Si chiama Marinaleda ed è una cittadina spagnola diventata famosa per il suo modello di vita. Cooperazione, solidarietà e semplicità sono alla base dell'esistenza della popolazione di questo paese situato nel cuore dell'Andalusia. Cos'ha di speciale? Qui, nella regione spagnola più colpita dalla crisi, non c'è un solo disoccupato
Si chiama Marinaleda ed è una cittadina spagnola diventata famosa per il suo modello di vita. Cooperazione, solidarietà e semplicità sono alla base dell’esistenza della popolazione di questo paese situato nel cuore dell’Andalusia. Cos’ha di speciale? Qui, nella regione spagnola più colpita dalla crisi, non c’è un solo disoccupato.
Una storia iniziata negli anni ’80, quando i contadini riuscirono dopo una serie di lotte a conquistare dei terreni. Nel 1991, poi, 1200 ettari di El Humoso furono ceduti alla prefettura di Marinaleda.
Ma è stato soprattutto il rivoluzionario sindaco Juan Manuel Sánchez Gordillo a far decollare questa politica economica e sociale basata sulla terra e chiamata Utopia.
Partì così la riforma agraria destinata a cambiare l’economia del paesino. La popolazione oggi fa parte della grande cooperativa agricola Humar- Marinaleda SCA, creata dagli stessi lavoratori per la gestione delle nuove terre acquisite.
Lo scopo della cooperativa è quello di creare posti di lavoro attraverso la vendita di prodotti agricoli sani e di qualità. Di fatto, la cooperazione ha preso il posto della competitività e si è posta alla base dell’economia di questo paese di soli 2700 abitanti.
A Marinaleda la terra viene lavorata in modo ecologico e sostenibile. Chiunque può lavorare nella cooperativa e tutti ricevono lo stesso stipendio: 1.200 euro al mese. Così, mentre in Andalusia il tasso di disoccupazione è del 30% a Marinaleda ognuno ha la garanzia di un posto di lavoro nella produzione agricola che alimenta la popolazione spagnola e quella di altri paesi europei.
Come se non bastasse, comprare una casa lì costa circa 15 euro al mese con una gestione urbanistica basata sull’autoproduzione: per realizzare le case c’è un sistema di autogestione in cui gli (auto)costruttori si riuniscono una o due volte al mese per seguire il corso dei lavori o stabilire modifiche ai progetti. Le ore passate nell’autocostruzione vengono poi scontate dal costo di costruzione totale dell’abitazione.
Il sindaco e gli assessori non ricevono gli stipendi. Un piccolo nucleo di persone, che ha saputo dimostrare come la terra e la cooperazione possano essere il miglior rimedio per tenersi al riparo dalla crisi. Alla faccia della competitività. E anche del Pil.
Francesca Mancuso
Foto: Greenme.br e gerhard-brand.de
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