Non è vero che con i piccioni in città non si può convivere. Ecco 10 consigli dalla Lipu per tenere serenamente in città (anche) i piccioni.
Piccioni in città. Ebbene sì, anche con loro è possibile convivere tra le strade urbane. La loro sempre maggiore presenza, diciamocela tutta, un po’ di noia ce la mette, non fosse altro che spesso questa specie viene ritenuta responsabile di sporcare un po’ ovunque.
In alcuni casi, infatti, è sul piccione che si punta il dito per la sporcizia di marciapiedi, edifici e monumenti storici e artistici. Inoltre, i piccioni sarebbero ritenuti responsabili anche di causare danni alle produzioni agricole o di interferire con il traffico aeroportuale.
Ma sappiate che è possibile trovare soluzioni e punti di incontro che siano rispettosi del benessere di questi animali e degli equilibri ecologici e non violenti (come uccisioni o avvelenamenti diretti, ricordate il caso di Como?).
A tale proposito, la Lipu-BirdLife ha presentato il nuovo Documento sul piccione di città, una sorta di decalogo per una gestione corretta della presenza dei piccioni in città, rivolto alle istituzioni e alla gente comune affinché si possa arrivare a una pacifica e duratura convivenza, nel rispetto delle esigenze di decoro e igiene urbana ma anche degli animali e delle loro esigenze ecologiche.
“Il nostro Documento si basa su tre messaggi basilari per una corretta gestione del piccione, da cui derivano le regole che vogliamo diffondere – afferma Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu. Il primo riguarda il comportamento dell’uomo, il secondo l’esigenza di una strategia integrata, che coinvolga operatori, cittadini e istituzioni, e il terzo la necessità specifica di ridurre i siti di nidificazione e il cibo a disposizione della specie, che non dà veri benefici ai piccioni e anzi, paradossalmente, può creare loro problemi. Solo così si possono ottenere buoni risultati e una gestione soddisfacente per tutti”.
Ecco le 10 regole per le tecniche corrette di gestione:
1) progettazione architettonica consapevole: ossia si dovrebbe puntare alla realizzazione di edifici che non incentivino la presenza e la nidificazione del piccione senza impedire l’accesso ad altre specie come rondoni, passeri, rapaci e pipistrelli
2) uso di dissuasori di appoggio non violenti
3) uso di reti antintrusione per impedire l’accesso dei piccioni in balconi, capannoni, cortili, porticati e torri campanarie, fatto salvo il periodo riproduttivo e senza impedire l’accesso ad altre specie (rondoni, passeri, codirossi e pipistrelli)
4) limiti alla somministrazione di cibo aggiuntivo e poco nutriente (come pane e pasta), considerato che il piccione trova già nelle città e nelle aree circostanti cibo in abbondanza, e che migliorino lo smaltimento dei rifiuti e l’igiene pubblica
5) campagne di informazione e sensibilizzazione verso pubblico e operatori, basati su dati etici, contenuti tecnici e scientifici
6) incremento dei predatori naturali, come il falco pellegrino e l’allocco (rapaci presenti nelle città) o la taccola
7) allestimento di colombaie nei parchi urbani, gestite direttamente dai Comuni
8) censimenti e monitoraggi, fondamentali per un’efficace strategia di gestione del piccione
9) miglioramento dell’igiene pubblica
10) utilizzo, in ambiti diversi da quelli urbani, di deterrenti ottici e integrati, ad esempio negli aeroporti e per la prevenzione dei danni in agricoltura.
La Lipu sconsiglia, ovvio, le catture e gli abbattimenti, la sterilizzazione chimica e la falconeria.
“Quest’ultima, oltre che essere eticamente inaccettabile – spiega il presidente Lipu – si basa sul presupposto errato che la preda abbandoni l’area in presenza del predatore. Semmai, la preda si limita a nascondersi alla sua vista, per poi tornare a frequentare l’area e anche a nidificarvi, come dimostrano i nidi che il piccione ha realizzato in città anche nei pressi di quelli costruiti dal falco pellegrino”.
Insomma, con i giusti accorgimenti e un po’ di tolleranza, anche la questione dei piccioni di città può trovare soluzioni condivisibili!
Germana Carillo
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