Il Corpo Forestale dello Stato non esiste più: nonostante gli appelli e le petizioni la decisione è presa. Il Governo ha predisposto una norma che accorpa il Corpo ad altre forze di Polizia, cioè di fatto, lo smembra. La gran parte dei forestali dovrebbero andare ai Carabinieri, ma il passaggio sarà solo su base volontaria e una parte di competenza andrà alla Guardia di Finanza
Il Corpo Forestale dello Stato non esiste più: nonostante la decisione è presa. Il Governo ha predisposto una norma che accorpa il Corpo ad altre forze di Polizia, cioè di fatto, lo smembra. La gran parte dei forestali dovrebbero andare ai Carabinieri, ma il passaggio sarà solo su base volontaria e una parte di competenza andrà alla Guardia di Finanza.
Nonostante la legge delega avrebbe consentito al nostro Paese la possibilità di una riforma senza l’obbligo di accorpamento ad altre forze della Polizia, così non è stato, e dunque sorgono ora diversi dubbi, tra cui quello relativo alla tutela della biodiversità e soprattutto al livello di attenzione sugli eco-reati. Si rischia un abbassamento della guardia?
Il passaggio ai Carabinieri è forse la questione più delicata, perché non potrà avvenire in blocco, in quanto implica la militarizzazione di dipendenti che non lo sono stati fino ad oggi. È possibile che i singoli forestali avanzino ricorsi, anche sulla base di scelte, come quella della militarizzazione, che non possono prescindere dalle proprie convinzioni di coscienza.
E non finisce qui. I retroscena dietro la decisione si basano su questioni meramente economiche. L’accorpamento potrebbe causare la perdita di posti di lavoro e la ricollocazione di alcune risorse fondamentali. Il Corpo Forestale dello Stato ha avuto sempre un ruolo centrale nella lotta agli ecoreati e alla salvaguardia delle Riserve, problematiche che ora appaiono quindi minacciate.
Lo scenario che si profila non è dunque dei migliori. Il WWF si è mostrato molto perplesso e auspica che i pareri obbligatori previsti da parte delle Camere e del Consiglio di Stato possano portare ad una serie di correttivi importanti. La repressione dei reati ambientali è certamente garantita all’interno dell’Arma dei Carabinieri, scrive l’organizzazione, ma con personale che potrebbe non essere più sufficiente. Inoltre la gestione delle Riserve Naturali dello Stato potrebbe soccombere in virtù di altre urgenze.
Più propositiva è apparsa Legambiente.
“Ci auguriamo – ha commentato infatti il direttore dell’associazione Stefano Ciafani – che questo cambiamento sia sfruttato nel modo più utile per realizzare finalmente un Corpo di Polizia specializzato nel contrasto delle illegalità ambientali”.
Molto preoccupanti dal nostro punto di vista le dichiarazioni delle Istituzioni coinvolte. Il Ministro della Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, infatti, ha scritto in una lettera ai Forestali di voler perseguire in realtà un salto di qualità nel presidio del territorio, che però contrasterebbe con l’apparente contrazione delle risorse.
Ancora più perplessi ci lascia la minimizzazione del Ministero della Giustizia, che abbiamo raggiunto al telefono, secondo il quale la riforma non è alcuna attinenza con le problematiche di sicurezza che gli abbiamo illustrato.
Sarà così?
Roberta De Carolis
Foto: Corpo Forestale dello Stato
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