Le chiamano The Water Wives, sono le seconde o terze moglie degli uomini che vivono nei villaggi indiani afflitti dalla siccità. L'unico scopo di queste donne è quello di andare alla ricerca di acqua e di portarla alla famiglia. Ogni giorno compiono numerosi viaggi e percorrono chilometri per trasportare l'acqua.
Immaginiamo una società completamente diversa dalla nostra, dove avere a disposizione un bene primario come l’acqua richiede sforzi inimmaginabili. Ecco allora che le comunità dei villaggi indiani strutturano le loro famiglie per avere a disposizione dell’acqua in modo il più possibile costante.
Tutti noi richiamiamo facilmente alla mente l’immagine delle donne indiane o africane che per chilometri trasportano pesanti contenitori d’acqua appoggiandoli sulla testa. Ma forse non sappiamo chi sono davvero queste donne, almeno per quanto riguarda l’India.
Le chiamano The Water Wives, sono le seconde o terze moglie degli uomini che vivono nei villaggi indiani afflitti dalla siccità. L’unico scopo di queste donne è quello di andare alla ricerca di acqua e di portarla alla famiglia. Ogni giorno compiono numerosi viaggi e percorrono chilometri per trasportare l’acqua.
La vita nei villaggi colpiti dalla siccità è davvero dura. Tra gli esempi troviamo Denganmal, a 150 chilometri da Mumbai. Di solito i mariti sono agricoltori mentre le donne si occupano delle faccende di casa e di crescere i figli. Occorre dunque qualcuno che per almeno 8 mesi all’anno – durante il periodo in cui le precipitazioni sono assenti – si occupi dell’approvvigionamenti dell’acqua.
Ecco perché avere due o tre mogli in queste zone dell’India non è per nulla raro. In cambio di un tetto sulla testa e dello status sociale di moglie, queste donne diventano “mogli d’acqua“, o meglio “bais paaniwaali”.
Queste donne provengono a loro volta da villaggi dove la siccità è un grave problema e faranno ciò che è necessario per procurarsi dell’acqua una volta arrivate nella nuova famiglia. Ovviamente non tutte le donne sono disposte ad accettare questo ruolo. Ecco perché il più delle volte le “mogli d’acqua” sarebbero vedove o donne abbandonate dai loro ex mariti.
La situazione di queste donne può diventare ancora più spiacevole non soltanto per il duro compito che devono svolgere ma anche perché sono obbligate ad accettare di prendere ordini dalla prima moglie, il cui ruolo è quello di accudire i figli. Le mogli d’acqua devono anche accettare di non aver diritto di condividere i beni di proprietà della famiglia e di non poter essere trattate come vere mogli dal marito finché la prima moglie è ancora viva.
Le mogli d’acqua per alleviare la fatica spesso si muovono in gruppi, camminano di giorno e di notte per svolgere il loro compito, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, anche quando le temperature superano i 40 gradi. La speranza di queste donne indiane è che le nuove generazioni – ed eventualmente le loro stesse figlie e nipoti – non debbano mai più vivere una simile condizione.
Marta Albè
Fonte foto: usaid.gov
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