Tre compagnie petrolifere che trivellavano nella Groenlandia occidentale hanno lasciato il campo. Un successo per l'associazione e la campagna #SaveTheArctic
Gran bella notizia da Greenpeace: tre compagnie petrolifere che trivellavano nella Groenlandia occidentale hanno lasciato il campo. Un successo per l’associazione e la campagna #SaveTheArctic.
La notizia è data dal giornale danese “Politiken“, secondo il quale le tre maggiori compagnie petrolifere – la norvegese Statoil, la francese GDF Suez e la Dong, controllata dallo stato danese – hanno riconsegnato le loro licenze di esplorazioni di petrolio.
Stop, quindi, alle trivellazioni nella Groenlandia occidentale da parte di questi colossi: una decisione che segue in ogni caso quella di molte altre compagnie che si fanno i conti in tasca e decidono di tornare sui propri passi fanno marcia per i costi e i rischi eccessivi che comporta trivellare nell’Artico.
È arrivato il momento, insomma, che il governo groenlandese, che aveva offerto alle compagnie di prolungare le esplorazioni per altri due anni, punti invece sullo sviluppo sostenibile.
Una settimana fa anche la Maersk Oil aveva sospeso le operazioni di ricerca del petrolio nella Groenlandia orientale, mentre l’ultima azienda che aveva condotto esplorazioni petrolifere in Groenlandia nel 2011, Scottish Cairn Energy, ha chiuso gli uffici nel Paese l’anno scorso, annunciando che avrebbe bloccato le ricerche nelle aree di frontiera come la Groenlandia.
Idem nell’Artico canadese: qui, infatti, la statunitense Chevron lo scorso dicembre ha deciso di sospendere a tempo indeterminato i piani di trivellazione petrolifera nel mare di Beaufort per una “incertezza economica nell’industria”.
Se l’offshore in Groenlandia occidentale pone dei rischi, le concessioni nel settore orientale sono ancora più pericolose per le condizioni ambientali estreme. Cosa aspetta Eni, che detiene licenze per esplorazioni petrolifere proprio nella Groenlandia orientale, ad abbandonare le ricerche?
Germana Carillo
Foto: Politiken
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