L'Italia? Non è un paese per mamme. Se davvero si desidera crescere i propri figli in un paese a misura di madre occorre andare in Norvegia, e anche in Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi
L’Italia? Non è un paese per mamme. Se davvero si desidera crescere i propri figli in uno stato a misura di madre occorre andare in Norvegia, e anche in Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi.
Non basterà il bonus bebè a trasformarci in un paese a misura di mamme e di bambini. A confermarlo è il nuovo rapporto di Save the Children sullo Stato delle Madri del Mondo. L’analisi ha esaminato il benessere materno-infantile di 179 paesi. L’Italia si è piazzata 12esima, in calo di una posizione rispetto alla classifica dello scorso anno.
Ieri, in occasione dell’inaugurazione del Villaggio Save the Children, l’Organizzazione internazionale ha diffuso la 16esima edizione del rapporto, contenente l’Indice delle Madri. La classifica come per le passate edizioni posiziona tra i primi della classe i paesi scandinavi, che hanno i valori migliori in tutti o in gran parte degli indicatori utilizzati.
Ogni giorno 17.000 bambini muoiono prima di compiere 5 anni. Sempre più spesso, queste morti, che si possono prevenire, si verificano nei quartieri poveri delle città, dove accanto ai grattacieli e ai centri commerciali vige il sovraffollamento e la scarsa igiene. L’assistenza sanitaria è a due passi ma le madri più povere e i loro bambini spesso non sono in grado di ricevere le cure di cui hanno bisogno.
In molti paesi in via di sviluppo, inoltre, i bambini più poveri delle aree urbane hanno almeno il doppio della probabilità di morire rispetto ai coetanei i più ricchi. In alcuni paesi, la mortalità infantile è da 3 a 5 a volte più elevata.
Indicatori. L’Indice delle Madri usa gli ultimi dati sulla salute delle donne, su quella dei bambini, sull’educazione scolastica, il benessere economico e la partecipazione politica femminile per classificare i 179 paesi.
I migliori. La prima in classifica è la Norvegia, che presenta i valori migliori in tutti gli indicatori utilizzati. Seguono: Finlandia, l’anno scorso al primo posto, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Australia, Belgio.
I peggiori. Ribaltando la classifica, il paese meno adatto alle mamme e ai loro pargoli è la Somalia, insieme a Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Mali, Niger, Gambia, Costa d’Avorio, Chad, Guinea Bissau, Haiti e Sierra Leone. In media, un bambino in Somalia va a scuola solo per 2,2 anni, in Niger riceve meno di 5 anni e mezzo di educazione formale, 4 anni in Eritrea. In Australia e Nuova Zelanda, un bambino permane a scuola per più di 19 anni e in Italia per 16.
Sub Saharan Africa accounts for 25 of the 30 lowest rankng countries.See new report! http://t.co/FdJv8Tq9cr #SOWM pic.twitter.com/9GrC7vC9JQ
— SaveTheChildren E&SA (@ESASavechildren) 6 maggio 2015
Ecco la classifica completa:
Mortalità infantile e materna. I bambini più poveri delle città di Africa, Asia e America sono almeno 2 volte più a rischio di morire entro i 5 anni, per cause banali e prevenibili, rispetto ai bambini più benestanti che vivono nelle aree urbane. In particolare in 11 paesi – Bangladesh, Cambogia, Ghana, India, Kenya, Madagascar, Nigeria, Perù, Ruanda,Vietnam e Zimbabwe – il rischio è ancora più alto: in Cambogia e Ruanda è quasi 5 volte maggiore, in Kenya 4. In Somalia un bambino su 7 non arriva a compiere 5 anni e una donna su 18 muore per cause legate alla gravidanza o al parto, una ogni 20 in Niger. In Angola e Sierra Leone un bambino su 6 muore prima dei 5 anni. In Islanda è un bambino su 476. In Bangladesh, il rischio di non arrivare a 5 anni è 3 volte superiore per i bambini più poveri; più del 50% dei piccoli che vive nelle baraccopoli soffre di malnutrizione cronica. Anche a Deli, in India, sono malnutriti più della metà (58%) dei bambini più poveri rispetto al 20% dei più ricchi.
Per quanto riguarda le mamme, a Dacca, capitale del Bangladesh, appena l’11% di quelle incinta ha la possibilità di fare le visite pre-natali raccomandate a fronte del 77% delle donne più benestanti; e solo il 6% di donne partorisce alla presenza di un operatore specializzato a fronte del 77% delle madri agiate. In India, solo il 27 % di donne fa le necessarie visite pre-parto, a fronte del 93% delle mamme benestanti e il 56% dei bambini è vaccinato per il morbillo a fronte del 98% dei coetanei benestanti. Nel nostro paese, il rischio di mortalità materna è di una donna ogni 17.100.
“Anche quest’anno i paesi nord europei guidano la classifica dell’indice delle Madri. 8 dei 10 paesi in fondo all’Indice sono quasi tutti minati da crisi umanitarie, instabilità, conflitti e debole capacità di governo e le condizioni di vita per madri e bambini sono difficilissime. Violenze e guerre portano purtroppo sempre con sé carenza di cibo e malnutrizione e possono causare il collasso anche di solidi sistemi sanitari, come drammaticamente stiamo vedendo in Siria. Oppure possono essere gravi emergenze sanitarie e catastrofi a compromettere le condizioni di bambini e madri, come nel caso del virus Ebola o del recente e devastante terremoto in Nepal”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia.
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Francesca Mancuso
Foto e Infografiche: Save the Children
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