio latte e ho resisto al malessere, spiega.
Anche la sera successiva assume lo stesso farmaco.
Quando l’infermiera venne a darmi l’antinfiammatorio presi la scatola dal carrello e vidi che il nome non era quello del farmaco che mi era stato prescritto. Chiesi spiegazioni ma mi venne risposto che la dicitura non corrispondeva perché semplicemente mi stavano somministrando il generico.
Nella notte di nuovo il malessere generale. Il giorno dopo però, accade qualcosa che sconvolge la tranquillità di Anna e fa chiarezza sul perché aveva passato ore infernali.
Non potrò mai dimenticare la doccia fredda che mi è piombata addosso. Dal Gemelli si scusavano ma avevano fatto un “piccolo errore”: mi avevano somministrato un antitumorale al posto dell’antinfiammatorio.
Il pensiero di Anna va subito alle sue piccoline, aveva iniziato proprio in quei giorni ad attaccarle al seno regolarmente.
Sapevo bene che per i gemelli sarebbe stato più duro, ma mi ero organizzata per tempo facendo corsi, seguendo consigli. Insomma, mi sentivo pronta per poter godere della felicità di allattare in tandem non privando le mie splendide bambine dei benefici del latte materno, oltre ai valori nutrizionali, la gioia di condividere emozione e affetto. Mi è stato negato tutto questo per un errore medico, è stato terribile, dice.
Anna è costretta quindi a sospendere l’allattamento, tirarsi il latte e buttarlo.
È stato molto doloroso emotivamente, mi sentivo infelice, ma dovevo pensare prima di tutto a tutelare la salute delle gemelle.
Il terzo giorno il latte scompare, mentre iniziano i controlli serrati alle neonate: prelievi su prelievi per capire se il latte che avevano assunto aveva creato qualche conseguenza.
Dopo appena quindici giorni dalle dimissioni, le mie bambine vennero di nuovo ricoverate per un crollo di emoglobina, forse causato da quel farmaco. Da lì, fu l’inizio di un calvario di day hospital e prelievi ogni settimana sulle bimbe, stressate e turbate nei primi giorni di vita.
Ricordo i loro pianti, l’angoscia e la preoccupazione per tutto quello che abbiamo dovuto subire. Oggi, non ho fiducia nei medici e ho sempre paura quando una delle bambine sta male. A tutto questo si aggiunge il dolore per non averle potute allattare e la memoria di un post parto terribile.
Oggi Anna e le sue bambine stanno bene, fra pochi giorni, il 27 aprile ci sarà il primo incontro di mediazione con il Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente dell’Ospedale Gemelli di Roma.
Anna tutto sommato è stata fortuna perché se n’è accorta in tempo, ma poteva davvero finire peggio, per lei e per le sue bimbe, che comunque ancora non ne sono uscite del tutto. La donna, infatti, ha attualmente intrapreso un percorso di psicoterapia per superare i sensi di colpa e la frustrazione, mentre le piccole dovranno sottoporsi ancora a continui controlli e check up per monitorare la situazione e gli effetti a medio/lungo termine. Insomma a prescindere dall’aspetto legale, si spera che la vicenda si risolva per il meglio per tutte e tre.
Nessuno ci ridarà indietro la serenità persa, quella che ogni mamma dovrebbe vivere dopo il parto, guardando le proprie figlie con tutto l’amore che solo un genitore può dare.
Dominella Trunfio
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