A cosa dovremmo rinunciare per essere davvero felici? Alcuni atteggiamenti sono limitanti. Ostacolano le nostre aspettative e il desiderio di vivere meglio e con serenità che tutti noi in fondo al nostro cure proviamo. Ci sono alcune zavorre emotive e alcune abitudini deleterie che possiamo abbandonare se vogliamo intraprendere davvero il cammino della felicità, non banale, ma autentica.
Indice
A volte siamo capaci di complicarci così tanto la vita da non saper riconoscere la felicità quando ce la troviamo davanti e quando la viviamo.
Ecco 10 cose che dovremmo provare ad abbandonare in cambio della vera felicità. Il percorso potrà sembrare piuttosto duro, ma il premio sarà forse una delle massime svolte della nostra vita, soprattutto se tendiamo ad essere sempre preoccupati, cupi e di umore nero.
Competizione
Si può vincere senza competere. Lo sapevate? Ognuno dovrebbe proseguire dritto sulla propria strada, seguendo i propri sogni, desideri e progetti, senza tenere conto degli obiettivi (più belli, più grandi, più elevati…) degli altri e, soprattutto, senza entrare in competizione con loro. Perché la vera sfida è solo con se stessi. La vita non è fatta per essere sprecata in un continuo paragone con chi ci circonda, che siano amici, conoscenti, famigliari o persino perfetti sconosciuti in cui è facile imbattersi nell’era di internet. Guardate dritto alla meta, non lasciatevi distrarre dai traguardi raggiunti dagli altri, ma allo stesso tempo siate aperti all’aiuto e alla collaborazione, ancora una volta senza competizione. Sarete i veri vincitori.
Pettegolezzi
Non si tratta di esprimere critiche più o meno costruttive, ma di prendere parte a vere e proprie sessioni di gossip. Il pettegolezzo è un’arma a doppio taglio che sarebbe meglio non impugnare mai. Ci si perde nel pettegolezzo: prima ci si diverte ad essere carnefici e poi si rischia di diventare le prossime vittime. Lasciamo perdere le dicerie, fondate o infondate che siano. Il pettegolezzo è divertente all’inizio e può aiutare ad unire un gruppo di amici o colleghi, ma a lungo andare diventa deleterio. È inutile. Invece dei soliti pettegolezzi, meglio raccontare qualche barzelletta divertente. Oltre ai comuni pettegolezzi, abbandoniamo anche le cattiverie gratuite espresse verso persone conosciute o sconosciute con qualsiasi mezzo.
Giudizi altrui
Solo noi sappiamo chi siamo veramente. Non siamo ciò che gli altri pensano di noi e non siamo nemmeno la somma delle loro opinioni su di noi. Soprattutto, non siamo lo specchio di un giudizio espresso, magari frettolosamente, dagli altri. E non dovremmo mai cadere nella trappola di voler piacere a tutti per ricevere soltanto elogi o per evitare le critiche. La nostra personalità ne verrebbe del tutto snaturata. È facile dunque ripensare a questo punto all’importanza di essere se stessi senza lasciarsi abbagliare o sottomettere dalle opinioni e dai giudizi di chi ci circonda.
Collera
Cerchiamo di abbandonare in fretta la collera e il risentimento quando arrivano a bussare alla nostra porta. Non tratteniamoli, ma impariamo ad esprimerli in modo corretto e costruttivo. Il fegato è l’organo che corrisponde per tradizione alla collera e alla rabbia. Qui si accumulano i sentimenti negativi che possono portare a gravi sofferenze, sia fisiche che emotive. La collera in Ayurveda viene considerata come un fuoco che brucia troppo dentro di noi e che rischia di consumarci. Dal punto di vista dell’alimentazione, contro la collera l’Ayurveda consiglia di consumare cibi rinfrescanti, ad esempio la frutta e la verdura cruda. Anche bere qualcosa di freddo quando sentite la collera salire può aiutare a calmare i sentimenti distruttivi e a chiarificare la mente.
Serietà eccessiva
Non prendiamoci mai troppo sul serio. Andiamo alla ricerca della leggerezza sia nei confronti di noi stessi che per quanto riguarda l’immagine che vorremmo dare agli altri del nostro sé. Ciò non significa trasformarsi all’improvviso in giullari. È importante mantenere serietà nello svolgere la propria professione, ma una cosa è lavorare con scrupolo, mentre altra cosa è essere cupi, sempre troppo concentrati su se stessi, senza mai un sorriso o una parola cortese da rivolgere a chi incontriamo durante le nostre giornate. Sorridere a se stessi e al mondo è la strategia vincente per guadagnare qualche attimo di felicità in più.
Rimpianti
Non possiamo cambiare il nostro passato, ma possiamo plasmare il nostro presente e il futuro. Se abbiamo dei rimpianti per un mancato traguardo o per determinati comportamenti nei confronti di noi stessi o di altre persone, molto probabilmente siamo ancora in tempo per cambiare rotta e per trovare la soluzione. Esistono anche rimpianti ormai inutili e problemi irrisolvibili. In questo caso cerchiamo di abbandonare i pensieri e le zavorre che ci legano troppo a situazioni precedenti della nostra vita e andiamo avanti.
Preoccupazioni inutili
Se un problema ha una soluzione, perché preoccuparsi? E se non ne ha una, perché preoccuparsene ancora? Le preoccupazioni inutili e insensate sono una perdita di tempo. Fanno in modo che i nostri pensieri continuino ad incanalarsi in un vicolo cieco e a scontrarsi con un muro insormontabile. Se dovete prendere una decisione importante, chiedete aiuto a persone di cui vi fidate, ma poi prendete del tempo solo per voi stessi. Rilassatevi, dedicatevi alla meditazione, passate una giornata di completo svago, magari rigenerandovi camminando in un parco. Mettete da parte le preoccupazioni almeno per alcune ore, dedicatevi ad altro e poi, se esistono, le soluzioni ai problemi arriveranno da sole, magari con un’intuizione improvvisa.
Vittimismo
Non sempre siamo vittime. A volte siamo noi stessi a dipingerci come vittime. È l’atteggiamento chiamato vittimismo, proprio di chi si lamenta oltre il dovuto per problemi di poco conto e di chi crede di non avere alcun ruolo nel poter cambiare il corso della propria vita. Con il vittimismo si tende a mettere da parte le proprie responsabilità rispetto agli obiettivi che ci si era prefissati, compresa la felicità stessa. A volte le situazioni spiacevoli colpiscono anche le persone positive. A differenziarle dalle altre – in particolare da chi fa la vittima – è la capacità di reazione: mettono subito da parte le lamentele e agiscono per cambiare le cose, anche soltanto di una virgola.
Perfezionismo
Mirare ad un ideale assoluto di perfezione può far male e portare le persone ad isolarsi. In realtà, dato che ognuno di noi è una persona unica e sempre perfettibile, la perfezione assoluta non esiste. Non si tratta di rinunciare ad impegnarsi al meglio nel lavoro e nelle passioni, ma di vivere in modo più rilassato e di rendersi conto che la riuscita complessiva a volte può contare molto di più dei dettagli imperfetti che ci tormentano. Possiamo fissare una meta realistica e raggiungere l’eccellenza rispetto al nostro obiettivo senza perderci nelle minuzie e soprattutto senza perdere di vista il progetto finale, nella sua totalità e complessità.
Avidità e denaro
Rinunciare al denaro – o meglio, mettere da parte la bramosia di denaro – è probabilmente la scelta più difficile. Ci sono persone nel mondo che vivono felici senza soldi. Hanno rinunciato al conto in banca e hanno cambiato la loro vita. Sono esempi virtuosi che non tutti riuscirebbero a seguire, ma che potrebbero comunque aiutarci a riflettere. Si dice spesso che i soldi non facciano la felicità, ma che in qualche modo possano essere d’aiuto per ottenerla. Tutto dipende dal tipo di felicità che si desidera raggiungere, se materiale o interiore. Non è detto che una persona molto ricca sia più felice di chi non lo è. Dal nostro atteggiamento verso il denaro e, soprattutto, verso la vita. (Leggi anche: 10 esempi di persone che vivono felici senza soldi).
A questi 10 ce ne sarebbero da aggiungere tanti altri, primo fra tutti le aspettative, ma è un discorso talmente ampio che andrebbe fatto a parte. Qual è invece la vostra zavorra emotiva a cui dovreste rinunciare?
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