Se vi trovate in Umbria e avete deciso di passare un weekend tranquillo per allontanarvi dal caos cittadino e ritrovare un po’ di pace e di armonia, non potete non visitare La Scarzuola, un piccolo capolavoro nascosto tra i boschi di questa splendida regione.
Se vi trovate in Umbria e avete deciso di passare un weekend tranquillo per allontanarvi dal caos cittadino e ritrovare un po’ di pace e di armonia, non potete non visitare La Scarzuola, un piccolo capolavoro nascosto tra i boschi di questa splendida regione.
Nella frazione di Montegiove del comune di Montegabbione, in provincia di Terni c’è, infatti, questa località rurale poco conosciuta che porta con sé un patrimonio artistico tutto da scoprire. Il suo nome deriva dalla scarza, una pianta palustre che, secondo la leggenda, San Francesco utilizzò per costruire nel 1218 una capanna laddove, aveva piantato una rosa e un alloro e da cui era sgorgata miracolosamente una fontana.
Per ricordare questo episodio, i Conti di Marsciano fecero costruire una chiesa e un convento, entrambi affidati ai Frati minori che vi rimasero fino agli ultimi anni del Settecento, quando ne presero possesso i marchesi Misciatelli di Orvieto.
E fu proprio il marchese Paolo a far conoscere all’architetto e paesaggista milanese Tomaso Buzzi i due edifici de La Scarzuola, che divennero in seguito sua proprietà. Attorno a essi egli progettò e fece costruire una “città ideale” che lo rappresentasse.
Quando qualcuno mi osserva che la parte nuova, creata da me, non è “francescana”, io rispondo: naturalmente, perché rappresenta il Mondo in generale e in particolare il mio Mondo – quello in cui ho avuto la sorte di vivere e lavorare – dell’arte, della cultura, della mondanità, dell’eleganza, dei piaceri (anche dei vizi, della ricchezza, e dei poteri ecc.) in cui però ho fatto posto per le oasi di raccoglimento, di studio, di lavoro, di musica e di silenzio, di grandezze e miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione in solitudine, regno della fantasia, delle favole, dei miti, echi e riflessi fuori dal tempo e dallo spazio perché ognuno ci può trovare echi di molto passato e note dell’avvenire… scriveva l’architetto.
Dal 1958 al 1978, nel parco circostante al convento, Buzzi diede vita alla città ideale, ovvero una grande scenografia teatrale portata a termine dopo la sua morte dal nipote Marco Solari. Quella che fu definita l’antologia di pietra è composta da sette teatri e altrettanti monumenti.
Vi sono il Teatro delle Arnie, il Teatro della Torre, il Teatro sull’acqua, il Patio tondo, il Patio infinito, il Teatrino sportivo e, infine, il Teatro dell’Acropoli, che domina tutto il paesaggio. I monumenti sono, invece, il Colosseo, il Partenone, il Pantheon, l’Arco di Trionfo, la Piramide, la Torre Campanaria e il Tempio di Vesta.
Nella città buzziana vi sono poi, numerose scalinate come la scala musicale delle sette ottave e la scala di Giobbe. Di contorno, templi dedicati alle divinità, vasche d’acqua, bassorilievi di mostri. Il risultato è una costruzione surreale che racchiude la tradizione del sacro e l’innovazione del profano.
Un luogo magico che ogni anno ospita importanti eventi e manifestazioni e accoglie tantissimi visitatori incuriositi da questa suggestiva città che contiene in sé tutte le bellezze paesaggistiche della nostra Penisola.
Dominella Trunfio
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