Lego rifiuta di rifornire i suoi mattoncini all'artista cinese Ai Weiwei, ma grazie all'hashtag #legosforweiwei la sua opera è comunque salva
Ai Weiwei avrebbe voluto aggiungere a una sua istallazione alcuni mattonicini della Lego, ma l’azienda danese gli dice di no. Accade proprio a lui, all’artista cinese divenuto icona della dissidenza dopo l’arresto del 2011, simbolo di accesi dibattiti politici, e la storia è più o meno questa.
Weiwei voleva completare con i classici mattoncini colorati una sua installazione, che dovrebbe essere presto esposta alla National Gallery of Victoria, in Australia, come annunciato dallo stesso artista. Ma da Lego gli è arrivato un due di picche e gli hanno fatto sapere che nemmeno un minuscolo mattoncino gli sarebbe stato donato, pena un qualche utilizzo politico che agli inventori danesi proprio non sta a genio. Da Lego, insomma, dicono che non sono d’accordo sull’uso di mattoncini “in progetti o contesti di un programma politico”.
Nato nel 1957 dal poeta Ai Qing, a sua volta esiliato dal governo prima in Manciuria e poi nelle terre nord-occidentali del paese, e formatosi soprattutto negli Stati Uniti, Ai Weiwei ha, tra le tante cose, partecipato ad alcune biennali di Venezia, collaborato con lo studio Herzog & de Meuron per la realizzazione dello stadio nazionale olimpico di Pechino e partecipato anche alla creazione del Serpentine gallery pavillion di Londra nel 2012.
A rendere noto il rifiuto della Lego ci ha pensato lo stesso artista su Instagram che, di tutta risposta, ha ricevuto – anche grazie all’hashtag #legosforweiwei – talmente tante numerose offerte di mattoncini da parte di privati che ha potuto annunciare il raggiungimento del numero di pezzi necessario a completare l’opera. Insomma, i Lego in quest’opera d’arte comunque ci sono…
Tweet riguardo #legosforweiwei
Si tratta di una serie di ritratti di attivisti australiani realizzati per la mostra “Andy Warhol/Ai Weiwei” in programma a Melbourne.
“Ero praticamente spacciato – ha concluso l’artista – anche perché si trattava di un lavoro piuttosto importante, ma internet è un po’ come una chiesa moderna, uno confessa al prete i suoi problemi e la comunità se ne fa carico e trova anche la soluzione”.
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