Arriva la tassa sui condizionatori. Ebbene sì, anche l'aria verrà tassata. Quella condizionata, s'intende. E col caldo che a luglio ci sta togliendo il respiro, il governo ha pensato bene di spillare anche qualche centinaio di euro dalle nostre tasche
Arriva la “tassa” sui condizionatori. Ebbene sì, anche l’aria verrà tassata. Quella condizionata, s’intende. E col caldo che a luglio ci sta togliendo il respiro, il governo ha pensato bene di spillare anche qualche centinaio di euro dalle nostre tasche. È questa la denuncia di Federconsumatori e Adusbef.
Un obolo che, a loro avviso, graverà sulle famiglie e sui grandi centri per circa 200 euro l’anno. In realtà, l’Italia deve, infatti, adeguarsi alla direttiva Ue che prevede per i proprietari il possesso di un libretto di impianto l’obbligo di controlli dei condizionatori ogni quattro anni. Pena multe salate dai 500 ai 3mila euro.
Secondo le due associazioni, la direttiva paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento:
“Tutto ciò si traduce in una spesa non indifferente per i cittadini: per il rilascio del libretto e del primo bollino per i condizionatori si stima una spesa di 180 – 220 euro, che salgono a circa 300 se i condizionatori in casa sono più di uno. A questi costi si aggiungono le ricadute indirette. Non dimentichiamo, infatti, che i condizionatori si trovano anche e soprattutto negli esercizi commerciali, nei ristoranti, negli studi di professionisti, la maggiore spesa a carico di questi ultimi sicuramente troverà modo di ripercuotersi sulle tasche dei cittadini”.
In realtà le intenzioni sono buone. La direttiva punta a limitare le emissioni inquinanti nell’atmosfera. Il decreto del 10 febbraio 2014 stabilisce infatti l’introduzione del bollino per gli impianti di condizionamento con potenza superiore ai 12KW. Di conseguenza, non riguarda i condizionatori di potenza inferiore ai 12 kW (che equivalgono a 40.955 Btu), quelli diffusi tra le famiglie. Il testo recepisce una normativa europea, la direttiva la 2002/91/CE e la 2010/31/UE.
La notizia, quindi, in verità non è nuova, ma per ridurre al minimo gli oneri amministrativi che pesano sui proprietari e sui locatari degli edifici, gli Stati membri dovrebbero fare in modo di combinare il più possibile le ispezioni e le certificazioni di questo vero e proprio bollino blu per climatizzatori e condizionatori per l’efficienza.
Spiega Guida Fisco: “Per i climatizzatori e condizionatori di casa, uffici, negozi quindi sia per gli impianti termici domestici che commerciali e sia per quelli estivi che invernali di aria fredda o calda, diventa obbligatorio dal 15 ottobre 2014 possedere un libretto impianto unico dove indicare il rapporto sull’efficienza e la prestazione degli impianti e un altro libretto da utilizzare per annotare i controlli periodici di manutenzione per la sicurezza degli impianti installati, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità degli apparecchi installati. Quindi in occasione di prossimi interventi di controllo e manutenzione, sugli impianti termici di riscaldamento invernale con potenza maggiore o uguale a 10 kw e sugli impianti di climatizzazione estiva di potenza maggiore o uguale a 12 kW, va effettuato un controllo di efficienza energetica ed il relativo rapporto di controllo di efficienza energetica che il tecnico che effettua il controllo, deve trasmettere al catasto regionale degli impianti termici, a partire dalla sua attivazione, con periodicità di 1, 2, 4 anni secondo quanto stabilito dalle singole regioni”.
Tra l’altro il bollino varierà da Regione a regione con cadenza da 2 a 4 anni.
Dal canto loro, Federconsumatori e Adusbef si dicono pronte, in sede europea e anche in ambito nazionale, a battersi per eliminare questa nuova “tassa”:
“Ci chiediamo se, invece di tassare ulteriormente le tasche già vuote dei cittadini, non sarebbe stato opportuno stanziare incentivi per l’acquisto di condizionatori a basso impatto energetico e per la rottamazione di quelli che consumano di più. In questo modo i benefici per l’ambiente sarebbero stati salvi e anche le tasche dei cittadini che non si possono permettere tali aggravi. Inoltre tale operazione avrebbe dato un buon impulso al mercato, quanto mai necessario in questo momento di crisi”.
Francesca Mancuso
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