Non basta un servizio televisivo per riassumere la complessità del biologico e non può essere sufficiente nemmeno per screditarlo in toto. Soprattutto ora che in Italia proprio il bio riesce a trainare l’economia nonostante la crisi. Non si dovrebbe nemmeno fare di tutta l’erba un fascio, associando prodotti alimentari e cosmetici.
Non basta un servizio televisivo per riassumere la complessità del biologico e non può essere sufficiente nemmeno per screditarlo in toto. Soprattutto ora che in Italia proprio il bio riesce a trainare l’economia nonostante la crisi. Non si dovrebbe nemmeno fare di tutta l’erba un fascio, associando prodotti alimentari e cosmetici.
La puntata di Report di domenica 14 dicembre 2014 ci ha lasciati piuttosto perplessi. Troppa superficialità, troppa voglia di puntare il dito su quei pochi che non rispettano il severo regolamento del biologico, con l’effetto negativo di screditare quelle realtà che hanno fatto dell’agricoltura biologica una scelta di vita, prima che di sostentamento e di guadagno. È vero, c’è da dire che sono state mostrate anche quelle realtà che fanno bio seriamente, ma quasi come se fossero “rari” casi di aziende che ci credono davvero e rispettano la legge. In un Paese in cui si traggono subito le conclusioni, quello che, probabilmente, poi rimane ai consumatori poco attenti che hanno visto ieri la puntata è: vale davvero la pena spendere di più per il biologico? Perché poi quello che sembra passare e alimentare la corrente di chi pensa che il biologico sia una fregatura è che i biofurbetti siano la normalità, mentre le aziende virtuose, al contrario, pecore bianche, rari casi di onestà nell’italica arte dell’arrangiarsi alle spese degli altri.
Il biologico non è una “novità”. È innanzitutto, dal punto di vista dell’agricoltura, una riscoperta di ciò che ci ha insegnato il passato. Se consideriamo che l’agricoltura industriale, basata su pesticidi e fertilizzanti, ha visto il proprio boom in Italia nel dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, e che il biologico ha cercato di far riemergere le idee legate ad un modo più naturale di coltivare soprattutto dagli anni Settanta, possiamo dire che la gare è tuttora aperta e che il bio ha tutte le possibilità per avere la meglio.
Perché? I vantaggi del biologico per l’agricoltura e per la nostra alimentazione sono davvero numerosi e ve ne abbiamo parlato più volte. I prodotti biologici – sulla base delle più recenti conferme scientifiche – contengono meno tracce di metalli pesanti e di pesticidi rispetto ai prodotti convenzionali. Una dieta bio consente all’organismo di liberarsi più rapidamente da queste tossine. La scienza ha anche sfatato il mito secondo cui prodotti biologici e convenzionali sarebbero equivalenti dal punto di vista nutrizionale. Secondo studi recenti, i cibi bio contengono più antiossidanti.
L’agricoltura biologica esclude gli Ogm, i diserbanti e i pesticidi dannosi utilizzati dall’agricoltura convenzionale e industriale. Per l’utilizzo di determinati prodotti – come il rame – sono previste regole ben precise. I controlli sulle aziende agricole bio sono molto frequenti. Ma chi controlla gli agricoltori convenzionali, che in pratica sono “liberi di inquinare”?
Per quanto riguarda il falso bio, le frodi nel biologico e i biofurbetti, pensiamo che, purtroppo, la disonestà possa raggiungere ogni settore, soprattutto quelli in cui si intravedono margini di business e speculazione. Ed è dunque giusto aver denunciato le irregolarità, ma pensiamo anche che a causa di pochi disonesti non si debba infangare il buon nome di un intero settore attraverso un montaggio dei servizi che non ha messo particolarmente in evidenza le realtà virtuose e fatto passare gli enti di certificazione come il male assoluto. Negli ultimi mesi le frodi alimentari sono state di frequente al centro della cronaca. Nel biologico i tentativi di frode e di truffa vengono sventati con prontezza proprio perché i controlli sono più frequenti. Controlli effettuati grazie a quegli organismi. Che poi ci sia da migliorare il modo in cui questi controlli vengono fatti, questo è indiscutibile e non a caso sono allo studio sistemi avanzati per evitare le truffe. Perché non si è parlato anche di questo?
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Per quanto riguarda i prodotti alimentari, esistono regole ben precise che identificano un prodotto biologico e che ci permettono di riconoscerlo senza problemi. Un prodotti biologico certificato presenta sulla confezione il logo verde a forma di foglia stabilito dall’Unione Europa.
Per ogni prodotto alimentare biologico deve essere presente in etichetta il codice numerico che in Italia viene attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole, insieme alle diciture relative al metodo di produzione, come “biologico” o “bio”.
Accanto al logo UE, la dicitura Italia (IT) garantisce che le materie prime bio alla base del prodotto siano state coltivate nel nostro Paese. Se i prodotti hanno provenienza mista, UE ed extra UE, potreste trovare sulle confezioni una dicitura doppia, ad esempio “Agricoltura UE – Non UE”.
Se si cerca il vero bio, è giusto diffidare dai prodotti che riportano la dicitura “biologico” in modo generico, senza un’etichettatura chiara. Ma, ripetiamo, le regole per riconoscere un prodotto alimentare biologico sono ben precise e non possono creare in alcun modo confusione tra i consumatori, che dovranno semplicemente fare attenzione alle etichette. E se il prodotto è sfuso? In tal caso il consumatore può chiedere all’azienda di fornire la certificazione che attesti che si tratti di un prodotto biologico certificato correttamente da un ente autorizzato.
Non è giusto parlare del biologico con superficialità. Non troviamo corretto fare di tutta l’erba un fascio, tra onesti e disonesti. E sappiamo che grazie ai numerosi controlli e all’intervento delle autorità, le frodi – anche e soprattutto nel biologico – possono essere sventate senza problemi.
L’agricoltura biologica può sfamare il mondo e può avere delle rese, per quanto riguarda i raccolti, ben poco inferiori rispetto all’agricoltura convenzionale, come conferma l’ultimo studio dei ricercatori di Berkeley. Non è necessario inondare i terreni di fertilizzanti di sintesi e pesticidi per produrre più cibo. Non dimentichiamolo.
Mentre in India il Governo sta promuovendo la nascita di 5 villaggi bio per un’agricoltura più pulita, in Italia attraverso i media più potenti continua il gioco dei detrattori. In questo modo non si fa altro che ostacolare chi è a favore di metodi di produzione alimentare più sostenibili, generando confusione tra i consumatori. È davvero questo che vogliamo per il nostro Paese?
Diverso discorso per i cosmetici biologici dove, a differenza dell’alimentare, non esistono ancora standard unici e una legge a livello europeo per regolamentarli. Ma questo è un altro argomento, da aprire in un capitolo a parte.
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Guarda qui il servizio di Report I Bio Furbi: riso.
Marta Albè
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