Stop alle esplorazioni petrolifere in Alaska da parte di Shell. Oggi il colosso petrolifero ha annunciato che sigillerà e dirà addio al pozzo Burger J, scavato 240 chilometri circa al largo delle coste di Barrow, in Alaska. Il motivo? É praticamente scontato: petrolio e gas trovati “non sono sufficienti a giustificare ulteriori esplorazioni”
Stop alle esplorazioni petrolifere in Alaska da parte di Shell. Oggi il colosso petrolifero ha annunciato che sigillerà e dirà addio al pozzo Burger J, scavato 240 chilometri circa al largo delle coste di Barrow. Il motivo? É praticamente scontato: petrolio e gas trovati “non sono sufficienti a giustificare ulteriori esplorazioni”.
Una sconfitta prevedibile per Royal Dutch Shell che da tempo aveva messo gli occhi sulle esigue riserve di petrolio dell’Alaska in barba alle conseguenze, agli appelli, alle azioni delle associazioni e ai blitz degli attivisti.
Scavare nell’Artico non conviene. Seppure vi siano motivazioni economiche alla base di questa scelta, la società adesso sembra averlo capito e ha annunciato l’abbandono.
Per Kumi Naidoo, Direttore Esecutivo di Greenpeace International:
“Oggi è un gran giorno per l’Artico. Questa è un’enorme vittoria per milioni di persone che si sono opposte ai piani di Shell, e nello stesso momento è un disastro per le altre compagnie petrolifere che hanno interessi in quella regione. Shell ha scommesso pesantemente sulle trivellazioni nell’Artico e oggi ha rimediato una sonora sconfitta, sia in termini di costi che di reputazione pubblica. Quello del colosso petrolifero anglo-olandese era diventato il progetto petrolifero più controverso al mondo: ora Shell torna a casa a mani vuote”.
Marvin Odum, direttore di Shell Upstream Americas, Shell continua a vedere un importante potenziale esplorativo del bacino e la zona è probabile che sia di importanza strategica per l’Alaska e negli Stati Uniti. Ma non nasconde che si tratta di
“un risultato di esplorazione chiaramente deludente per questa parte del bacino”.
Cosa accadrà adesso? Shell ha annunciato di voler fermare l’ulteriore attività di esplorazione in mare aperto in Alaska nel prossimo futuro. Il pozzo sarà dunque sigillato e abbandonato in conformità con le normative degli Stati Uniti.
Ma Greenpeace è già pronta a sfruttare l’occasione e ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che di recente ha visitato l’Alaska per parlare di cambiamenti climatici (dando il via libera alle attività di esplorazione petrolifera), di cancellare ogni altro futuro progetto di trivellazione nell’area e di istituire un santuario nelle acque internazionali attorno al Polo Nord.
“Se vogliamo contrastare con serietà i cambiamenti climatici, dobbiamo rivoluzionare totalmente il nostro modo di pensare. E trivellare nell’Artico non è compatibile con questo cambio di visione”, continua Naidoo.
L’Alaska e le sue creature al momento rifiatano.
Francesca Mancuso
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