Fuoriuscite di petrolio: la soluzione per ripulirle arriva da una bambina di 13 anni

La Natura ripulisce se stessa, ma con l'aiuto dei bambini. O per meglio dire, quello che gli adulti distruggono, i più piccoli riescono a salvare. È questa la sintesi della storia della 13enne americana Chythanya Murali che ha inventato una nuova soluzione per ripulire le acque del mare dalle fuoriuscite di petrolio. E grazie all'aiuto dei batteri

La Natura ripulisce se stessa, ma con l’aiuto dei bambini. O per meglio dire, quello che gli adulti distruggono, i più piccoli riescono a salvare. È questa la sintesi della storia della 13enne americana Chythanya Murali che ha inventato una nuova soluzione per ripulire le acque del mare dalle fuoriuscite di petrolio. E grazie all’aiuto dei batteri.

Disastri come quello che ha colpito il Golfo del Messico nel 2010, con l’enorme fuoriuscita di petrolio della Deepwater Horizon, sono difficili da gestire. Riportare le aree allo stato originale è una vera e propria impresa. E gli enzimi utilizzati per la pulizia del petrolio in alcuni casi si sono rivelati più dannosi che utili per l’ambiente. Quando il rimedio è peggiore del danno. Lo dicono i numeri: nel 2012, uno studio rivelò che gli agenti di pulizia del petrolio dispersi nel Golfo del Messico dopo il disastro in combinazione col petrolio stesso, diedero origine a una miscela 52 volte più tossica del greggio per i piccoli animali e il plancton.

La piccola Chythanya, allora, seguì con interesse la vicenda. Ed è stata proprio la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico a spingerla a trovare una soluzione avviando un progetto scientifico. Il risultato? Un metodo non convenzionale ma efficace e sicuro per ripulire le fuoriuscite di petrolio.

La soluzione di Chythanya è un mix ricco di batteri e di enzimi in grado di abbattere le particelle di petrolio e convertirle in composti innocui, un processo naturale che la ragazzina vuole sfruttare per aiutare gli ecosistemi marini a recuperare più rapidamente dalle fuoriuscite di petrolio. Murali ha ideato il progetto per partecipare alla fiera della scienza Master (Broadcom Math, Applied Science, Technology, and Engineering Rising Stars) per la quale ha esplorato diverse miscele di enzimi e batteri “mangia petrolio”, per vedere come influenzavano l’ambiente marino.

Secondo la piccola, la combinazione di enzimi bio-additivi e batteri usati per la degradazione del petrolio in combinazione e per la pulizia gli effetti a lungo termine sugli ecosistemi non erano mai stati approfonditi. E per lei è stato naturale provarci e vedere cosa sarebbe accaduto. Ha scoperto così in un acquario su piccola scala che la combinazione dei suoi agenti di pulizia del petrolio sarebbero strati in grado di rimuovere i veleni dell’oro nero preservando la salute dell’ecosistema globale.

La ragazzina è in finale. Se dovesse aggiudicarsi il premio da 25mila dollari messo in palio potrebbe avere il denaro necessario per testare la sua idea su una scala più ampia. “Ho deciso di indagare i vari tipi di prodotti chimici usati per la pulizia di questi eventi e ho scoperto che le sostanze chimiche utilizzate per la pulizia di fuoriuscite di petrolio hanno effetti positivi e negativi sulla vita marina,” racconta. “Volevo trovarne uno che non danneggiasse l’ecosistema”.

La soluzione, ancora una volta, è fornita dai più piccoli, com’è già accaduto con Boyan Slat, che ha inventato un modo per ripulire i nostri oceani dalla plastica, l’Ocean Array Cleanup.

Francesca Mancuso

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