L’India è uno dei maggiori coltivatori di cotone del mondo, con riferimento sia al cotone convenzionale, sia al cotone OGM. Ora le autorità indiane sospettano che Monsanto abbia violato le leggi della concorrenza. Nuovi guai per la multinazionale degli OGM?
L’India è uno dei maggiori coltivatori di cotone del mondo, con riferimento sia al cotone convenzionale, sia al cotone OGM. Ora le autorità indiane sospettano che Monsanto abbia violato le leggi della concorrenza e non solo. Nuovi guai per la multinazionale degli OGM?
Proprio in questi giorni Vandana Shiva si è occupata dell’argomento sul suo blog sottolineando che Monsanto in India sta affrontando anche le cause portate avanti dai coltivatori di cotone OGM che si trovano a pagare alla multinazionale dei sovrapprezzi astronomici.
Secondo Vandana Shiva la multinazionale degli OGM aggira le leggi indiane da sempre. AD esempio nel 1995 Monsanto ha introdotto in India 100 grammi di semi di cotone contenenti il gene Bt MON531 senza l’approvazione del Comitato di Valutazione Genetica (GEAC).
Sempre senza ricevere le dovute approvazioni, Monsanto iniziò a sperimentare la coltivazione di cotone OGM in 40 località sparse in 9 Stati, con l’intenzione di avviare una produzione di cotone geneticamente modificato su larga scala e di detenerne il monopolio.
Una volta conclusa la sperimentazione, i campi di cotone OGM sono stati convertiti in coltivazioni di grano, curcuma e arachidi senza rispettare il periodo di attesa di un anno richiesto dalla legge.
Vandana Shiva parla di violazioni palesi delle leggi indiane. In India le leggi vigenti non consentono i brevetti sulle sementi e in agricoltura. Ciò è sempre stato un problema per Monsanto che è riuscito ad aggirarlo facendo pressione sull’India attraverso l’amministrazione statunitense. Così ora i contadini indiani si trovano a pagare su richiesta di Monsanto delle tasse sul cotone OGM che non dovrebbero esistere. Si tratta del ‘prezzo’ che Monsanto richiede agli agricoltori per coltivare delle sementi brevettate. Monsanto ha messo in ginocchio i contadini indiani con un debito complessivo pari a 900 milioni di dollari.
In risposta alle tariffe sleali richieste da Monsanto, il Governo dell’Andhra Pradesh ha presentato una denuncia contro i monopoli, sostenendo che per le stesse sementi la multinazionale stava chiedendo ai contadini indiani di pagare una somma 9 volte maggiore rispetto a quanto richiesto ai contadini statunitensi.
La questione è molto complessa ma secondo Vandana Shiva proprio la spietatezza di Monsanto è l’elemento centrale dell’attuale crisi che sta mettendo in gravi difficoltà i contadini indiani. Monsanto deve essere ritenuta responsabile dei danni all’agricoltura indiana e per le violazioni della legge.
Infine, anche in India troviamo le problematiche legate al glifosato: non solo inquinamento e rischi per la salute ma anche questioni ambientali relative alla nascita di ‘erbacce’ diventate super resistenti all’erbicida Roundup di Monsanto.
Vandana Shiva sottolinea che il glifosato è già stato inserito dall’OMS tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo e ricorda che nei villaggi indiani dove viene utilizzato il glifosato si sta assistendo ad una vera e propria epidemia di tumori. Monsanto sta distruggendo la popolazione rurale indiana e l’economia contadina.
Se nessuno fermerà la multinazionale degli OGM, che ne sarà delle prossime generazioni?
Marta Albè
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