Kit and Ace: l’orribile verità sulle pellicce di cane procione spacciate per procione asiatico

In Canada, un'azienda che produce, tra le altre cose, cappelli in cashmere usa il termine "procione asiatico" per le sue pellicce anziché quello di "cane procione" che invece corrisponderebbe al vero. L'indignazione degli animalisti e dei consumatori, però, non frenano una "usanza" tra l'altro legittimata da norme vere e proprie

Cani procione o procioni asiatici? La differenza è davvero minima, sempre di animali si tratta. Ma accade che a Vancouver, la società specializzata in casshmere Kit and Ace, che tra l’altro promuove il suo impegno per una sorta di integrità etica e morale, venderebbe cappellini col pon pon proveniente dal cosiddetto “dog raccoon”.

Sta cioè vendendo un cappello di pelliccia di cane procione, che invece viene etichettato come “procione asiatico”. L’animale, insomma, non è un procione, ma è un membro della famiglia canina.

Nel mese di ottobre, il National Observer ha ricevuto questa soffiata e ha scoperto una brutta verità sulla etichettatura delle pellicce in Canada: è perfettamente legittimo, per pubblicizzare un indumento, etichettarlo come pelliccia di procione, quando è invece fatta da cani (non che il procione sia meglio).

Nel caso specifico si tratta del capo “Berkeley toque”, un cappello che Kit and Ace vende a 98 dollari online e pubblicizza come al 100% reale procione asiatico.

A dire il vero la scienza dice che è un cane, un membro della famiglia canina. E, anche se questo animaletto ha legami più con un lupo che i nostri amici decisamente più domestici, è sempre ben lontano da un procione.

D’altra parte, il punto, scoraggiante, è questo: l’industria della pelliccia, secondo le linee guida della Federal Trade Commission, dice che quella di “procione” è un’etichetta legittima e, dopo tutto, l’industria ha rappresentato il cane procione in quanto tale per anni. Perché Kit and Ace avrebbero dovuto cambiare le carte in tavola?

Intanto la notizia è uscita fuori, per cui la società canadese “dovrebbe” necessariamente modificare le sue etichette, anche alla luce del crescente disappunto della comunità sui social.

Al termine di questa indaginehanno fatto sapere dalla societàulteriori informazioni saranno disponibili”.

L’esistenza brutalmente breve e straziante di un cane procione al servizio di queste industrie è ormai ben documentata. In Cina, questi innocenti animaletti vengono schiacciati in piccole gabbie prima di essere scorticati vivi.

Le norme che regolamentano l’industria della pelliccia “preferiscono” la denominazione “procione”, come se questi esserini non avessero diritto anche loro a vivere. E la cosa sconcertante è perché utilizzando la parola “procione” i consumatori si sentono meno a disagio che se leggessero “cane”.

The Hat Everyone Is Wearing Is Actually Made Out Of Dog https://t.co/wQHKTcMc84 pic.twitter.com/wOCG3dsxmP

— Animals1st (@Animals1st) 15 Novembre 2015

Ebbene, la soluzione resta solo una: cane o procione che sia, tenetevi alla larga da tutto ciò renda la vita di un animale impossibile.

Germana Carillo

Photo Credit

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