Metà uomo, metà montagna, la gigantesca scultura alta più di dieci metri nata dalla mente dell’artista fiammingo Jean de Boulogne noto come il Giambologna, si trova al centro del Parco mediceo di Pratolino (Fi), conosciuto anche come Villa Demidoff, dalla famiglia di industriali di origine russa che l'acquistò nel 1872.
Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a capolavori dell’arte italiana che raffigurano divinità o personificano elementi naturali e il Colosso dell’Appennino, è sicuramente uno tra questi.
Metà uomo, metà montagna, la gigantesca scultura alta più di dieci metri nata dalla mente dell’artista fiammingo Jean de Boulogne noto come il Giambologna, si trova al centro del Parco mediceo di Pratolino (Fi), conosciuto anche come Villa Demidoff, dalla famiglia di industriali di origine russa che l’acquistò nel 1872.
La statua, che è il simbolo delle aspre montagne appenniniche italiane, è stata realizzata nella seconda metà del Cinquecento. La figura è così realistica che, da subito è diventata la principale attrazione del Parco mediceo voluto da Francesco I, uno dei più grandi della Toscana, divenuto nel 2013 Patrimonio Unesco.
Particolarità del Colosso è quella che il pensoso gigante sembra uscire dal laghetto, un effetto studiato ad arte dal Giambologna che ha ricoperto di fango, licheni, fontane e creazioni calcaree, la parte inferiore della statua. Tuttavia, il lato estetico non è l’unico motivo che attira centinaia di turisti.
Si dice, infatti, che il gigante rivestito di intonaco e di pietra porti con sé un segreto, ospitando nel proprio ventre stanze e grotte misteriose che un tempo dovevano essere molte di più. Dentro la testa era stato progettato perfino un camino che, da accesso, avrebbe soffiato il fumo fuori dalle narici del gigante. Attraverso la bocca del serpente, posta sotto la mano sinistra del Gigante, un flusso di acqua scendeva nella piscina sottostante.
Al Colosso è legato un detto, che recita: Giambologna fece l’Appennino, ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino, per sottolineare come la stessa opera d’arte, costruita magari nel centro di Firenze, avrebbe suscitato un clamore certamente maggiore.
La statua è stata da poco restaurata e fatta tornare al suo antico splendore, i più curiosi hanno ancora qualche giorno di tempo per visitare gratuitamente (e anche con il proprio amico a 4 zampe al guinzaglio) il parco che chiuderà i primi di novembre.
Il Colosso però non è l’unica attrazione del Parco che si conferma un’oasi verde di boschi, laghetti, fontane, cascate e grotte. La splendida villa non esiste più e purtroppo molte delle sue meraviglie sono andate perdute o sono state trasferite altrove. Nonostante ciò, resta l’incanto di una natura ricca di querce, cedri e ippocastani e una serie di meraviglie che ancora incorniciano il giardino. L’intento di Francesco I era proprio quello di creare un ambiente spettacolare e quasi fiabesco per conquistare Bianca Cappello, la donna che poi diventò sua moglie.
Troviamo, per esempio, la Fonte di Giove nel punto più alto, la Grotta di Cupido costruita dal Buontalenti alla fine del Cinquecento, il Viale degli zampilli dove in origine l’acqua creava un suggestivo pergolato, la Grotta del mugnone ricostruita negli anni Trenta del Novecento, il monumento a Demidoff e le mete di spugna.
Dominella Trunfio
LEGGI anche:
Il meraviglioso Giardino dei Tarocchi: alla scoperta del parco ispirato all’arte di Gaudì
7 splendidi parchi naturali dove ammirare le stelle
Parco dei mostri: le spaventose e affascinanti statue di Bomarzo (FOTO e VIDEO)