La città di Flint, nel Michigan, è stata colpita da una grave emergenza idrica, a causa della presenza di elevate quantità di piombo nell’acqua del rubinetto. Tuttavia, quest'acqua avvelenata costa molto caro ai suoi abitanti, che per i servizi idrici pagano il doppio rispetto alla stragrande maggioranza dei cittadini americani. Il tutto mentre, ad alcune centinaia di chilometri, un colosso come Nestlè è autorizzato a pompare dal lago Michigan milioni di litri di acqua a titolo quasi gratuito.
La città di Flint, nel Michigan, è stata colpita da una grave emergenza idrica, a causa della presenza di elevate quantità di piombo nell’acqua del rubinetto. Tuttavia, quest’acqua avvelenata costa molto caro ai suoi abitanti, che per i servizi idrici pagano il doppio rispetto alla stragrande maggioranza dei cittadini americani. Il tutto mentre, ad alcune centinaia di chilometri, un colosso come Nestlè è autorizzato a pompare dal lago Michigan milioni di litri di acqua a titolo quasi gratuito.
Flint ha oltre centomila abitanti ed è situata nel nord degli Stati Uniti, nella regione dei grandi laghi: un’area ricchissima di risorse idriche. Nonostante questo, però, da quasi due anni la città è teatro di una gravissima crisi idrica, a causa di un sistema di distribuzione dell’acqua difettoso, che ha determinato una contaminazione da piombo e il diffondersi di numerosi problemi di salute tra la popolazione.
Negli ultimi mesi, ad esempio, nell’area metropolitana di Flint si sono contati circa 80 casi di legionellosi, che hanno determinato almeno 10 decessi: si tratta di cifre che non hanno precedenti nella zona e, anche se non ancora provata, l’esistenza di un legame tra la diffusione della malattia e la contaminazione dell’acqua viene considerata molto probabile.
La crisi è scoppiata quando, nella primavera del 2014, in attesa di passare da un gestore delle risorse idriche ad un altro, la città si è temporaneamente affidata ad un sistema di riserva per la distribuzione dell’acqua potabile: un sistema che, con il senno di poi, era troppo vecchio per poter garantire acqua salubre ai cittadini della città. Oltre al danno, per i cittadini di Flint c’è anche la beffa: la loro acqua – quella stessa acqua che li sta avvelenando – è la più costosa degli Stati Uniti dato che, per averla, spendono il doppio di quello che sborsa la maggior parte dei cittadini americani.
Nel frattempo, a trecento chilometri di distanza, nella contea di Mecosta, Nestlé pompa gratuitamente milioni di litri di acqua dal lago Michigan, ricevendo 13 milioni di dollari di sgravi fiscali per farlo. Nonostante la multinazionale abbia ottenuto ben 15 miliardi di dollari di profitti nel solo 2014, le autorità del Michigan non le addebitano il costo dell’acqua sulla base dei litri effettivamente pompati, ma si limitano ad imporle una piccola tassa per l’uso dell’acqua del lago.
Insomma, agli abitanti di Flint, che, come è ovvio, hanno bisogno dell’acqua per sopravvivere, viene chiesto di pagare molto di più che ad una multinazionale, che utilizza le risorse idriche della zona, e cioè un bene pubblico, per ottenere profitti.
Fino a qualche tempo fa, Nestlè pompava l’acqua del lago al ritmo di 400 galloni (oltre 1500 litri) al minuto. Oggi, grazie alla mobilitazione di un gruppo di cittadini, che ha portato la multinazionale in tribunale, quest’ultima è stata costretta a ridurre la quantità di acqua pompata a 200 galloni (oltre 750 litri) al minuto.
Ecco dunque il paradosso: i residenti di Flint sono costretti a pagare più di ogni altri cittadino americano per ricevere, nelle loro case, dell’acqua contaminata; onde evitare l’avvelenamento, sono costretti ad acquistare acqua in bottiglia da società come Nestlè, che traggono profitti da un bene pubblico e, nello stesso tempo, ricevono un trattamento economico e fiscale di favore da parte delle autorità locali.
Per i cittadini di Flint, il diritto di poter usufruire di acqua potabile e sicura è diventato un privilegio che si paga a caro prezzo.
Lisa Vagnozzi
Photo Credits Cover: Wikipedia
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