Sono passati oltre 4 anni dal disastro di Fukushima ma i suoi effetti continuano a farsi sentire, anche a grandi distanze. Un nuovo studio ha confermato che le radiazioni legate al disastro nucleare giapponese sono state rilevate nelle acque di San Francisco, sulla costa ovest degli Stati Uniti
Sono passati oltre 4 anni dal disastro di Fukushima ma i suoi effetti continuano a farsi sentire, anche a grandi distanze. Un nuovo studio ha confermato che le radiazioni legate al disastro nucleare giapponese sono state rilevate nelle acque di San Francisco, sulla costa ovest degli Stati Uniti.
I timori che le correnti oceaniche avrebbero portato le radiazioni di Fukushima da una costa all’altra dell’Oceano Pacifico erano più che fondati, anche dopo anni di distanza. La nuova ricerca condotta dalla Woods Hole Oceanographic Institution mostra non solo che le radiazioni di Fukushima stanno investendo la West Coast degli Stati Uniti, ma che i livelli attuali sono i più alti mai registrati.
Le rilevazioni effettuate nelle acque a circa 1600 miglia (2500 km) a ovest di San Francisco non danno spazio a dubbi. Qui gli isotopi di cesio radioattivo erano del 50% maggiori rispetto a qualsiasi altro campione raccolto lungo la costa occidentale.
Ken Buesseler, chimico del WHOI è stato tra i primi a monitorare le radiazioni nell’oceano, con una spedizione di ricerca nel Pacifico nord-occidentale vicino al Giappone dopo tre mesi dall’incidente del 2011. E nel 2015, sono stati aggiunti più di 110 nuovi campioni agli oltre 135 già raccolti.
Quasi ogni campione di acqua di mare del Pacifico mostra tracce di cesio-137, un isotopo del cesio con un’emivita di 30 anni. L’isotopo cesio-134 è l'”impronta digitale” di Fukushima ma con un’emivita di 2 anni. In questo modo, gli scienziati calcolano l’origine delle tracce di cesio-134 per determinare quando e quanto è stato effettivamente rilasciato da Fukushima.
Foto: Whoi
“Questi nuovi dati sono importanti per due motivi. In primo luogo, nonostante il fatto che i livelli di contaminazione al largo delle nostre coste rimangano ben al di sotto dei limiti di sicurezza stabiliti dal governo per la salute umana o per la vita marina, i valori che cambiano sottolineano la necessità di monitorare più da vicino i livelli di contaminazione nel Pacifico. In secondo luogo, questi radioisotopi longevi serviranno come marcatori per gli anni a venire per gli scienziati che studiano le correnti oceaniche” ha detto Buesseler.
Per fortuna, spiega la WHOI, il livello è ancora 500 volte inferiore ai limiti di sicurezza imposti dal governo degli Stati Uniti sull’acqua potabile, e ben al di sotto dei limiti per l’esposizione diretta durante sport come nuoto e canottaggio.
Tuttavia, altri studi avevano mostrato le conseguenze del disastro nucleare di Fukushima anche a grandi distanze, dai tonni rossi radioattivi individuati in California alle alghe contaminate.
C’è poco da star tranquilli.
Francesca Mancuso
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