Partorire in casa con Lotus Birth: mamma Patrizia ci racconta come è nato Tommaso

Si può partorire in casa? Vi raccontiamo la nascita di Tommaso, nato in casa e con Lotus Birth. Il bimbo è rimasto attaccato alla placenta che l'ha nutrito per 9 mesi, fino a quando si è naturalmente staccata

Si può partorire in casa? E cos’è il Lotus Birth? Mettere al mondo un bambino è un momento molto delicato e speciale della vita di ogni donna ma anche dei loro mariti o compagni. Troppe volte però un parto lungo, doloroso, eccessivamente medicalizzato o realizzato in un ambiente freddo e asettico come sono gli ospedali, finisce per rovinare una giornata che dovrebbe invece essere indimenticabile.

Non è certo questo il caso di Patrizia Lancia che, dopo una prima brutta esperienza, ha deciso di partorire in casa e di praticare il Lotus Birth, ovvero di mantenere il bambino unito alla placenta tramite il cordone ombelicale fino a che, senza forzature di sorta, avvenga naturalmente il distacco.

Abbiamo chiesto a Patrizia, che fa l’infermiera, di condividere con noi la sua esperienza. Ecco il suo emozionante racconto.

Partorire in casa: come hai maturato questa scelta?

Dopo la prima esperienza di parto avvenuta per scelta in ospedale, io e mio marito abbiano deciso che se ci fosse stato un altro figlio, saremmo stati lontani dall’ambiente ospedaliero. La nostra storia non è niente di speciale, come molte donne avevamo un ginecologo privato,che lavora in ospedale e che svolge la sua intramoenia fuori dal reparto, come tutte le donne ogni mese andavo al controllo e facevo le 3 ecografie di rito per controllare che mia figlia stesse bene e crescesse bene. Ma il nostro ginecologo ha deciso di compiere prima della fine del termine una manovra durante una visita delle tante, che ha indotto la rottura pretermine del sacco. Una manovra che normalmente necessità di un consenso informato da parte della donna. Così sono stata ricoverata per sacco rotto ma il travaglio non si avviava, perché non era tempo, e come molte donne mi sono beccata il pacchetto completo con ossitocina per diverse ore, a cui ha seguito l’epidurale che non avrei voluto fare ma che era diventata necessaria per sopportare tutte quelle contrazioni innaturali, e alla fine siccome ero stremata dalle pratiche subite inutili e dalle troppe ore di attesa (2 giorni e mezzo) mi sono beccata anche spinte forzate (kristeller, al momento vietata in molti paesi europei perché ritenuta pericolosa) ed episiotomia perché avevano fretta (loro). Siccome ero nel panico più totale ormai quando finalmente potevo far entrare il marito, ero così spaventata che lui mi vedesse mezza svenuta e non collaborante che non l’ho voluto in sala parto, cosa di cui mi sono pentita amaramente.

Mia figlia è nata alle 02:15 di notte l’ho vista 3 secondi mentre ero mezza svenuta dalle pratiche barbare subite, e poi mi è stata allontanata per effettuare visite e controlli nonostante non ci fossero motivi. L’ho rivista solo il giorno dopo alle 08,30 perché io mi sono alzata dalla barella in cui mi avevano lasciata in sala parto da sola, fuggendo dal blocco parto e recandomi al nido, sgridata perché non dovevo scendere dal lettino.

12 punti di sutura mi dividevano da mia figlia ma ero determinata ad abbracciarla finalmente, così al nido dopo un po’ di storie me l’hanno fatta prendere (come se non fosse la mia!!) per tentare di allattarla ma nessuno che mi aiutava.

Al 4 giorno finalmente ci dimettono e andiamo a casa e lì inizia il calvario perché il mio umore era tra la gioia della nascita e il terrore in cui rivivevo il panico del parto. Da qui la scelta di avere un altro figlio ma di poter scegliere il nostro prossimo parto dall’inizio alla fine. Dovevamo riscattarci.

Dopo molte discussioni e ricerche abbiamo trovato prima una ostetrica che ci ha seguiti prima ancora del concepimento, fino quasi alla fine della gravidanza, poi per motivi tecnici abbiamo lasciato lei e ne abbiamo trovate altre che ci hanno preso in carico ascoltando la nostra storia e prendendosi cura di noi.

Le famiglie sono state l’ostacolo più grande ma devo dire che una volta spiegati i motivi sono stati contenti, seppur con mille paure perché non è ritenuta una scelta comune.

Ma informandosi bene (come abbiamo fatto noi) si comprende bene come a parità di gravidanza a bassissimo rischio come la mia, l’ospedale non è ritenuto più sicuro di altri luoghi. Anzi la scelta di partorire in casa aumenta la protezione del parto proprio perché non si svolgono in casa delle pratiche per accelerare il parto ma si segue la fisiologia della natura che ci ha creati perfettamente in grado di farcela.

lotus birth librettonascita

Come si è svolta la nascita in casa di Tommaso?

La casa era pronta da un po’, c’era la vasca per il travaglio già gonfia, quando sono entrata in travaglio attivo le ostetriche erano con noi e dopo una prima visita ci hanno praticamente solo osservati e hanno seguito l’andamento del travaglio solo controllando il battito del bambino che stava benissimo, quindi nessuna visita vaginale continua né monitoraggi né intrusioni. C’erano silenzio, buio, candele profumate, io ero nella vasca di acqua calda e con me mio marito e una mia cara amica.

3 ostetriche osservavano e ad ogni contrazione con le mani nell’acqua mi massaggiavano il sacro facendo una digitopressione in punti precisi per alleviare il dolore. In 3 ore ero dilatata e la sofferenza è stata davvero minima, ed io sono una che non sopporta un mal di testa, quindi devo per forza pensare e lo penso, che l’acqua calda e la tranquillità della mia casa siano stati più efficaci di una epidurale!

Potevo bere, mangiare, cambiare posizione, ridere, scherzare o dormire tra una contrazione e l’altra. Poi sono uscita dall’acqua perché stavo talmente bene che l’avanzamento si era fermato, e loro mi hanno consigliato di uscire dal tepore.

Appena uscita è iniziata la fase espulsiva, certo più dolorosa ma vissuta con grande forza e con serenità. Qualche paura che si riaffacciava proprio alla fine (ricordando l’ospedale) è stata spazzata via dalle loro parole forti che mi hanno rimesso in carreggiata. Mi sono messa in ginocchio e ho iniziato a spingere. Tommaso non scendeva con la testa, e non capivamo perché, ma cmq nessun panico.

Il sacco di lì a poco si è rotto e lui ha iniziato a scendere per uscire, alla fine abbiamo compreso perché non scendeva, aveva 3 giri di cordone attorcigliato al collo, spalla e piede. Era impossibilitato a scendere per come era messo ma appena il sacco sì è rotto, “ha fatto il tuffo” così ci hanno spiegato, i bambini che nascono incastrati nel cordone sanno quando nascere, trovano da soli il momento giusto e lui l’ha trovato quando l’acqua ha iniziato a defluire, sfruttando la pressione dell’acqua.

Ringrazio ancora di averlo fatto in casa, in ospedale per una cosa del genere mi avrebbero tagliata in due letteralmente. Poi mi è stato subito messo addosso lasciando il cordone intatto e abbiamo atteso la nascita della placenta, la gemella di Tommaso. Quando è nata è stata messa in una bacinella e noi ci siamo riposati insieme al papà.

Ho avuto subito la possibilità di lasciare Tommaso libero di cercare il mio seno tramite il mio odore. È stato davvero emozionante. Poi tutti ci siamo mangiati un piatto di spaghetti e poi ci hanno ripulito, sistemato e Tommaso è stato pesato. Con calma. Nessuna lacerazione. Successivamente siamo andati a letto tutti e tre (mia figlia Benedetta era dai nonni per pura casualità ) e ci siamo addormentati tutti abbracciati.

lotus birth placenta

lotus birth placenta2

Lotus Birth: che cos’è e quali sono i benefici per il bimbo?

Il parto Lotus integrale prevede di lasciare che il bimbo e la Placenta nascano senza essere separati. Ci sono vari motivi a supporto. I primi più scientifici. Questo consente al bambino di ricevere tutte le sue cellule staminali che gli spettano senza banche del cordone intermediarie, e gli fornisce una trasfusione del suo stesso sangue placentare e cordonale che gli fornisce un numero leggermente maggiore di globuli rossi (ipercromatosi) che lo aiutano a supportare l’ossigenazione del sangue finché il bimbo respira bene e autonomamente.

A seguire dei motivi più “new age” che supportano la tesi di non separazione tra bimbo e la sua placenta che ha il suo stesso dna come lo sarebbe un gemello, e quindi quasi a voler mantenere intatto quel rapporto di scambio che ha tenuto in vita il bambino filtrando il sangue e passandogli il nutrimento, lasciando che sia il bambino stesso a separarsi dalla sua gemella quando è pronto a farlo.

È rallentare i ritmi delle visite dei parenti perché c’è ancora la placenta attaccata e lasciare alla famiglia e al bambino la possibilità di vivere ancora in una bolla fatta di amore puro e di cure del bambino stesso e della sua amica!

lotus birth

Dopo quanto tempo si è staccato il cordone? E che ne hai fatto della placenta?

Il cordone al 4 giorno si è staccato, ma era asciutto e sottilissimo dopo un giorno dalla nascita. La placenta dopo essere stata trattata con il sale cambiato ogni giorno, attualmente è congelata è pronta per essere seppellita sotto un nuovo albero che compreremo e metteremo nel nostro giardino, in segno di nuova vita. Lo so è troppo new age ma il suo significato è importante! Mentre in ospedale è stata gettata nei rifiuti speciali!

Consiglieresti di partorire in casa e il lotus birth ad altre future mamme?

Assolutamente si! Non è così difficile trattare la placenta e se ci si fa aiutare col sale dalle ostetriche loro ne hanno davvero una grande cura, credo che per un bimbo appena nato ricevere le sue cellule staminali sia importante, e in ospedale se si dona il cordone non è mai per il proprio figlio a meno che non si paghi un sacco di soldi in una banca cordonale estera che potrà ridartelo se e quando servirà. E allora perché non dargliele subito!!

lotus birth sorellina

lotus birth famiglia

Se proprio non si vuole avere a che fare con questo organo placentare meraviglioso, si può almeno optare per il taglio ritardato del cordone che prevede di tagliarlo solo quando smette di pulsare (come un battito) significa che è ancora vivo! E sta pulsando per mandare le cellule al bimbo!! Voi tagliereste in due una cosa che pulsa?! Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare le ostetriche che mi hanno seguito, angeli custodi della sacralità del parto. Nel mio caso Daniela De Angelis, Ivana Arena e Sara Battaglia del centro salute e nascita Zoè di Roma.

Ogni donna merita di vivere un parto così.

Foto: @Patrizia Lancia

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